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Citazioni nei Blog Amici: 4
 
Creato da: ilpasquino.controinf il 02/01/2012
giornale di controinformazione

 

 

Muhammad Alì

Post n°939 pubblicato il 04 Giugno 2016 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Il mito ed il grido, il mito del riscatto, il grido della vittoria.

Non ha perso, neanche questa volta, e se ne va da vincitore, dopo aver lottato contro il razzismo, contro la guerra nel Vietnam, per i diritti civili, contro il Parkinson, pagando sempre di persona.

Poteva evitarlo, poteva schierarsi da subito con i più forti, come fecero tanti e tantissimi fanno tuttora, ma forse per lui il ring, quel ring dove il suo pugilato diventava arte, danza, provocazione, determinazione, non era delimitato da nessuna corda, quei pugni non erano contro il suo avversario di turno, erano il simbolo di una rabbia e di un riscatto generazionale che non poteva essere frenato, erano contro gli steccati, le ipocrisie, le violenze (quelle vere, quelle delle bombe, degli apartheid, delle uccisioni di Martin Luther King, di Malcom X).

Su quel quadrato non dava pugni soltanto, cosa che sapeva fare in modo sopraffino, disegnava, schivava, colpiva e sfuggiva, provocava, rimbalzava sulle corde o indietreggiava per poi colpire, non “combatteva” creava.

Eppure non mi piaceva come vinceva, lo trovavo arrogante, pensavo che non fosse necessario, per un campione come lui, umiliare l’avversario, prenderlo in giro…ero assai giovane, non capivo che all’interno di tutto questo spettacolo non ci fossero solo i soldi, che lui sicuramente guadagnava, ma che avrebbe guadagnato lo stesso anche non facendolo, c’era il rifiuto delle falsità, delle “buone maniere”, di quell’ ipocrita spettacolo quotidiano a cui ci hanno abituati i nostri strozzini, i nostri carnefici.

Lui era lì a ributtarcelo addosso, a rimarcarne la puerilità, a prenderlo a pugni come solo lui sapeva fare, a farci arrabbiare per quanto era forte e per come fosse capace di prenderci in giro, tutti quanti, amici e nemici.

Poi ci fu quel : “Alì bumayè”… “Alì uccidilo”…che gridava l’Africa intera mentre lui abbatteva il simbolo del nero “amico” del sistema, di quel sistema ora responsabile di un vero e proprio genocidio, che si consuma nelle nostre acque, sotto le bombe di un occidente che continua a non capire e continua solo a devastare e rubare…

Quando fu sconfitto nel 1980 da Larry Holmes io piansi…cosa che mi sta capitando anche  ora.

 
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La sparata del 2 Giugno

Post n°938 pubblicato il 02 Giugno 2016 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Eccoli tutti lì, come sempre, sul palco, impettiti, alcuni, Renzi in particolare, anche troppo impettiti, al limite del ridicolo, applaudire, chi con foga, chi con estrema “educazione” (Mattarella), chi come un burattino (sempre lui, quello dei selfie), la parata militare del 2 Giugno !

E’ la festa della nostra Repubblica, la settantesima dal giorno nel quale i nostri padri e le nostre madri decisero di votare contro la monarchia, quella del potere nelle mani di un uomo solo, che aveva permesso a Mussolini di distruggere il paese, di cancellare i diritti dei più deboli, di rendere le elezioni un fatto meramente formale, un atto solo di conferma del regime fascista.

Sul palco c’è quell’individuo che è stato messo a capo di un governo di non eletti da un Presidente della repubblica che, per la prima volta nella nostra storia, prolungava il suo mandato, tra i mille dubbi di costituzionalità di quest’ atto. Quel tipo lì è quello che ha deciso, a botte di voti di fiducia e di stupro della democrazia e del dibattito parlamentare, un vero e proprio stravolgimento della Costituzione, l’affossamento dei diritti delle minoranze e, con la scusa, abbastanza puerile e confutabile, dei “costi della politica” e “del numero esorbitante di parlamentari”, di prevedere un sistema che dia la maggioranza assoluta ad un partito che, nei fatti, potrebbe non raggiungere il gradimento di neanche un quinto della popolazione.

In poche parole si offre alla gente una ridicola ed esigua diminuzione dei costi della politica, sempre rientrabile con corruzioni e consulenze varie, in cambio della distruzione dei valori della Costituzione, di quella democrazia e di quella repubblica nata proprio per  salvaguardare i diritti delle minoranze e dei più deboli.

La “sparata” odierna è la rappresentazione scenica di quanto ormai, da tempo, non esiste più, di quanto è stato cancellato da chi da quel palco applaude il massacro dei diritti delle persone, beandosi del proprio potere, dei propri vantaggi, di figli e nipoti vincenti ad ogni concorso, genia di geni della raccomandazione e dello spreco dei soldi pubblici.

Una repubblica sparata al cuore da chi non ne ha mai difeso né i valori né il senso.

 
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Quando la satira la fanno gli operai

Post n°937 pubblicato il 01 Giugno 2016 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Je suis Charlie è stato l’urlo di quella parte del mondo che ritiene la satira un diritto, lo strumento di quelle libertà conquistate che vìolano i fili spinati delle censure e dei tabù dell’ipocrisia, che mettono a nudo le falsità dei “dogmi” imposti, delle “credenze” mistiche, dei “sistemi” e dei “pensieri unici” che impoveriscono il mondo.

Una bomba più potente di quelle che gli ipocriti sganciano su anziani, donne e bambini nel nome di una libertà che uccidono ogni giorno, perché modellata con le stesse falsità, risputata sulla loro faccia, più violenta, più deflagrante, più vera, ed il suo scoppio non uccide persone, ma le bugie di chi uccide.

Fuori i cancelli della Fiat di Pomigliano 5 operai, licenziati dalla Fiat, per sensibilizzare l’opinione pubblica, alquanto distratta nel nostro paese, sulla serie di suicidi di operai dello stabilimento, inscenavano un finto suicidio di Marchionne…un “prenditore” (uno che prende tanti soldi e nulla dà alla collettività…per questo “prenditore”), pentito per i guai arrecati ai lavoratori della sua fabbrica, si suicidava come loro, impiccandosi.

Certo questi operai non avevano la licenza di poter fare “satira”…sembra che in Italia, se sei operaio, la licenza devi averla…e la loro rappresentazione, pugno in faccia per chi riempie di balle il nostro paese da svariati anni, non è molto piaciuta né al “prenditore” né ai giudici…e manco ai sindacati confederali, quelli delle passeggiate domenicali…e tutti insieme hanno urlato “je ne suis pas un travailleur” (io non sono un lavoratore).

Licenziamento confermato, anche in secondo grado, per “una palese violazione dei più elementari doveri discendenti dal rapporto di lavoro” (ma non erano fuori in cassa integrazione da anni ?...ed i doveri del “prenditore” quali sarebbero ?), nonché “aver causato un gravissimo nocumento morale all’azienda (che però non sembrava scalfita affatto dai suicidi dei loro operai in cassa da anni) ed al suo vertice societario (quello stesso che ha spostato il suo business fuori dall’ Italia dopo aver ricevuto, per anni, aiuti economici e legislativi) tali da ledere irreversibilmente il vincolo di fiducia (?...quale fiducia…quella di tenerli perennemente in cassa integrazione???) sotteso al rapporto di lavoro”.

Sui suicidi dei lavoratori Fiat il giudice ha superato il satiro ed ha sentenziato : “non certa e comprovata è la dichiarata responsabilità della società resistente, e per essa dell’amministratore delegato Sergio Marchionne, per la morte di lavoratori della FIAT. … Ora, pur non volendosi assolutamente minimizzare il disagio sociale ed esistenziale che in un lavoratore può provocare la condizione di incertezza e inattività lavorativa data dalla collocazione in CIGS, pare tuttavia doveroso affermare che non sono emersi in giudizio (né sono stati dedotti dai ricorrenti) elementi (gravi, precisi e concordanti) da cui poter desumere un immediato nesso di causalità tra i tragici suicidi dei predetti lavoratori e la conduzione manageriale imputabile all’amministratore delegato della società resistente”.

La satira del giudice, che fuoriesce apertamente dalle righe di una sentenza che farà scuola e verrà presto seguita dai vari Crozza nostrani, e quella di Marchionne, che continua a tenere in cassa integrazione circa la metà dei lavoratori di Pomigliano (a spese nostre) senza pagare un euro di tasse, sembra faccia ridere tanto noi italiani e quella crocchia di incapaci che abbiamo al governo…quella degli operai meno…a loro il diritto di critica e di satira non spetta…gli spetta, al massimo, il licenziamento.

 
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Nel nome dello Stivale

Post n°936 pubblicato il 29 Maggio 2016 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Nel nome dello Stivale torna a casa il marò ancora trattenuto in India, dopo lo spietato omicidio di due pescatori indiani inermi e disarmati.

Nel nome dello Stivale non si giudica l’atto, si assolve chi l’ha fatto solo perché italiano e perché le due vittime sono straniere.

Nel nome dello Stivale gli assassini sono ricevuti dalle più alte cariche dello Stato, coccolati, apprezzati per aver ucciso due innocenti, per avergli sparato proteggendo non una nave dello Stivale, ma di una compagnia privata…ma per lo Stivale un occhio si può anche chiudere…anche quattro, in questo caso.

Nel nome dello Stivale, e per evitare polemiche, i due marò non parteciperanno alla parata del 2 Giugno, quella festa della repubblica che, nel nome dello Stivale, e degli interessi dei padroni, non ricorda i valori per la quale è nata e per i quali sono morti migliaia di militari…quelli che sparavano ai nazisti però, non ai pescatori disamati.

Nel nome dello Stivale approviamo il TTIP e massacriamo la nostra economia e la nostra agricoltura e nel nome dello stesso accettiamo gli ordini del FMI e cancelliamo le pensioni ed i diritti del lavoro, la scuola e la sanità, ma teniamo alto il nostro orgoglio difendendo chi ha ucciso senza pietà e senza coscienza.

Nel nome di questo Stivale, insozzato dall’ipocrisia e dalla corruzione, abbiamo dimenticato la nostra Storia, i nostri valori e la nostra umanità...però i due marò sono a casa !

 
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La fiducia dei padroni

Post n°935 pubblicato il 27 Maggio 2016 da ilpasquino.controinf
 
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Padroni, uso un termine forse per alcuni obsoleto, superato, sempre per gli stessi, dal progresso, un progresso che ci vorrebbe tutti uguali, sia quelli che fanno i soldi sfruttando il lavoro e la vita degli altri, sia quelli che spendono la loro vita per portare una misera mesata in famiglia.

Sono fiduciosi i padroni di Confindustria, di quell’insieme di “prenditori” spesso implicati in accordi con la malavita organizzata, o responsabili dell’avvelenamento delle nostre terre o della morte dei loro operai, o maestri di quell’evasione fiscale che costringe chi lavora onestamente a pagare per i loro “gaudenti” viaggi e pranzi con quella melma politica di cui sono sostenitori e panieri di consenso.

Non importa che il paese reale, quello che fatica, che paga le tasse, che lotta per sopravvivere, abbia capito in che mani sia finito, che la fiducia della gente sia in discesa ormai cronica, come il fatturato delle stesse imprese e quell’occupazione di cui tanto si parla, ma che nessuno vede.

Confindustria sorride al governo Renzi, con il suo novello presidente Boccia, gli sorride a tal punto da appoggiarlo anche sul referendum costituzionale, che non si capisce cosa abbia a che fare, direttamente, con la produzione, se non nell’obiettivo di avere un esecutivo “amico” capace di peggiorare ulteriormente le condizioni e le libertà di chi lavora e migliorare ancora (non gli basta mai) i profitti di questa feccia.

Se fossero in Francia, questi “simpatici” imprenditori di un’Italia che primeggia in corruzione ed in evasione, due fiori all’occhiello proprio di questa “classe”, forse ora dovrebbero fare i conti con un paese che non vuole farsi prendere in giro e ritiene i propri diritti ben superiori agli algoritmi di bilancio che permettono ai ricchi di guadagnare sempre di più…ed ai poveri di vivere sempre di meno.

Ma siamo in Italia, un paese che ha visto operai della Fiat, supersfruttati, danzare per il loro aguzzino, che vede i vertici dei suoi sindacati confederali andare a pranzo ed a cena con chi uccide ed avvelena gli operai, massacra i pensionati, inquina terre ed acque…e chi detiene non solo le redini economiche del paese, assieme ai banchieri corrotti quanto loro, ma anche quelle dell’informazione e della politica, facile preda di quella corruzione divenuta endemica, sfrutta il suo potere per “indirizzare” il pensiero, “avvelenare” la verità, “rubare” la democrazia, “infangare” la realtà.

Sono fiduciosi i padroni, i responsabili primi del decadimento morale ed economico di questo paese…vogliono continuare a vivere sulle spalle dell’intero stivale…non gli basta aver rubato sino ad ora…vogliono continuare a farlo…Enrico Berlinguer, alle loro ignobili assemblee, andò una sola volta, nel 1982, per annunciare una stagione di dure lotte, contro la disdetta unilaterale da parte dei “padroni”, della scala mobile…

 
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