Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Messaggi di Aprile 2020
Non è che la detenzione ai domiciliari, causa corona virus, abbia evidenziato 'il meglio e il peggio di noi' – come scriveva quel tale tout court. Il meglio e il peggio l'avevamo dentro da sempre ed è il troppo tempo a disposizione e il girare per casa in pigiama e senza farsi la barba che l'ha reso manifesto oltre il lecito. Intendiamoci: ci sono anche i medici valenti, gli studiati, i volonterosi che fanno volontariato, gli eroi promossi sul campo dell'onore – il meglio e il peggio, insomma, di una umanità varia e diversa che, durando la pandemia, ha mostrato la sua difficile composizione e gli equilibri sociali fragili, come vuolsi dimostrare. E tra il peggio io ci metto i talebani dei d.p.c.m., gli evangelisti del Profeta che, dalla Mecca di palazzo Chigi, ci ha regalato lungo i due mesi del nostro scontento i versetti dalla sharia pandemica – e i suoi scalmanati evangelisti fuori dalle terrazze, a migliaia, intenti a gridare improperi e 'Untori!' agli sconsiderati che se ne uscivano senza mascherina o appaiati. E quegli evangelisti talebani tuttora imperversano ottusi, malgrado sia palese e irresistibile il 'rompete le righe' di intere Regioni e categorie economiche, e ci fracassano gli zebedei già malandati con la loro predicazione furiosa e gli anatemi e i 'Penitenziagite! col capo cosparso di cenere. Che, se quella loro predicazione fanatica fosse efficace e irreggimentasse i pochi riottosi, costringendoli alla divisa e rigorosamente mascherati, passi. Fuor di metafora: possiamo provare a porre in essere i migliori propositi e tutti i 'lockdown' presenti e quelli eventuali futuri e le mascherine che trattengono gli aerosoli incollate sulle facce di ognuno e tutti, ma è sempre con la grande confusione sotto al Cielo che ci misuriamo - e dovremmo farcene una ragione dei nostri limiti e delle incapacità palesi a risolvere i problemi e guarire d'incanto le pandemie. Questo significa che dobbiamo essere 'pronti alla morte', come cantiamo durante il nostro inno nazionale, dritti in piedi e con gli occhi lucidi. E' così – e se qualcosa ci ha insegnato la lunga detenzione e gli ascolti obbligati delle cifre dei contagi e dei morti e dei dispersi della infodemia televisiva è che: 'A chi la tocca la tocca', come gemeva Tonio nei 'Promessi sposi'. |
CACHI, 25 marzo 2019 – L'infinito viaggiare. E dell'infinito viaggiare è epitome questo dilatarsi dei paesaggi chiusi in lontananza dalla catena delle cime pre andine dove si sfilacciano le nubi fermate dalle Ande. E la strada vuota, la mitica ruta nacional 40 resa famosa dal giovane Guevara nel suo viaggio iniziatico in motocicletta e dagli epigoni che ne seguirono le orme, è spina dorsale di questo paese che si estende fino al finis terrae della fredda Patagonia ma fa tesoro, a metà del tragitto, del suo clima sub equatoriale e a Mendoza mostra il trionfo dei vigneti che danno un vino-idromele che ben si accompagna alla carne squisita e tenera come un burro. Ed è vero che 'lascia senza parole' questo susseguirsi di immagini coloratissime del nostro viaggiare e ci incanta tanto quanto ci hanno incantato le nostre Alpi, ma con l'aggiunta di una estensione terrestre che la placca africana-europea nel suo insorgere non raffigura infinita al pari della placca continentale del Pacifico. E il villaggio di Cachi è silente e vuoto di persone e attraversato dal vento, come nelle colonne sonore dei film 'western' girati al confine con il Messico, e l'architettura coloniale della dominazione ispanica viene ripresa dall'architetto che ha costruito il bell'albergo a cinque stelle dove alloggio e, sapientemente, mescola e compendia in un'unico luogo gli elementi caratteristici della scarsa vegetazione degli altopiani pre andini con risultati eccellenti. E un buon albergo è parte del piacere del viaggiare e, a sera, negli occhi stanchi delle lunghe miglia percorse, si configura come quella poetica siepe che 'di tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude'. |
Le foglie d'autunno. E, mentre ci si interroga, angosciati, se la ri-partenza 'val bene una messa' e se il visitare un museo nella mitica fase 2 sia 'cosa buona e giusta' mentre la messa ancora no, protestamus fratres in salmodiante coro, è certo che la differenza la faranno i fedeli che accorreranno a mucchi nelle chiese finalmente riaperte in debito di ossigeno delle sante parole consolatrici e chiederanno a gran voce al prete le benedizioni e le comunioni negate e si alzeranno in coro le preghiere per i defunti non dette nel corso dei funerali blindati – e pazienza se, una volta a casa, si avranno i fatidici colpi di tosse e le temperature dei corpi santificati dalle messe principieranno a salire, - la fede è fede e non si discute e il Disegno è il Disegno, chi siamo noi per opporvici. E che questa storia delle ri-partenze e delle ri-aperture sarebbe scoppiata nelle mani di uno s-governo che era cotto a puntino - e gli mancava solo la spintarella fatale - prima dello scoppio della pandemia che ha cancellato ogni opposizione politica era predizione facile-facile perché chiudere in casa ai domiciliari una intera popolazione e spegnere i motori delle economie regionali e nazionale è davvero una cosa da pazzi e la cosa buffa è ora il vedere e leggere di gente assennata (fino a ieri) e piuttosto intelligente (tutto ha un limite, ahinoi) che prende fazione a favore o contro questo o quel provvedimento di un d.p.c.m. che già è stato fatto a fette e tocchettini perfino da quei partiti che lo sostengono e che l'hanno tenuto a battesimo (Italia viva e un parte del pd). E ci chiediamo, con Gaber, se sia di destra o di sinistra predicare su facebook e iterare fieri il mitico #iorestoacasa fuori dalle finestre e sulle ringhiere delle terrazze e/o sui loghi personali e le foto del profilo e ad ogni ora del giorno sui tiggì partigiani di Conte, spaventati da tutto il movimento di popolo protestatario che si annuncia e prende forma sulle strade e le piazze. E alcuni di mia conoscenza, talebani dei domiciliari ad oltranza, sono già chini sulle tastiere a preparare i post vendicativi del 've l'avevamo detto, disgraziati!!, se dovessero ripartire i contagi e la conta dei morti, ma, a ben vedere, anche questo è un Disegno, sia pure laico e che prende a bandiera quel che si è fatto in altri paesi che non hanno spento le economie, bensì gli hanno messo la sordina, bilanciando la conta dei morti con i conti del p.i.l. che scendeva in picchiata e ci annuncia gli sfracelli dell'autunno drammatico della disoccupazione e dei fallimenti. Si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie. |
I Montagnardi e i Giacobini di sempre. 23 aprile 2013 · Viviamo tempi rivoluzionari, non vi sembri esagerato. Provate a immaginarvi registi di un film sulla rivoluzione francese e 'mettete in scena' quella fibrillazione politica che, fuori e dentro le sale della Convenzione Nazionale e dell'Assemblea legislativa di Parigi, vide comporsi e scomporsi, come cellule metastatiche impazzite, i rassemblements di centro e di sinistra e di sinistra estrema: i Montagnardi, e i Giacobini avversi ai Cordiglieri e ai Foglianti. E, ad ogni riunione di quegli anni di fervore e febbre politica altissima, qualche testa tentennava, timorosa del prossimo distacco dal corpo (era d'uso salutarsi, tra quei dessi, 'à la guillotine' : abbassando la testa di scatto, il corpo eretto, mimando lo stacco fatale della lama). E, non ridete, quei tali rivoluzionari prendevano nome (Cordiglieri e Giacobini) dai conventi francescano e domenicano dove si riunivano i capi dei club, i ben noti Hèbert, Desmoulins, Danton, Marat, Robespierre. Trasferite ora il set cinematografico a Roma e ridate anima e corpo ai 'rivoluzionari' cinque stelle (si parva licet) che, fuori da Montecitorio, hanno inneggiato alla rivoluzione contro 'la casta' e 'il vecchio' della cattiva politica nazionale – e non hanno applaudito il faticoso discorso alla nazione di 're Giorgio' a Camere riunite. E mettete in canovaccio i furibondi conciliaboli e le risse e ' vaffa' reciproci lanciati dai vari Foglianti e Girondini interni al partito democratico - che sta per spaccarsi definitivamente di fronte alla fiducia da dare o non dare a un governo indigesto e indigeribile qual'è quello che si cucina nelle ovattate stanze del Quirinale. Perché - è Storia, ahinoi! - è sempre a sinistra che 'va a parare' la crisi di un paese e i suoi sussulti 'rivoluzionari'. E' sempre la generosa e imbelle sinistra di ogni tempo e paese la camera di compensazione di ogni disastro politico e istituzionale iniziato e causato dalla 'destra', - da noi, la destra del barabba di s-governo, la destra fracassona e volgare e becera dei 'no taxes' evasori impuniti, la destra secessionista degli artigiani/piccoli imprenditori eredi delle 'jacqueries' del contadino francese Jacques. E la cosa triste della nostra avvilente e squallida postmodernità politica e sociale è che manca sulla scena, consigliere del regista, un monsieur De Guillotin che ci fornisca lo strumento principe dei castighi riservati alla 'malapolitica' dei felloni e traditori e malnati e de 'la casta'. Lo 'zac' secco e definitivo della pesante lama che stacca le teste dai corpi. |
Converrà, ora che siamo a un passo dalla 'ripartenza', memorizzare tutti i neologismi o i termini desueti che ci sono stati imposti in questi due mesi orribili del nostro scontento, perché, si sa, la nostra memoria è debole e c'è il rischio che, se il virus si defilerà con garbo e da un giorno per un altro, dimenticheremo un po' tutto di quanto ci è accaduto e abbiamo creduto che segnasse le nostre coscienze dolorose per sempre. E 'ripartenza' è giusto il primo dei termini dell'incubo delle nostri notti insonni e disturbate. Ed eccolo il secondo termine da mandare a memoria: 'Distanziamento sociale'. Che, per noi post moderni che non sapevamo cosa fosse il 'mantenere le distanze' e, nel corso delle irresistibili movide, già ci 'stringevamo a coorte' nelle corti interne e nelle piazzuole dedicate e nei 'campi' (a Venezia), libando i lieti calici delle felici notti d'incanto estivo, per noi, dicevo, è punizione e castigo massimi - e ci addita come potenziali untori di un virus che non sappiamo se ancora aleggi e dove e in prossimità di chi. Nè se il sorriso malandrino di quella tale che esibisce abbondanti le sue grazie col bicchiere dell'aperitivo tra le dita affusolate e ci sogguarda maliziosa non sia, a ben vedere, il sorriso atroce della 'sora nostra morte corporale' che abbiamo fuggito accortamente fin qua, montando il cavallo delle mille precauzioni che ci portava a Samarcanda, ma: ' E' qui che ti aspettavo.', ci dice beffarda la sempre giovin Signora una volta giunti a destinazione. E 'prossimità' è l'ultimo termine che propongo alla vostra attenzione. Che non si è mai saputo bene se arrivasse a più o meno di km 2 dall'abitazione delle nostre quotidiane reclusioni – e a dircelo, con relativa sanzione, era il vigile urbano o quelli della 'stradale' nascosti dietro la curva o i militari in servizio di dissuasione contro i troppi disertori delle mure domestiche che sfogavano i loro ardori primaverili in bicicletta in barba ai divieti severi e alle contraddittorie ordinanze di Conte avverso ai governatori e ai sindaci. Ma è finita, è finita! Alleluia! Il 4 di maggio è vicino, giorno di Liberazione vera ed effettiva e viva e presente - e scusate se quella di ieri mi è passata in sordina, ad onta dei pochi canti dei partigiani redivivi alle finestre che qui da me non si sono proprio sentiti, perché si è liberi poche volte in una vita, oggi lo sappiamo.
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Inviato da: LewisCannon
il 15/08/2024 alle 09:09
Inviato da: cassetta2
il 29/07/2024 alle 22:19
Inviato da: ARCAN020
il 29/06/2024 alle 12:34
Inviato da: fedechiara
il 24/06/2024 alle 06:56
Inviato da: VIOLA_DIMARZO
il 23/06/2024 alle 16:38