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Creato da: ilpasquino.controinf il 02/01/2012
giornale di controinformazione

Messaggi di Marzo 2015

 

Lo sciacquone

Post n°690 pubblicato il 14 Marzo 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Acque agitate nel PD, ora la sinistra riformista fa sul serio e si riunisce per dare il suo ennesimo aut aut al twitteraio compulsivo fiorentino.

Va bene la cancellazione dell’art.1 della Costituzione, va bene l’ aumento della povertà e del debito pubblico, della disoccupazione e dei costi degli alimenti di prima necessità, va bene l’aumento continuo del debito pubblico e la criminalizzazione di una magistratura già coperta ed allineata, a “leggere” le ultime sentenze che salvano gli avvelenatori del nostro territorio e dei nostri concittadini e gli “statisti” dai burleschi bunga bunga e dalle facili  frodi fiscali, va bene ridurre la scuola ad una appendice della produzione insegnando agli alunni, sin da piccoli, ad essere schiavi serventi introducendo, come insegnanti, solo coloro che saranno “ben accetti” (trad. amici e parenti) da presidi trasformati in manager, ma ora basta, dice fiero Bersani !

Cosa ci sia da salvare è il dubbio che aleggia in quelle stanze battagliere, del resto arrivano i dati dell’aumento dell’inflazione, legato non ad una maggiore richiesta ma, come anche i bambini onesti sanno, a differenza dei giornalisti disonesti, alle avverse condizioni atmosferiche che hanno creato grossi danni all’agricoltura ed all’aumento, contemporaneo, del petrolio, calato, nei mesi scorsi, a livelli mai raggiunti.

Partito di governo e di opposizione in una riproposizione, alquanto ridicola e non della stessa levatura culturale, di quella DC che per oltre 40 anni ha governato il nostro paese, conducendo e criticandosi, perennemente divisa in quelle correnti sempre però attente a mai perdere il controllo di quelle poltrone e di quel potere che, come ricordava Andreotti, logora solo chi non ce l’ha.

Acque agitate dunque, come quelle che possiamo notare quando, premendo il tasto dello sciacquone, agitano il fondo del nostro water, per poi tornare chete come prima e permettere che su quello scranno lo stesso sedere sia ancora ed altrettanto ben accolto.  

 
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Nelle mani delle banche

Post n°689 pubblicato il 11 Marzo 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Comincia il processo di Trani contro le agenzie di rating Standard & Poor’s  e Fitch per manipolazione del mercato, riguardanti le vicende degli anni 2010 e 2011 che videro il governo italiano, allora presieduto da quel Mario Monti voluto, guarda caso, dal sig. Napolitano, “costretto” a versare 2,6 miliardi di euro alla Morgan Stanley, azionista della McGraw Hill che controlla Standard & Poor’s.

Spiega bene Brunetta, in una interrogazione parlamentare, lo “strano” contratto che lo Stato italiano sottoscrisse, negli anni novanta, con la banca statunitense. La clausola prevedeva il pagamento, a richiesta unilaterale (mentre tutti gli altri la stabiliscono bilaterale), dell’attivo alla parte spettante nel momento in cui ci fosse stato un declassamento dell’Italia ed una esposizione elevata verso il nostro paese…in poche parole se la banca fosse in possesso di titoli italiani che superassero una certa soglia.

Standard & Poor’s declassa l’Italia da A a BBB+ mettendo in moto così quel meccanismo previsto dall’ accordo che imponeva al nostro paese di pagare quanto stabilito.

Lo Stato italiano, di solito restio, almeno verso le aziende dello stivale e nei confronti delle famiglie in difficoltà, ad onorare i suoi impegni in tempi brevi, si affrettava a pagare la cifra dovuta, come detto 2,6 miliardi di euro, benché a Trani fosse iniziata un’istruttoria nei confronti proprio di quelle agenzie di rating che avevano declassato il nostro paese, prevedendo questo pagamento nel famoso decreto “Salva Italia”, predisposto dal sig. Monti, quel decreto che interveniva pesantemente sulle pensioni, creava il problema, ancora non risolto, degli esodati, aumentava le tasse a dismisura.

Al processo, portato avanti dal pm Michele Ruggiero, si sono costituiti parti civili quattro associazioni di consumatori e 13 privati, ma non il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ora retto da Padoan, e il governo italiano, dell’uomo della “volta buona”, benché lo Stato sia stato chiaramente penalizzato da questo “particolare” contratto.

La cosa ci viene spiegata da uno dei dirigenti pluriennali del Ministero, tale dottoressa Cannata. L’Italia sarebbe, in parole povere, sotto ricatto da parte delle banche e non onorare il debito avrebbe reso complesso collocare i nostri buoni del tesoro.

Inoltre il nostro paese sarebbe tuttora in possesso di altri 160 miliardi di euro di “derivati”, quei titoli spazzatura che hanno fatto fallire aziende e famiglie per pagare i debiti delle banche, con il rischio, secondo quanto dichiara Brunetta, per le clausole sottoscritte, di dover sborsare altri 40 miliardi di euro.

Molti direttori generali del Tesoro e molti ministri, denuncia il deputato di FI, come Mario Draghi, Domenico Siniscalco, Vittorio Grilli, Giuliano Amato, Linda Lanzillotta, sono finiti a fare i banchieri in quegli istituti con cui, dal Tesoro, avevano concluso contratti.

La conclusione sembra assai semplice. Siamo difronte a dei veri e propri traditori del paese, gente senza scrupoli che mette a rischio le finanze della nazione per accordi personali che “aumentano” i loro portafogli ed il loro potere. Il debito pubblico, di cui noi cittadini paghiamo l’intero peso, è figlio di scelte delinquenziali, di gente che dovrebbe essere processata per alto tradimento, che ha messo l’Italia nelle mani delle banche, con un premier marionetta agli ordini della grande finanza. L’atto finale si sta consumando in questi giorni con le famose riforme costituzionali del fiorentino premier voluto da Napolitano, con l’esautoramento dei poteri del Parlamento e la cancellazione, nei fatti, del voto popolare.

 
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Un quadro desolante

Post n°688 pubblicato il 10 Marzo 2015 da ilpasquino.controinf
Foto di ilpasquino.controinf

Dopo aver salutato, accompagnati dai tweet di Renzi, il primo articolo della Costituzione italiana ora ci accingiamo, tra il giubilo dei soliti, a cancellare anche la sovranità popolare, il diritto a decidere chi ci rappresenta, demandando tutto, definitivamente, a quegli organi privati sovrannazionali che dettano i programmi dei premier farlocchi, come il nostro.

La produzione, appena pochi giorni dopo le “volte buone” del fiorentino premier per caso, torna a crollare, meno 0,7% su Dicembre, meno 2,2% sull’anno solare…alla faccia della ripresa e delle centinaia di migliaia di posti in più che dovrebbero crearsi per non produrre nulla…visto che il mercato interno è totalmente fermo, se non in calo totale.

Viviamo di luci e lucette che tg prezzolati e ministri fumati vedono, a sprazzi alterni, materializzarsi fuori a tunnel di altrettanta dubbia percezione, mentre si vota, in quelle aule che sono la barzelletta di un parlamento, la farsa della serietà, l’ingiuria della verità, riforme che tutto toccano, tranne che la loro corruzione, i loro stipendi, i loro vitalizi…ci manca solo il disegno per farci capire, compiutamente, che si fanno i fatti loro alla grande !!!

Poi ci sarebbero le opposizioni…quelle dure, che prendono ad insulti tutti, e quelle morbide, critiche, ma non tanto, contrarie, ma non troppo, divise, ma unite, ribelli, ma frenate dallo spirito di partito (che sarebbe il caso spiegare quale sarebbe), che votano contro, votano a favore opponendosi, si alzano e se ne vanno non dando il loro contributo (????) alla votazione…

Tutti gridano all’attentato alla Costituzione, al ruolo fondamentale del parlamento, all’arroganza del governo, ma tutti, proprio tutti, rimangono attaccati alle loro poltrone, non le lasciano neanche sotto tortura, difronte a quell’attacco indecente che viene fatto giornalmente alla nostra democrazia, della quale sanno solo parlare, ma non sanno viverla, pagati come sono.

Poi ci sono i transfughi dalle mille giacchette, quelli che “per senso di responsabilità”, “per salvare il paese”, “per dare un contributo fondamentale”, “per far virare a sinistra le scelte governative”, “per farle virare a destra” giustificano ogni loro atto, ogni loro capriola…tanto, nel nostro paese, competenza, serietà e coerenza sono “offese” che i nostri politici preferiscono non sentirsi rivolgere.

Ora tocca alla scuola, alla Sanità ci stanno già pensando le varie regioni d’Italia. Anche qui vedremo i vari distinguo, sorbiremo le varie comparsate televisive dei rivoluzionari di turno che grideranno al golpe, che chiameranno la gente in piazza o a qualche raccolta di firme (e di fondi), tutti perennemente assiepati sugli scranni, nessuno intenzionato a dimostrare quanto sia incostituzionale ed antidemocratico ciò che sta accadendo, nessuno che abbia il coraggio di fare quello che un politico serio farebbe…dimettersi, lasciare il parlamento, rinunciare al lauto stipendio e dimostrare con i fatti che ciò che è desolante ed opprimente non può essere cambiato dove viene prodotto…

 
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La rivoluzione nel cuore

Post n°687 pubblicato il 08 Marzo 2015 da ilpasquino.controinf
 
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Si commemorano i morti, non la storia.

Le donne e gli operai sono la Storia pulita del nostro paese, che si vuol “seppellire” sotto quel cumulo di falsità che politica e informazione prezzolata spargono a piene mani.

Non sono le figlie dei banchieri, come la Boschi, degli industriali, come la Guidi, a dimostrare il superamento delle differenze di genere che in Italia, come altrove, trovano la loro conferma nella disoccupazione femminile, vicina al 60%, e nelle disparità di salario a parità di funzioni, né le balle di Marchionne e Renzi messe assieme, cancellano la verità sugli stabilimenti Fiat, a cominciare da Pomigliano, dove ancora circa la metà degli addetti permane in quella cassa integrazione, che il Jobs act ha peraltro cancellato, per finire a Melfi, dove 20 operai preferiscono dimettersi piuttosto che accettare condizioni di lavoro simili a quelle degli schiavi del precedente millennio.

“Ci vogliono riportare al 1943 – denuncia Mara Malavenda del Comitato mogli operai – quando dietro alle buste paga, che contenevano le tasse da pagare per il pane, per i defunti in fabbrica, il cui “costo” veniva coperto dagli stessi operai, c’era la scritta: Taci ! Quanto più tacerai su tutto quello che fai e che  fanno i tuoi compagni di fabbrica, tanto più presto sarà raggiunta la vittoria, quindi anche il benessere tuo e della tua famiglia”.

“Vogliono isolarci, lasciarci soli con i nostri problemi, costringerci ad accettare condizioni di lavoro da schiavi, costringerci ad iscriverci a quei sindacati che hanno firmato di tutto, spezzare quella solidarietà che serviva, a quelli prima di noi, per sentirsi meno soli, più forti, capaci di pretendere che i propri diritti non fossero quotidianamente calpestati”.

Ora, vicino alle prossime elezioni regionali, si rivede il viavai dei politici di professione, di quegli stessi che hanno firmato e votato quelle leggi che hanno ridotto il lavoro ad un “piacere” del padrone, che costringono le persone a rinunciare alla propria dignità di uomini e di donne.

Si moltiplicano le “nuove” formazioni delle cosiddette opposizioni, quelle come il Movimento 5 stelle, al quale è stata affidata, dal Comitato mogli operai e dallo Slai cobas, una dettagliata denuncia sui soldi che la Fiat ha ricevuto dallo Stato in cambio del deserto occupazionale creato in Fiat e nell’Alfa Romeo, che Prodi regalò agli Agnelli, rimasta nei cassetti e mai presentata.

Tutti zitti ed allineati sino a ieri, oggi nuovi “rivoluzionari”, replicanti di quel viavai che ad ogni tornata elettorale vede i sempre “soliti”, quegli stessi che votano la distruzione dei diritti e delle libertà, conquistati, da chi ci ha preceduto, con il proprio sacrificio quotidiano, con la propria lotta, con la propria vita, proporsi a “salvatori” della patria, a spalla consolante, a “sinistra” radicale, pronti a riempirsi la bocca, ad ogni “commemorazione” che questo nostro paese conosce, di Costituzione e lavoro, di donna e liberazione.

Ma quella Storia di battaglie e di coerenza, di dignità e di onestà, di ribellione alle ingiustizie e di rivendicazione dei propri diritti, vive nei cuori di chi oggi, come ieri, non abbassa la testa, in quelle figlie degli operai che non si fanno prendere in giro e lo scrivono a tutti i giornali, in Vincenzo, figlio di un licenziato politico dello Slai cobas, che da il suo contributo creando la vignetta che accompagna il comunicato della giornata di lotta e di festa, in quegli operai ed in quelle operaie che sanno bene, sulla loro pelle, che il senso dell’8 Marzo vive grazie a chi ricorda e perpetua, con il suo esempio, quei valori, quelle lotte, quelle vittorie che hanno fatto la democrazia nel nostro paese.

 
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Svolte operaie

Post n°686 pubblicato il 05 Marzo 2015 da ilpasquino.controinf
 
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Nel mondo dei Renzi e dei Poletti, delle cooperative rosse che sfruttano i lavoratori e mangiano sui migranti, della cancellazione dei diritti e dei licenziamenti facili, della disoccupazione diffusa e del ricatto quotidiano credere che ci sia ancora qualcuno che la testa non l’abbia abbassata e che pretenda, incredibile a dirsi, il rispetto della propria dignità di operaio, sembra difficile…ed invece accade…per questo i media non ne parlano !

Gli operai della logistica, iscritti al Si. Cobas, lottano, in tutt’Italia, nel silenzio generale. Picchetti, blocco dei cancelli e degli approvvigionamenti per colossi della distribuzione, come Ikea e Granarolo, scontri con le forze dell’ordine, licenziamenti, vere e proprie minacce ed intimidazioni, sino ad arrivare ad inaccettabili aggressioni fisiche ai sindacalisti in prima linea nelle lotte.

Ma la protesta si diffonde in tutt’Italia, a Milano, a Bologna, in Campania, contro quei fantomatici cambi di appalto che permettono alle aziende subentranti, spesso consorziate o di proprietà della stessa identica azienda, di peggiorare le condizioni lavorative, licenziare i più sindacalizzati, diminuire stipendi , cancellare diritti acquisiti, come ferie o permessi retribuiti maturati.

L’unità dei lavoratori e la loro determinazione, appoggiata da studenti e centri sociali, hanno permesso, in alcune realtà, come a Piacenza, di vedere confermati tutti i loro diritti nei passaggi societari, senza alcuna decurtazione di stipendio, alcun licenziamento, alcuna cancellazione dei diritti maturati.

Una dimostrazione di forza di quella classe, quella operaia, che molti preferiscono mostrare come danzante e felice sotto le catene di montaggio del signor Marchionne, tacendo sulle assemblee che vedono i sindacati firmatari di accordi vergogna letteralmente aggrediti dagli operai e su chi, pur di non morire per il lavoro, preferisce licenziarsi  (20 in questi ultimi giorni a Melfi, per i ritmi di lavoro infernali ai quali sono costretti…post visita dell’ entusiasta Renzi).

Una svolta, questa si buona, che ridà fiato a quella dignità che sembrava legata solo al lavoro, e non alle condizioni con le quali viene elargito e neanche al salario recepito, né alle libertà personali né alle proprie aspirazioni.

Esigono che solo il profitto, di chi ora viene chiamato “datore di lavoro” e non “sfruttatore”, sia il metro che permette, ai miseri mortali, di poter continuare a vendere la propria carne e la propria vita per quattro spiccioli, anche in aziende che uccidono, come l’Ilva di Taranto, anche dove i diritti vengono calpestati, come nella Fiat del signor Marchionne o in quelle tante medie e grandi aziende italiche dove non si contano i falsi in bilancio, perché ormai legali, le bancarotte fraudolente, i soldi evasi, i diritti cancellati, i licenziamenti politici, il mobbing mirato contro chi non abbassa la testa.

Dai facchini del Si.cobas, dalle loro lotte, dall’unione con i centri sociali e gli studenti arriva una boccata d’ossigeno, di aria pulita, di “volta buona”, quella che ai bilanci fraudolenti dei politici corrotti e degli industriali evasori, sovrappone quei diritti incancellabili, unici validi motivi del nostro vivere.

 
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