Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Ognuno sta solo sul cuor della terra/ trafitto da un raggio di sole. / Ed è subito sera. 07/11/2019 E, i distici melanconici e tristi di Quasimodo - improbabile Nobel della letteratura in tempi di giganti disconosciuti – sembrano ritagliarsi e valere più per i morti di questo camposanto dimenticato. Dimenticato 363 giorni all'anno e che vive di memorie effimere nei giorni 'dei morti' di Novembre. Chè, se vai nel campo dei greco-ortodossi, minoranza esiguissima e in fase di scomparsa di questa città di umani fantasmi e di gabbiani cannibali, è una desolazione di abbandoni e lapidi e croci spezzate e avvallamenti tra le tombe come se la terra sprofondasse su se stessa per la vergogna della dimenticanza dei figli e dei bis nipoti delle ombre familiari vaganti nell'Ade. E, a vedere questa desolazione del nulla post mortem, il Foscolo, che di questa minoranza dovrebbe essere eroe ed egida, cambierebbe i suoi distici famosi nei licei ed eviterebbe di dire che: 'A egregie cose il forte animo accendono / le urne dei forti...' Perché qui le urne sono spezzate e ingrigite e sbiaditi i nomi e le date delle vite esemplari e delle principesse in esilio e dei musici e coreografi di grido. E il ponte fortemente voluto dal sindaco ha valore più simbolico che pratico, coniglio dal cappello di una amministrazione così-così, né buona, né pessima, ed è schiaffo ai vivi di transiti e legami che durano 'l'espace d'un matin' ed è subito sera, appunto. Sera e notte dell'oblio dei vivi che non sanno più che farsene dei paesaggi mitici e incontri fatali dell'Aldilà quali illustrava il Buonarroti nella Sistina – e il ritrovarsi, oggi, e riconoscersi e abbracciarsi tra le ombre sotterra e le prossime future è più legato alle mirabilie cinematografiche di film tipo 'Ghost' che alle preghiere per i defunti che si recitano nelle chiese vuote. (…) 'e bella e santa fanno al pellegrin la terra che le ricetta' è un sussulto positivo, ma illusorio, dei Sepolcri – un lunghissimo 'carme' che dovremmo imporre nelle scuole di ogni ordine e grado e mandare a memoria e farne un film con Leonardo di Caprio e Brad Pitt ombre nell'Ade insieme ad Omero e Dante e Quasimodo (si parva licet) nella speranza che esorcizzino questi altri versi tristissimi e il presente, desolato paesaggio di solitudini salmastre e orizzonti vuoti delle viventi generazioni di agnostici gaudenti che plaudono ai ponti resuscitati tra i vivi e i morti, ma già al quarto giorno lasciano l'isola al suo destino di assordanti silenzi e avvilenti abbandoni. Sol chi non lascia eredità d'affetti Poca gioia ha dell’urna; e se pur mira Dopo l’esequie, errar vede il suo spirto Fra ’l compianto de’ templi Acherontei, O ricovrarsi sotto le grandi ale Del perdono d’Iddio: ma la sua polve Lascia alle ortiche di deserta gleba Ove nè donna innamorata preghi, Nè passeggier solingo oda il sospiro Che dal tumulo a noi manda Natura. |
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Le ortiche della 'deserta gleba'.
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