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La bella guerra.

Post n°1954 pubblicato il 15 Febbraio 2022 da fedechiara
 

...che la guerra è bella, anche se fa male.
...che, poi, questa ritirata strategica nelle spire diplomatiche – che sono simili a quelle dei serpenti pitoni e ti stringono nelle defatiganti trattative fino a farti sputare il metaforico rospo che le avanzate e le manovre delle truppe ai confini avevano garantito – non è tutto 'sto gran bene che ci vogliono rifilare i pacifisti ad oltranza, il Di Maio in prima fila che nessuno se lo fila.
Perché della guerra si è detto tutto il male possibile, è vero, con tutti quei morti, feriti e dispersi sulle lapidi post belliche che avrebbero potuto amare e figliare, ma anche qualche frase ambigua e curiosamente elogiativa, tipo ' (…) che la guerra è bella anche se fa male...' (De Gregori - 'Generale') – e la domanda sorge spontanea:
'In che senso, scusa?' con l'espressione del viso e gli occhi all'insù rubati alle comiche cinematografiche del Verdone Carlo nei suoi primi films.
E la guerra è una botta di adrenalina, conveniamone, con tutto quel fragore di carri e gli sbuffi del fumo che ci mostrano in tivù nelle immagini di repertorio e il sibilo degli aerei da caccia, così filanti e 'siluranti' nella loro bella linea di morte e con tante belle belle bombette para atomiche di sotto da sganciare sopra gli obiettivi più vari – qualche ospedale e asilo incluso, nessuno è perfetto.
A la guerre comme à la guerre.
E volete mettere il piacere 'che non ha prezzo' di quel cecchino dalla mira tremenda – che a scuola era un secchione con gli occhiali e bullizzato da tutti – che si prende la rivincita e, da lontano, con un super fucile di precisione, ne ammazza un botto da una trincea all'altra - ed è come quell'insignificante fantaccino delle guerre d'antan tra Signorie e Principati in cui a vincere era sempre la spaventosa cavalleria pesante dei cavalieri corazzati e invincibili che, per la prima volta, viene dotato di archibugio e fa centro nel petto di un marcantonio nobilissimo in sella ad un magnifico destriero da guerra che l'avrebbe travolto.
Si lo so che voi pacifisti ad oltranza mi racconterete dei dolori del giovane fante ucraino nelle infermerie e negli ospedali da campo e di tutti quei morti sotto le bombe e dei profughi in fuga dai territori conquistati dai cattivissimi russi invasori, ma dovreste convenire che, poi, una volta travolto l'esercito ucraino e costretto alla ritirata, nuovi assetti territoriali si imporranno come da noi l'Istria e la Dalmazia – che nessuno si sogna più di rivendicare quali territori irredenti e sono parte felice delle nazioni nuove della Slovenia e della Croazia; e le foibe degli infoibati non le ricorda più nessuno, a parte gli imbonimenti televisivi del 'giorno del Ricordo' che disputa lo spazio mediatico a quello dell'Olocausto con le polemiche stantie di aria fritta su quale massacro fu più tremendo che ne conseguono.
E ricordiamoci anche di quel sogno pio del professor Barricco (che Dio ce lo risani e lo restituisca ai suoi libri e ai suoi allievi) dell'Oltremondo di internet che avrebbe dovuto cancellare ogni confine di terra e di mare con l'avvento di una cittadinanza digitale globale che, vedi caso, si arena sul confine ucraino, dopo quello siriano del califfato di ritorno di quelle dell'Isis, ma forse è solo uno stop provvisorio, una bazzecola, una bagatella (pour un massacre?) e ne seguiranno le magnifiche sorti e progressive di una umanità nuova, sarà vero?
Ma che bel sogno, per l'intanto stiamo a vedere cosa uscirà dalla poltiglia diplomatica europea, con l'America che spinge per il conflitto aperto e il prezzo del gas alle stelle.
Avanti Savoia.

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