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Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Messaggi del 12/08/2023
11 agosto 2013 · La maledetta entropia degli eventi nuovi. 'Abbiamo un problema,', dice il protagonista di una pubblicità televisiva 'un problema con la gente'. Ed è vero. Abbiamo grosse difficoltà a coniugare la diversità che erompe, prorompe, dilaga nelle nostre vite e quotidianamente ci obbliga ad aggiustare il tiro ed elaborare il lutto per il poco di buono a cui stavamo per fare l'abitudine e scompare sotto i nostri occhi stupiti, invece, da un giorno per l'altro. Non c'eravamo ancora abituati all'idea di uno sviluppo economico indigeno e relativo benessere dei cittadini - e le città si facevano vieppiù ordinate e moderne e ci prospettavano le 'magnifiche sorti e progressive' di noi tutti proprietari della propria casa e di seconde case al mare e in montagna ed ecco rompersi il maledetto Muro e il riversarsi a ondate dei prigionieri del socialismo reale nelle terre d'Occidente sotto forme di 'badanti' e operai edili. E, a sud della penisola, ecco le navi arrugginite e i barconi degli albanesi prima e degli africani poi rompere tutti gli equilibri e attentare al nostro fragile benessere cogli altissimi numeri di immigrati clandestini e i rifugiati di cento conflitti. E le chiare città italiche ripiegano su se stesse: trasformate in bronx multietnici, e la crisi globale ci attanaglia: col lavoro esportato dalle aziende in Serbia e Montenegro e Romania a costi cinesi. E abbiamo visto solidissime realtà politiche squagliarsi al sole del capitalismo globale e la Jugoslavia dei 'fratelli slavi' spezzarsi e trasformarsi in nuovi nazionalismi assassini temperati solo dall'idea di un'Europa-nazione auspicata madre, ma più spesso matrigna - epperò la sola idea di salvezza economica e politica di fronte al formidabile avanzare delle economie cinesi e indiane e brasiliane fondate sullo sfruttamento massimo e sregolato della forza-lavoro. E fatichiamo davvero molto a elaborare tutte le diversità prorompenti di ospiti extracomunitari che si incistano nella nostra società fragile senza saper/volersi integrare e lasciarsi assorbire dalla società nostra, bensì pronti a insorgere con le violente 'rivolte delle banlieues' e i disordini londinesi dei figli degli immigrati di seconda e terza generazione che hanno esultato e applaudivano senza pudore nel vedere le immagini delle Twin towers in fiamme e i morituri a decine che si lanciavano nel vuoto per sfuggire alle fiamme. Ci sono studiosi del fenomeno-immigrazione che, studi alla mano, ci raccontano che, in un lasso di tempo di una decina d'anni, le società occidentali riescono ad assorbire e ad elaborare in qualche modo le diversità e a renderle produttive e ordinate in un'idea di nuovo e diverso progresso. Già. Peccato che chi ha vissuto e vive quei dieci anni di disordine tumultuoso dall'interno fatichi molto ad accettare gli eventi negativi dell'entropia terribile del decennio e i suoi altissimi costi sociali e politici. |
Colonie estive in villa. (Villa Bellati - Vignui XVIII secolo) E sarà per il fatto che il panorama della Valle di san Martino retrostante era tutto aperto e i monti mi parevano i contrafforti di un paesaggio ancora più maestoso e che si allungava all'infinito senza confini verso nord che quella accattivante, bianca facciata monumentale e la torre della chiesetta di fronte mi si stamparono in mente – e sono tra i pochi ricordi nitidi di quella lunga prigionia che è stata la mia infanzia in era post bellica? E ha ragione il Leopardi nel dirci che una poetica siepe 'tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude'. Ma siepi e recinzioni, a forza di escludere il 'guardo', e per anni e anni di una età cruciale, danno l'impressione del muro metallico che, in Messico, separa i bambini e le madri e, oggi, ci fa tanta tenerezza e ci muove la pietas e condiziona la politica, ma ai miei tempi non si andava tanto per il sottile ed erano tempi di miseria diffusa e la 'genitorialità tanto osannata di oggi era di là da venire e soggetta alle crudeli condizioni di allora. E l'arciprete, nel corso delle passeggiate in doppia fila lungo le strade sterrate raccoglieva una decina di pargoli alla volta a bordo della sua fiammante giardinetta e accorciava la distanza dal monte verso cui marciavamo, una suora avanti una dietro – e ricordo che otto di noi, rimasti indietro nel corso della discesa lungo il sentiero, si persero nel bosco, me compreso, e solo al declinar del sole riuscimmo a rivedere in distanza , tra i rami degli alti alberi, la torre; e la punizione fu severa e per il resto del mese niente più uscite per i discoli che tanta angoscia avevano provocato nelle suorine responsabili di quell'uscita disgraziata. Noi che fummo partoriti dal ventre della guerra seconda mondiale, che premiò uno sviluppo economico senza uguali nei decenni ultimi delle nostre vite, noi non invecchiamo, diventiamo 'vintage' - come l'apparizione improvvisa, dietro una curva, di questa villa settecentesca, nel corso di una scampagnata con mia figlia qualche mese fa, e puntai il dito e dissi:' E' quella!' 'Quella cosa?' 'La mia colonia estiva.' E la mia mente di bambino non aveva registrato la bellezza del manufatto architettonico nel suo insieme, il suo essere una villa settecentesca appartenuta a una nobile famiglia, bensì il particolare della torre campanaria, così ariosa e diversa da ogni altra. Una torre in cui si impigliavano e si sfilacciavano i miei sogni di libertà al risveglio. (The end e lacrimuccia di rito sul ciglio.) Mi piace Commenta |
Inviato da: fedechiara
il 24/06/2024 alle 06:56
Inviato da: VIOLA_DIMARZO
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