Nebbie e dintorni

Confesso che mai mi sono interessato alla Murgia Michela, e solo il clamore della sua morte precoce mi ha visto compulsare Wikipedia per saperne qualcosa della sua vita e delle cronache che la riguardavano.

In particolare è il titolo di quel suo romanzo pluri premiato che mi intrigava ed ora so chi è la femmina 'Accabadora' che, nella Sardegna arcaica, si incarica(va) di por fine alle sofferenze irrimediabili e intollerabili – e chissà se quella arcaica presenza le è balenata nella mente negli ultimi giorni del suo inevitabile avvicinarsi alla Parca che pareggia tutte le erbe del prato.

Ho noncurato l'esistenza in vita della Murgia come non mi curo del suo amico e sodale politico Saviano: troppo indebito clamore mediatico su questi due campioni di diritti pretesi – sempre sui giornali e le tivù embedded al verbo evangelico a sostenere la grancassa del troppo di buonismo che ci affanna ed ha ridotto le nostre città a suburre di miseria e di criminalità accessoria e le stazioni a luoghi dove si transita malvolentieri guardandosi le spalle e con la velocità necessaria all'ultimo minuto della partenza dei treni.

Non c'è spazio di attenzione e di considerazione personali in questa nostra cruenta battaglia di opinioni contrapposte che si traducono nella mala vita dei troppi affluenti e arrembanti in una Europa che vede orribilmente snaturata la sua identità continentale ed è soggetta, a giorni e mesi alterni, alle violenze dei 'radicalizzati sul web' di seconda e terza generazione di rinnegati cittadini e agli stupri e alle aggressioni degli sbandati e dei fuori di testa di gratuita e indebita importazione di cui alle nostrane cronache di infamia di naufragi organizzati e trafficanti di morte.

Ma la scrittura è un'altra cosa. E' il luogo del riposo della mente che ripara i suoi legni non più sani (il legno storto dell'umanità) e la defunta Murgia preferisco ricordarla per quel suo romanzo intrigante di antiche eutanasie impunite piuttosto che per il clamore e gli echi insulsi della conventicola di buonisti che la osannano e la portano in palma di mano nel teatro dell'assurdo che si recita a soggetto ognidì in questo martoriato paese.