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« Lo sbruffoneLe prigioni dell’ inciviltà »

Da Nord a Sud in lotta per il lavoro

Post n°856 pubblicato il 19 Gennaio 2016 da ilpasquino.controinf
 

Mentre il Renzi governo/pensiero occupa il suo tempo a parlare di Quarto e di un fantomatico, quanto improbabile, contrasto con i vertici della Ue, si moltiplicano, nel silenzio scontato dei media, le lotte per quel lavoro che non c’è, o se c’è è malpagato e senza diritti, e che solo l’ Istat vede.

Ai magazzini Bormioli di Fidenza (PC) la maggioranza dei facchini rifiutano l’accordo firmato dalla Cgil con il subentrante consorzio CAL, che prevede oltre ad una riduzione dell’organico, che significa licenziamenti, anche una perdita di un livello, dell’anzianità maturata e del diritto, sacrosanto, alla malattia.

I blocchi ai cancelli, di quella maggioranza di lavoratori iscritta al Si.cobas, vengono ripetutamente assaltati dalle “forze dell’ordine”, che non si risparmiano in cariche, manganellate e fermi; violenze che non fermano la lotta, anzi trovano nell’unità dei lavoratori con gruppi  solidali provenienti da Parma, Piacenza e Bologna, la forza di continuare sino ad ottenere, da parte dell’azienda, la richiesta di un incontro.

Uguale scenario nei magazzini ND e della Ortofin  di Milano e Piacenza. Anche qui la nuova cooperativa, di cui neanche si conosce il nome, non dà nessuna garanzia occupazionale e non riconosce il sindacato SI.cobas come interlocutore, benché abbia un numero considerevole d’iscritti. La serie di scioperi hanno convinto la Prefettura a convocare un tavolo congiunto per risolvere la vertenza.

A Gela, profondo Sud, quello abbandonato ed avvelenato dai governi e dai loro amici delinquenti di ogni natura, mafiosa ed imprenditoriale, è in scena l’ennesima presa in giro non solo dei lavoratori, ormai da anni senza lavoro, ma di una intera città e di una intera Regione.

I cantieri che si sarebbero dovuti aprire, per trasformare l’impianto petrolchimico in “green refinery”, previsti negli accordi tra governo, Eni e sindacati confederali, sono rimasti sulla carta. I lavoratori sono da due anni senza alcuna occupazione e gli ammortizzatori sociali sono esauriti.

Da stamattina alle quattro tutte le vie di accesso a Gela sono bloccate dal presidio di operai aiutati dai commercianti, dai disoccupati e dai pensionati del luogo. Tutti puntano il dito contro quel governo Renzi che appena pochi mesi fa, nel Ferragosto 2014, venne ad annunciare in Municipio la risoluzione della vertenza…forse preda di uno dei suoi soliti attacchi di “annuncite”.

E continua anche la lotta dei lavoratori Uptime e Gepin contact, lasciati senza alcuna commessa dalla “rivoluzione” delle Poste voluta sempre ed ancora dal solito Renzi, quello della svolta buona.

Ed in ultimo torno, mio malgrado, su di una vicenda che mi ha colpito personalmente molti anni fa. Il “residuo” di ciò che rimaneva della Datitalia Processng di Napoli (450 dipendenti), ora Gepin, stamane era in presidio sotto le spoglie di un Banco di Napoli che non c’è più. Anche quei pochi miei colleghi, superstiti all’epurazione voluta da un imprenditore, tal Zavaroni, ora sotto processo a Roma per bancarotta fraudolenta e per avere evaso il fisco per circa 120 milioni di euro, rischiano il loro posto di lavoro.

Da Nord a Sud c’è solo un modo per riconquistare il diritto ad un lavoro che rispetti vite e persone e la loro dignità di uomini e donne, l’unità di tutti i lavoratori con la parte migliore del nostro paese, di quei pensionati che hanno lottato per i diritti, di quei giovani che vogliono un mondo migliore, di quei disoccupati che non accettano alcun ricatto, di chi crede che per cambiare basti solo avere una coscienza.

 
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