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Terre perse di zolla tettonica africana.

Post n°2776 pubblicato il 14 Settembre 2023 da fedechiara
 

Terre perse di zolla africana in rapida accelerazione.

Si potrebbe fare come la Francia – che ha raddoppiato gli effettivi delle forze dell'ordine in servizio a Ventimiglia per ricacciare in Italia i clandestini della frontiera-gruviera di Schengen che sciamano in ogni stato con l'ausilio dei volontari no-borders - buonisti immaginari e Samaritani dalle inguaribili infiammazioni mentali.
Si può fare. Se lo fa la Francia lo possiamo fare anche noi, l'uso della forza pubblica è stato sdoganato dai cugini d'Oltr'alpe, ma, a differenza dei Francesi noi dobbiamo muovere le navi e la forza armata della Marina - e dovremmo stringere un cordone sanitario sulla linea di confine mediterranea delle acque internazionali che ci dividono dalla Libia, dalla Tunisia e dalla Grecia.
Il famigerato 'blocco navale' illusorio della Meloni in campagna elettorale che l'invasione dei barchini e gommoni sgonfi ha beffato e la presidente del consiglio dei ministri ne pagherà un prezzo salato alle europee se non si inventa in fretta qualcosa. Ma cosa?
Gli Australiani, con il loro 'No way' di interventi militari severissimi sono riusciti a bloccare ogni arrivo e a dissuadere i migranti e i clandestini dal provarci a violare la loro frontiera, ma l'Australia è un continente isolato dal mondo, una solida roccia continentale, un 'world a part' che nessuno si cura di prendere ad esempio e perfino i giornali e le tivù l'hanno esclusa da ogni reportage.
Forse perché la sua politica dissuasiva che ha scoraggiato le partenze sarebbe salutata con inni di gioia coram populo dalla gente inviperita per le invasioni afro asiatiche fuori controllo e da quel che ne segue di miserabile e tristo nelle periferie urbane dove vanno ad incistarsi i nuovi poveri di importazione. Controllate e fate la spunta sulle cronache degli stupri e dello spaccio - e la bimba di cinque anni figlia di immigrati peruviani che ancora la si cerca dentro e fuori dell'albergo che avevano occupato nei dintorni di Firenze.
Forse perché la stampa mainstream è a larga ispirazione democratica e buonista e perfino la Mostra del Cinema si fa carico delle laudi apologetiche e del 'Venite parvulus' dei sognatori sub sahhariani dei naufragi organizzati con in testa gli scafisti invitti. Oh capitano, mio capitano (sic).
Forse perché i luoghi dove si vive bene e ordinatamente non fanno notizia e solo le catastrofi e la cronaca nera regina è degna di figurare sulle italiche pagine stampate insieme alla politica politicata dei partiti imbelli e inconcludenti che ci rifilano le loro stupide veline serali mandate a memoria.
E poi in questo paese di tragedie immedicate e immedicabili bisognerebbe poter irreggimentare i tar che accolgono i ricorsi delle ong e buona parte della magistratura amica che affianca il buonismo imperante per poter attuare una politica di interventi severi e risolutori senza tema di ricorsi.
E quale governo riuscirebbe a sopravvivere alle tuonanti campagne di stampa e alla polemica politica al diapason contro i 'fascisti-razzisti-leghisti' delle note e rabbiose geremiadi dei bellaciao e delle paste asciutte anti fasciste?
Facciamocene una ragione, ha ragione Gad Lerner a dirci che dobbiamo abituarci a vivere in Eurafrica – con tutto ciò che la cosa comporta e che già riempie le pagine di nera del Belpaese iper accogliente e iper caritatevole.
Siamo terra di conquista fin dal tempo dell'Eneide e dei Fenici e dei Romani che rapivano le donne degli altri popoli e del Brenno delle spade che pesavano più di tutto l'oro a disposizione. Vae victis.
E Meloni sarà solo un altro nome che si aggiunge a quelle figure che abbiamo detto indispensabili degli s-governi passati e dei futuri. Un sogno di governo del disordine massimo di questo paese non è nelle nostre corde.
No way. (E autostrade aperte, invece, ai capitani coraggiosi delle infiammate narrazioni dei buonisti di ogni genere e grado).
Nessuna descrizione della foto disponibile.

Ieri accadeva. La necessità di dare continuità all'azione militare. 
Il raid segreto in Libia che cambia la lotta all’immigrazione clandestina
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Il raid segreto in Libia che cambia la lotta all’immigrazione clandestina

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