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Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Messaggi di Dicembre 2020
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Mitologie del post moderno. 16 dicembre 2016 Confesso di non sapere, né immaginare con quale genere di intrusioni e messaggi gli hacker russi - nuovissima mitologia del terzo millennio, degna di sceneggiature alla 'Matrix' - abbiano influenzato la campagna elettorale americana. Hanno creato finti siti indigeni da dove rilanciare le notizie faziose e/o false che favorivano Donald Trump? E non sono stati intercettati e denunciati in corso d'opera dagli organismi governativi preposti al controllo sulla regolarità della campagna? E gli elettori eventualmente influenzati e subornati non erano in grado di filtrare e distinguere il grano dal loglio e decidere di conseguenza? Domande che resteranno senza risposta e in cronaca abbiamo solo il pianto greco degli elettori democratici delusi e tuttora intronati per l'inattesa batosta che le provano tutte pur di galleggiare e rivalersi, presentando ricorsi costosi e inutili e invitando i grandi elettori a fare retromarcia e a far ripartire la partita delle elezioni. Né maggiore credibilità sembra offrire Obama - con le accuse reiterate anche oggi ai mitici hackers russi di aver influenzato/invalidato la campagna elettorale – perché non è chiaro a quale giudice e corte di giustizia ci si possa rivolgere affinché venga riconosciuta e punita l'azione malvagia di Putin. E ci penserà, invece, Zuckenberg, su Facebook, a nominare una giuria che egli crede capace di distinguere e di giudicare un fake e la falsità di una notizia e la faziosità palese e scorretta di un articolista e/o blogger. Vaste programme, diceva C. De Gaulle ai tempi suoi per molto meno. Benvenuti nell'era del virtuale. Verità vo' cercando ch'è si cara al mio core. ![]() LASTAMPA.IT Facebook dichiara (finalmente) guerra alle bufale |
E se leggi i toponimi di questi villaggi e cittadine acquattate nelle campagne della Marca Gioiosa (oggi rattristata per i troppi morti conseguenti ai contagi) è come fare un viaggio nel tempo. E 'Borgo Mulino' ha come suo riferimento mitico e sotto toponimo lontano nel tempo: 'Già località Le Selve' - e il pensiero si raffigura i campi delle poche case coloniche fitte di servi della gleba strappati alle selve e alle foreste che ospitavano i 'banditi'. Banditi dalla comunità anche solo per non aver pagato le tasse e i tributi al signorotto di turno o all'abate della vicina abbazia, come narrano gli storici e i romanzieri. E il mulino a cui faceva riferimento il borgo antico è oggi una rinomata e frequentatissima trattoria nel cui corpo centrale, tra i tavoli, si mostra la gigantesca macina che girava indefessa per il ricco apporto di grani della grassa campagna intorno e la data del catasto che si legge in una targa è 1546 – e il fiume, oggi pigro e sonnacchioso, ben irregimentato nel suo alveo profondo, doveva mostrarsi con tutta la potenza delle sue acque che facevano girare incessantemente la macina poderosa. E il paese che attraverso in una giornata di sole chiaro serba il fiero ricordo di una splendida Filanda ancora in attività ad inizio secolo e nella piazzolina, anch'essa nominata dal Mulino antico, si mostra un presepe tutto intero e tradizionale, alleluia! Pastori e pecore e bue e asinello stretti intorno al Messia bambino e le statuine tutte di pelle chiara e, di certo, in una cittadina di un migliaio di anime o poco più, nessuno è insorto – nemmeno il parroco filo Bergoglio - per reclamare le cesure e le distorsioni del 'politicamente corretto' verso i nostri ospiti immigrati. Che pare, si dice, si offendono se festeggiamo le Feste al modo degli avi – a sentire certi personaggi 'più realisti del re' che subito si affannano a nascondere i nudi pittorici nei musei al passaggio di un imam e tacere e camuffare le innocue tradizioni religiose. E la musichetta di jingle bell si leva allegra e forse non propriamente in linea storica religiosa col presepe palestinese, ma fa venir voglia di accennare a lievi passi di danza per queste inaspettate permanenze temporali che ci restituiscono una storia privata e pubblica non inficiata dalle torsioni ideologiche degli accoglienti a sproposito e a dismisura. Che perfino un senza fede come il sottoscritto si costringe a dirsi 'ateo devoto' per reazione allergica ai misericordiosi a sproposito e da un tanto al chilo. Oremus. ![]()
![]() SECOLODITALIA.IT Il Presepe di Piazza San Pietro non è neanche politicamente corretto, è solo bruttissimo (video) - Secolo d'Italia
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Se, lungo quella strada di campagna desertissima e un filo lugubre negli annunci di prossima clausura natalizia, ti capita di incrociare un tale che si aggiusta la mascherina sul naso e ti chiede come stai (rispondo 'Bene. Grazie.) e precisa, non petita, che lui, invece l'ha presa brutta, ma sta guarendo, ti tocchi di sotto accelerando il passo e ti viene in mente la scena di Renzo Tramaglino, tornato al paese dei suoi tormenti, che ti incrocia il Tonio mezzo suonato che a domanda risponde come una campana fessa: 'A chi la tocca, la tocca.' Già. E speriamo che il virus rispetti la distanza di sicurezza indicata dagli esperti virologi e non svolazzi di là dei metri 4-riporto-di-uno che mi dividevano da quel contadino affamato di socialità che tende agguati ai rari passanti e li ragguaglia sul fatto che la provincia di Treviso è sotto forte schiaffo di contagi, chissà perchè, data l'estensione delle sue campagne e le prodigiose solitudini che garantiscono. Penitenziagiamo, fratres. Renzo giunge al suo paese: l'incontro con Tonio Verso sera, Renzo giunge in vista del suo paese: rivedere i luoghi della sua vita passata risveglia in lui tanti ricordi dolorosi, come il suono delle campane a martello la notte in cui ha dovuto lasciare la sua casa, mentre ora il luogo è dominato da un lugubre silenzio. Si dirige alla casa d'Agnese, in fondo al paese, dove spera di trovare la donna viva e in salute; prende una viottola per non dare troppo nell'occhio e si avvicina in tal modo alla propria casa e alla vigna, cui vorrebbe dare un'occhiata prima di proseguire. Dopo pochi passi vede un uomo in camicia che sta seduto per terra, appoggiato a una siepe e con un'aria inebetita: sulle prime pensa che possa trattarsi di Gervaso, ma poi, avvicinandosi, scopre che è suo fratello Tonio, cui la peste ha evidentemente ottenebrato la mente. Renzo cerca di scambiare qualche parola col suo vecchio amico, ma l'uomo non lo riconosce neppure e continua a ripetere la frase "A chi la tocca, la tocca"; il giovane capisce che sarebbe penoso e inutile insistere, per cui si allontana dopo aver provato una stretta al cuore. |
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Inviato da: ARCAN020
il 29/06/2024 alle 12:34
Inviato da: fedechiara
il 24/06/2024 alle 06:56
Inviato da: VIOLA_DIMARZO
il 23/06/2024 alle 16:38
Inviato da: fedechiara
il 23/06/2024 alle 15:31
Inviato da: VIOLA_DIMARZO
il 23/06/2024 alle 12:34