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l'indistinto e il distinto nel suo farsi
 

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Messaggi del 25/04/2021

Infiammazioni e distinzioni

Post n°1594 pubblicato il 25 Aprile 2021 da fedechiara
 


Di infiammazioni e distinzioni 25 aprile 2016
Appartengo alla generazione degli Infiammati – che viene da 'fiamma' e quindi passione e fuoco di partecipazione e fazione politica e i nefasti furori conseguenti. Peccati di gioventù che l'età senile tempera e riscatta con le riflessioni pacate e con più larga inseminazione di 'ragione' che fronteggia il 'sentimento' ormai lontano negli anni.
Gridavamo nei cortei, 'Il 25 Aprile è nata una p....... e l'hanno nominata Democrazia Cristiana' e avevamo torto, oggi lo so, perché tutto il malaffare e il mal agire pubblico e lo s-governo e gli scandali e le ruberie che hanno distrutto quel pachiderma politico (e, oggi, il suo erede Forza Italia: grandioso esempio della 'Storia che si ripete in farsa') non giustificavano un'invettiva così rabbiosa e il malanimo e il furore che hanno portato, poi, agli 'anni di piombo' e al terrorismo delle Brigate rosse.
La Democrazia Cristiana fu anche un grande partito di popolo. Popolo moderato, è vero, - e sappiamo dalle attente letture della cronaca che si mutava in Storia quanto male abbia fatto all'Italia il 'moderatismo' usato come scudo politico e clava contro l'altro polo della storia d'Italia: il polo social-comunista - lungamente escluso dal potere e per questo logorato, come lo coglionava l'Andreotti-belzebù, buonanima, e affermava: 'Il potere logora chi non ce l'ha.'
E quella pacatezza della ragione che l'età coltiva mi portava a notare, - ascoltando l'intervento di un vecchio 'partigiano' non pentito a 'Primapagina' che paragonava i fatti della Resistenza alle 'nuove resistenze' di oggi, id est schierarsi con gli infiammati 'no borders' nostrani e lanciare anatemi e frasi ingiuriose contro gli austriaci 'fascisti', a sentir lui, che chiudono il Brennero all'ondata di tsunami immigratoria che, per decenni, noi italiani non abbiamo saputo/voluto governare e l'abbiamo lasciata tracimare a nord delle Alpi – quella pacatezza della ragione, dicevo, mi fa notare lo 's-ragionamento' e l'invettiva cretina del radio-ascoltatore che lo stesso Sansonetti, il conduttore della trasmissione, stigmatizzava e rimandava al mittente.
Perché 'misiar 'e verze' della Storia è sempre un'operazione idiota e di neuroni rattrappiti nei loro angoli e nicchie encefaliche mai scopate e lavate; e dire 'fascisti' agli austriaci e a tutti gli altri popoli che hanno chiuso le frontiere - per le ovvie ragioni degli altissimi numeri di migranti che si muta in 'onda di tsunami' capace di travolgere le economie e i faticosi equilibri sociali, (come si è mostrato nelle famigerate 'banlieues' parigine dei 'foreign fighters' radicalizzati sul web' e nel famigerato quartiere islamico di Moellenbeck che offriva covi protetti e complicità ai terroristi assassini) – è stupidaggine antica che non sa coniugare le evidenze dei fatti e le necessarie distinzioni e antepone le ruggini del sentimento antico di fazione politica alle clarità della ragione, che pure ha ispirato le sinistra giacobina delle origini - la Dea Ragione che studiavamo sui banchi di scuola.
Che il 25 aprile vi sia giorno ragionevole e sereno, oh popolo di infiammati buonisti e partigiani immaginari tuttora adusi alle vetuste e inutili invettive.


https://www.raicultura.it/webdoc/25-aprile/index.html#welcome

25 aprile, perché è la festa della Liberazione - Il Riformista
 
 
 

La Storia che siamo.

Post n°1593 pubblicato il 25 Aprile 2021 da fedechiara
 

  • La Storia siamo noi (nessuno ne venga escluso).
    Ero a Cracovia, nella caldissima estate del 2012. Una bella città in cui ho soggiornato a lungo per la densità delle memorie che ospita, inclusa la Memoria per antonomasia, quella dell'Olocausto.
    Ma non mi sono recato ad Auschwitz, come molti fanno e le migliori guide turistiche raccomandano per le ovvie ragioni della completezza del quadro storico che incornicia ogni antica città, le tragedie incluse.
    Non ho voluto andarci non solo per non condividere il 'turismo delle catastrofi' o del dolore con le scolaresche sciamanti e cicaleccianti, bensì perché ritenevo e ritengo che non resti più molto da elaborare spiritualmente in quel luogo museale della tragedia massima che rievochiamo ogni anno a ridosso del 25 aprile, giorno di Liberazione dal nazifascismo.
    E stasera ho rivisto con grande piacere il film 'La verità negata' (con una strepitosa Rachel Weisz) in cui si dibatte la questione dell'Olocausto in un'aula di tribunale, un tribunale londinese, e la sentenza castiga un famoso 'negazionista', uno storico preteso, che ha osato citare per calunnia e danni relativi la scrittrice ebrea americana Deborah Lipstadt.
    Un film non solo bello e avvincente, bensì istruttivo su come si dibatte una causa in Inghilterra - dove la forma è sostanza, a partire dall'inchino che il giudice scambia con gli astanti nella sua aula di giustizia (che la scrittrice, americana, si rifiuta di fare) perché quell'inchino è un segno di riconoscimento reciproco e di rispetto. Senza il quale l'aspro teatro della giustizia non può avere inizio.
    E vi è distinzione tra il 'dicitore', che discute ufficialmente la causa, e il collegio di difesa alle sue spalle che studia gli incartamenti e decide la migliore strategia processuale.
    E all'imputata che perora la causa dei testimoni del massacro come evidenza massima di un Olocausto denegato il collegio di difesa raccomanda più e più volte di non parlare e di contenersi e di controllare l'emotività – non per vacua tradizione di aplomb britannico e londinese, bensì perché i testimoni di ogni sofferenza sono dei pessimi testimoni in un processo e la loro memoria è labile e soggetta a tutti i guasti della memoria di ognuno e tutti con in più il carico di orrore incancellabile e lo stress emotivo conseguente che non riesce ad elaborare razionalmente quei fatti che narrano di una straordinaria e massima malvagità umana.
    E suggerisco ai nostrani habitué del ricordo della Liberazione, le figure istituzionali incluse, che ogni anno, il 25 aprile, ci sommergono con cerimonie e articoli e films e posts evocativi la Resistenza partigiana, tre giorni prima e tre dopo la fatale ricorrenza, di ri-guardare questo film istruttivo e di contenersi a loro volta e non erompere subito , a cori e tiggì riuniti, nel canto celebrativo di riferimento (Bella ciao), bensì di trovare modi diversi e migliori per richiamare e inquadrare storicamente quell'evento cruciale e controverso della nostra storia patria.
    Perché non è con i mortai mediatici da 120 e gli obici mnemonici lanciati a quintali contro gli indifferenti e i pretesi fascisti (sempre risorgenti e in agguato, a sentir loro) che ci verrà garantita la verità dei fatti e il rispetto dovuto alle vittime, bensì con la passione della Storia, quella degli storici che ci garantiscono, citando le giuste fonti e le testimonianze e i riferimenti oggettivi e incontrovertibili (come si mostra nel film citato), che Giulio Cesare è esistito ed ha passato il Rubicone gettando i dadi (Barbero esprime dubbi, ad esempio, su questa storia de: 'Alea iacta est') e che il Titanic è effettivamente affondato a causa di un devastante impatto con un maledetto iceberg.
    La Storia non ha bisogno di imbonimenti e annuali ramanzine e 'moniti' solenni.
    La Storia la si studia e la si ama quando offre risposte certe e non verità partigiane e buone all'imbonimento di una sola parte politica.
    Ben vengano, per ciò, le narrazioni accessorie che ci raccontano, insieme alla mitica Liberazione, dei fatti tragici dei partigiani di Porzus in Friuli e quelle delle foibe titine, per dire di un male di vivere che si nutre di ideologie contrapposte e di fanatismi e non ha mai una sola rappresentazione elegiaca o dannata, bensì i molti volti del nostro vivere affannoso e tragico.
    La Storia siamo noi (nessuno ne venga escluso).


    La verità negata: la storia vera del film drammatico sul negazionismo
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    La verità negata: la storia vera del film drammatico sul negazionismo
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