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Messaggi di Aprile 2020

Del 'dare la scalata al Cielo'.

Post n°1229 pubblicato il 30 Aprile 2020 da fedechiara
 

 

Non è che la detenzione ai domiciliari, causa corona virus, abbia evidenziato 'il meglio e il peggio di noi' – come scriveva quel tale tout court. Il meglio e il peggio l'avevamo dentro da sempre ed è il troppo tempo a disposizione e il girare per casa in pigiama e senza farsi la barba che l'ha reso manifesto oltre il lecito. 
Il bene e il male, il meglio e il peggio delle persone sono anfore mitologiche che stanno nelle cantine di ognuno come gli otri pieni di vento regalo di Eolo a Ulisse e ne attingiamo al bisogno. Ma guai a lasciarli scatenare.
'Esser costretti a farsi anche del male per potere, con dolcezza, perdonare.' scriveva un poeta bolognese scomparso anzitempo. 
Per dire di quanto siamo strani e complicati, noi esseri umani e poco capaci di ben bilanciare i liquidi arcani delle due anfore che abbiamo a disposizione.
Sempre attingendo alla biblioteca universale di Facebook: 
'I cretini sono sempre esistiti, solo che, prima di F/book, ne ignoravamo i nomi e i visi'.

Intendiamoci: ci sono anche i medici valenti, gli studiati, i volonterosi che fanno volontariato, gli eroi promossi sul campo dell'onore – il meglio e il peggio, insomma, di una umanità varia e diversa che, durando la pandemia, ha mostrato la sua difficile composizione e gli equilibri sociali fragili, come vuolsi dimostrare.

E tra il peggio io ci metto i talebani dei d.p.c.m., gli evangelisti del Profeta che, dalla Mecca di palazzo Chigi, ci ha regalato lungo i due mesi del nostro scontento i versetti dalla sharia pandemica – e i suoi scalmanati evangelisti fuori dalle terrazze, a migliaia, intenti a gridare improperi e 'Untori!' agli sconsiderati che se ne uscivano senza mascherina o appaiati. E quegli evangelisti talebani tuttora imperversano ottusi, malgrado sia palese e irresistibile il 'rompete le righe' di intere Regioni e categorie economiche, e ci fracassano gli zebedei già malandati con la loro predicazione furiosa e gli anatemi e i 'Penitenziagite! col capo cosparso di cenere.

Che, se quella loro predicazione fanatica fosse efficace e irreggimentasse i pochi riottosi, costringendoli alla divisa e rigorosamente mascherati, passi. 
Vivremmo in un mondo meno libero e conculcati i diritti fondamentali ai fini della riguadagnata salute, ma così non è, non sarà, perché 'grande è la confusione sotto al Cielo', scriveva Mao tse Dong, il grande condottiero cinese. 
E concludeva: '...la situazione è, quindi, eccellente'.

Fuor di metafora: possiamo provare a porre in essere i migliori propositi e tutti i 'lockdown' presenti e quelli eventuali futuri e le mascherine che trattengono gli aerosoli incollate sulle facce di ognuno e tutti, ma è sempre con la grande confusione sotto al Cielo che ci misuriamo - e dovremmo farcene una ragione dei nostri limiti e delle incapacità palesi a risolvere i problemi e guarire d'incanto le pandemie.

Questo significa che dobbiamo essere 'pronti alla morte', come cantiamo durante il nostro inno nazionale, dritti in piedi e con gli occhi lucidi. E' così – e se qualcosa ci ha insegnato la lunga detenzione e gli ascolti obbligati delle cifre dei contagi e dei morti e dei dispersi della infodemia televisiva è che: 'A chi la tocca la tocca', come gemeva Tonio nei 'Promessi sposi'.
Perché è la morte il nostro orizzonte mentale, ci ricordava Heidegger, e l'obbedienza in guerra agli ufficiali che guidavano gli assalti fuori dalle trincee maledette ce lo ricorda, ma più perché Il Faust delle vane provette e gli alambicchi fumanti e il tentativo di dare la scalata al Cielo degli uomini-semidei ci ricorda quanto vani siano i nostri sforzi di creare le pietre filosofali. 
Penitenziagiamo, fratres.

L'immagine può contenere: cielo, nuvola e spazio all'aperto

 
 
 

L'infinito viaggiare.

Post n°1228 pubblicato il 29 Aprile 2020 da fedechiara
 

 

CACHI, 25 marzo 2019 – L'infinito viaggiare.

E dell'infinito viaggiare è epitome questo dilatarsi dei paesaggi chiusi in lontananza dalla catena delle cime pre andine dove si sfilacciano le nubi fermate dalle Ande. E la strada vuota, la mitica ruta nacional 40 resa famosa dal giovane Guevara nel suo viaggio iniziatico in motocicletta e dagli epigoni che ne seguirono le orme, è spina dorsale di questo paese che si estende fino al finis terrae della fredda Patagonia ma fa tesoro, a metà del tragitto, del suo clima sub equatoriale e a Mendoza mostra il trionfo dei vigneti che danno un vino-idromele che ben si accompagna alla carne squisita e tenera come un burro.

Ed è vero che 'lascia senza parole' questo susseguirsi di immagini coloratissime del nostro viaggiare e ci incanta tanto quanto ci hanno incantato le nostre Alpi, ma con l'aggiunta di una estensione terrestre che la placca africana-europea nel suo insorgere non raffigura infinita al pari della placca continentale del Pacifico.

E il villaggio di Cachi è silente e vuoto di persone e attraversato dal vento, come nelle colonne sonore dei film 'western' girati al confine con il Messico, e l'architettura coloniale della dominazione ispanica viene ripresa dall'architetto che ha costruito il bell'albergo a cinque stelle dove alloggio e, sapientemente, mescola e compendia in un'unico luogo gli elementi caratteristici della scarsa vegetazione degli altopiani pre andini con risultati eccellenti.

E un buon albergo è parte del piacere del viaggiare e, a sera, negli occhi stanchi delle lunghe miglia percorse, si configura come quella poetica siepe che 'di tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude'. 
L'infinito viaggiare del sogno del poeta recluso nella sua Recanati.

L'immagine può contenere: cielo, nuvola, montagna, spazio all'aperto e natura
L'immagine può contenere: cielo, nuvola, montagna, spazio all'aperto e natura
L'immagine può contenere: nuvola, cielo, montagna, strada, spazio all'aperto e natura
L'immagine può contenere: cielo, nuvola e spazio all'aperto

 
 
 

Le foglie d'autunno.

Post n°1227 pubblicato il 28 Aprile 2020 da fedechiara
 

Le foglie d'autunno.

E, mentre ci si interroga, angosciati, se la ri-partenza 'val bene una messa' e se il visitare un museo nella mitica fase 2 sia 'cosa buona e giusta' mentre la messa ancora no, protestamus fratres in salmodiante coro, è certo che la differenza la faranno i fedeli che accorreranno a mucchi nelle chiese finalmente riaperte in debito di ossigeno delle sante parole consolatrici e chiederanno a gran voce al prete le benedizioni e le comunioni negate e si alzeranno in coro le preghiere per i defunti non dette nel corso dei funerali blindati – e pazienza se, una volta a casa, si avranno i fatidici colpi di tosse e le temperature dei corpi santificati dalle messe principieranno a salire, - la fede è fede e non si discute e il Disegno è il Disegno, chi siamo noi per opporvici. 
'Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare' dice Virgilio a un Dante sgomento nei primi gironi dell'Inferno.

E che questa storia delle ri-partenze e delle ri-aperture sarebbe scoppiata nelle mani di uno s-governo che era cotto a puntino - e gli mancava solo la spintarella fatale - prima dello scoppio della pandemia che ha cancellato ogni opposizione politica era predizione facile-facile perché chiudere in casa ai domiciliari una intera popolazione e spegnere i motori delle economie regionali e nazionale è davvero una cosa da pazzi e la cosa buffa è ora il vedere e leggere di gente assennata (fino a ieri) e piuttosto intelligente (tutto ha un limite, ahinoi) che prende fazione a favore o contro questo o quel provvedimento di un d.p.c.m. che già è stato fatto a fette e tocchettini perfino da quei partiti che lo sostengono e che l'hanno tenuto a battesimo (Italia viva e un parte del pd).

E ci chiediamo, con Gaber, se sia di destra o di sinistra predicare su facebook e iterare fieri il mitico #iorestoacasa fuori dalle finestre e sulle ringhiere delle terrazze e/o sui loghi personali e le foto del profilo e ad ogni ora del giorno sui tiggì partigiani di Conte, spaventati da tutto il movimento di popolo protestatario che si annuncia e prende forma sulle strade e le piazze.

E alcuni di mia conoscenza, talebani dei domiciliari ad oltranza, sono già chini sulle tastiere a preparare i post vendicativi del 've l'avevamo detto, disgraziati!!, se dovessero ripartire i contagi e la conta dei morti, ma, a ben vedere, anche questo è un Disegno, sia pure laico e che prende a bandiera quel che si è fatto in altri paesi che non hanno spento le economie, bensì gli hanno messo la sordina, bilanciando la conta dei morti con i conti del p.i.l. che scendeva in picchiata e ci annuncia gli sfracelli dell'autunno drammatico della disoccupazione e dei fallimenti.

Si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie.

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Tutti noi ce la prendiamo con la storia ma io dico che la colpa è nostra è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra. Ma cos'è la ...

 
 
 

Rivoluzioni di ieri e di oggi

Post n°1226 pubblicato il 27 Aprile 2020 da fedechiara
 



I Montagnardi e i Giacobini di sempre. 23 aprile 2013 · 

Viviamo tempi rivoluzionari, non vi sembri esagerato. Provate a immaginarvi registi di un film sulla rivoluzione francese e 'mettete in scena' quella fibrillazione politica che, fuori e dentro le sale della Convenzione Nazionale e dell'Assemblea legislativa di Parigi, vide comporsi e scomporsi, come cellule metastatiche impazzite, i rassemblements di centro e di sinistra e di sinistra estrema: i Montagnardi, e i Giacobini avversi ai Cordiglieri e ai Foglianti. E, ad ogni riunione di quegli anni di fervore e febbre politica altissima, qualche testa tentennava, timorosa del prossimo distacco dal corpo (era d'uso salutarsi, tra quei dessi, 'à la guillotine' : abbassando la testa di scatto, il corpo eretto, mimando lo stacco fatale della lama).

E, non ridete, quei tali rivoluzionari prendevano nome (Cordiglieri e Giacobini) dai conventi francescano e domenicano dove si riunivano i capi dei club, i ben noti Hèbert, Desmoulins, Danton, Marat, Robespierre. 
I conventi, vedi caso, già da allora condizionavano in qualche modo la vita pubblica e privata – e 'dietro al convento delle Cappucine' ci si dava appuntamento per i duelli risolutori delle onorevoli contese.

Trasferite ora il set cinematografico a Roma e ridate anima e corpo ai 'rivoluzionari' cinque stelle (si parva licet) che, fuori da Montecitorio, hanno inneggiato alla rivoluzione contro 'la casta' e 'il vecchio' della cattiva politica nazionale – e non hanno applaudito il faticoso discorso alla nazione di 're Giorgio' a Camere riunite.

E mettete in canovaccio i furibondi conciliaboli e le risse e ' vaffa' reciproci lanciati dai vari Foglianti e Girondini interni al partito democratico - che sta per spaccarsi definitivamente di fronte alla fiducia da dare o non dare a un governo indigesto e indigeribile qual'è quello che si cucina nelle ovattate stanze del Quirinale.

Perché - è Storia, ahinoi! - è sempre a sinistra che 'va a parare' la crisi di un paese e i suoi sussulti 'rivoluzionari'. E' sempre la generosa e imbelle sinistra di ogni tempo e paese la camera di compensazione di ogni disastro politico e istituzionale iniziato e causato dalla 'destra', - da noi, la destra del barabba di s-governo, la destra fracassona e volgare e becera dei 'no taxes' evasori impuniti, la destra secessionista degli artigiani/piccoli imprenditori eredi delle 'jacqueries' del contadino francese Jacques.

E la cosa triste della nostra avvilente e squallida postmodernità politica e sociale è che manca sulla scena, consigliere del regista, un monsieur De Guillotin che ci fornisca lo strumento principe dei castighi riservati alla 'malapolitica' dei felloni e traditori e malnati e de 'la casta'. Lo 'zac' secco e definitivo della pesante lama che stacca le teste dai corpi. 
E, senza quello strumento decisivo, ritrovarsi tra i piedi il berlusconi anti giudici e processi quale 'vincitore' della orrida partita a scacchi che si è giocata sulla testa del paese - e che ha visto la sinistra a pezzi, ancora una volta! - è naturale e tristissima conseguenza.

Nessuna descrizione della foto disponibile.

 
 
 

Ri-partenze e dintorni

Post n°1225 pubblicato il 26 Aprile 2020 da fedechiara
 

 

Converrà, ora che siamo a un passo dalla 'ripartenza', memorizzare tutti i neologismi o i termini desueti che ci sono stati imposti in questi due mesi orribili del nostro scontento, perché, si sa, la nostra memoria è debole e c'è il rischio che, se il virus si defilerà con garbo e da un giorno per un altro, dimenticheremo un po' tutto di quanto ci è accaduto e abbiamo creduto che segnasse le nostre coscienze dolorose per sempre.

E 'ripartenza' è giusto il primo dei termini dell'incubo delle nostri notti insonni e disturbate. 
Ma non sarà che 'ripartire è un po' morire', come si diceva di tutte le partenze prima di oggi, ma stavolta per l'impaccio delle azioni nostre quotidiane e il non saper bene che e come fare per 'distanziare' il nostro prossimo - e guardarlo in tralice se si avvicina un po' troppo a noi e fare due passi indietro, trattenendo in gola il 'Vade retro' che ci verrebbe d'impulso?

Ed eccolo il secondo termine da mandare a memoria: 'Distanziamento sociale'. Che, per noi post moderni che non sapevamo cosa fosse il 'mantenere le distanze' e, nel corso delle irresistibili movide, già ci 'stringevamo a coorte' nelle corti interne e nelle piazzuole dedicate e nei 'campi' (a Venezia), libando i lieti calici delle felici notti d'incanto estivo, per noi, dicevo, è punizione e castigo massimi - e ci addita come potenziali untori di un virus che non sappiamo se ancora aleggi e dove e in prossimità di chi. Nè se il sorriso malandrino di quella tale che esibisce abbondanti le sue grazie col bicchiere dell'aperitivo tra le dita affusolate e ci sogguarda maliziosa non sia, a ben vedere, il sorriso atroce della 'sora nostra morte corporale' che abbiamo fuggito accortamente fin qua, montando il cavallo delle mille precauzioni che ci portava a Samarcanda, ma: ' E' qui che ti aspettavo.', ci dice beffarda la sempre giovin Signora una volta giunti a destinazione. 
Ascoltatevi il Vecchioni della canzone citata.

E 'prossimità' è l'ultimo termine che propongo alla vostra attenzione. Che non si è mai saputo bene se arrivasse a più o meno di km 2 dall'abitazione delle nostre quotidiane reclusioni – e a dircelo, con relativa sanzione, era il vigile urbano o quelli della 'stradale' nascosti dietro la curva o i militari in servizio di dissuasione contro i troppi disertori delle mure domestiche che sfogavano i loro ardori primaverili in bicicletta in barba ai divieti severi e alle contraddittorie ordinanze di Conte avverso ai governatori e ai sindaci.

Ma è finita, è finita! Alleluia! Il 4 di maggio è vicino, giorno di Liberazione vera ed effettiva e viva e presente - e scusate se quella di ieri mi è passata in sordina, ad onta dei pochi canti dei partigiani redivivi alle finestre che qui da me non si sono proprio sentiti, perché si è liberi poche volte in una vita, oggi lo sappiamo. 
E, mai come in questi ultimi due mesi, abbiamo avuto coscienza che 'non è per sempre', bensì siamo soggetti e succubi dei crudeli eventi di guerre ed epidemie/pandemie e sciami di locuste. 
Exultate iubilate, il 4 di maggio è vicino.

 

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