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Messaggi del 27/02/2019

Traslochi ed immagini sbiadite

Post n°803 pubblicato il 27 Febbraio 2019 da fedechiara
 

Meglio non indagare 26 febbraio 2017

E quando tocca agli album fotografici e alle diapositive ti rendi conto di come il tempo sia una affollata tomba di famiglia e un set cinematografico dove un regista alieno gira il tuo personale 'come eravamo' e quello della storia del costume e della politica e della società. 
E osserviamo con occhi liquidi il come siamo irrimediabilmente cambiati, ahinoi, in quest'autunno delle nostre vite che incede con apparente lentezza dei giorni ma è già futuro poco distinguibile nei suoi accadimenti alieni e pochissimo partecipato nel suo vortice tecnologico e informatico che rende evanescenza di schermi e archivi virtuali e 'mi piace' feisbuchiani le più corpose, seppur gialle o sbiadite, fotografie di padri, madri, fratelli, cugini e cugine dalle chiome cotonate – e molti già non ci sono più e la ruota del tempo continua a macinare vittime e rovine, Dorian Gray aiutaci tu nel chiuso della tua soffitta

E mio padre ha vissuto una vita breve, ma nelle fotografie si dilunga e srotola le perle degli anni ruggenti e me lo mostra giovanissimo campione di remi e poi fante di marina a Tolone appeso a una mitragliatrice che mai ha usato perché l'otto settembre scatenò diserzioni di massa e lui e gli amici occasionali della leva militare intrapresero le loro personali anabasi di ritorno a piedi o nei vagoni merci - e seguì la latitanza nascosti nelle soffitte di parenti e amici, e le fughe sui tetti quando le pattuglie dei fascisti incattiviti ricevevano le soffiate dai vicini e suonavano alle porte di notte.

E perfino le mie foto di adolescente mi sembrano appartenere a un altro-da-me con quella faccia improbabile e 'un po' così' che abbiamo noi che abbiamo visto Venezia solo nelle brevi licenze pasquali ed estive fuori dai collegi di suore e preti – chissà che fine hanno fatto quei tali religiosi/e che un tempo dettavano legge educativa e repressiva e, in città, le signore della mia età ancora si fregiano di avere studiato dalle 'orsoline', e si vede e si nota.

E nel gioco della Storia che scompiglia le carte e le ridà mescolate nel tempo cambiato chissà che sarebbe stato mio padre – divenuto commerciante grazie a una raccomandazione e a un prestito del fratello – forse gli sarebbe piaciuto il Grande Fratello e avrebbe fatto carte false per parteciparvi e ne aveva 'le fisique du role' e gli sarebbero piaciute le sconcezze e le licenze e le vanità di quei personaggi del nostro tempo vanesio e libertino. 
Chissà da chi ho preso io con tali genitori – forse hanno sbagliato a legare i cartellini di riconoscimento nelle culle, meglio non indagare.

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Brandelli di Storia

Post n°802 pubblicato il 27 Febbraio 2019 da fedechiara
 

 

26 febbraio 2016

Migliore di una frettolosa visita televisiva di Daverio, il cui merito è di avere offerto lo spunto e suscitato la curiosità, è la visita e la ricerca che si fa in rete a dirci chi era William Hoghart (1697-1764) e quale sia stata la sua qualità di acuto e satirico osservatore e pittore egregio della vitalità del suo tempo e delle sue genti.
Un tempo che, nel frettoloso e distratto compendio che ritenevamo nella memoria scolastica, ci si presentava quale teatro di terribili guerre di religione e di sanguinose successioni ai troni contesi tra le diverse dinastie di regnanti europei - e le pesti assassine che decimavano le popolazioni delle città e che solo il grande incendio di Londra (1666) cancellò e preservò la città dalla malattia negli anni seguenti.
E, a osservare le sue stampe e le incisioni e i quadri, la vita 'alta' degli aristocratici e la 'bassa' del popolino si mostra ugualmente vivace e vitalissima pur nella coscienza della mortalità e la brevissima 'vita media' - che solo nei primi decenni del 700 cominciò a salire, grazie alla 'rivoluzione agricola' (introduzione nelle coltivazioni della patata e del mais) e alla risalita delle temperature medie del pianeta dopo la piccola glaciazione del 600.

E, se non ci si limita ai suoi magistrali ritratti dei borghesi del tempo e alle pitture su commissione, i suoi quadri e le incisioni delle piazze affollate di pazzi e gaudenti e quelli delle taverne e degli interni di vita quotidiana nei salotti e nelle cucine ci mostrano un'umanità insieme dolente e felicissima - com'è nelle vite di ognuno e tutti l'alternarsi di gioia e dolore e rovinose passioni e disordine morale - quasi un H. Bosch d'oltre Manica o un Goya nei suoi ultimi anni di 'pittura sociale', giunto ormai all'apice della sua fama e libero di guardare con disincanto e vista annebbiata dal dolore di vivere lo svolgersi caotico della vita dei suoi simili.

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