Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Messaggi del 14/10/2018
13 ottobre 2014 Or sono trent'anni fa, traversavo a bordo di un autobus diretto a Patna, India, il 'teraj' nepalese: una conca tettonica colmata dalle millenarie sedimentazioni fluviali, e una zona sismica di faglia che, quella sera, scuoteva, invece, con violentissime scosse sussultorie, la mia povera pancia - e imploravo, di mezz'ora in mezz'ora, l'autista di fermarsi e consentire le obbligate evacuazioni a bordo strada nell'ilarità generale. Pioveva che Dio la mandava e piovve l'intera notte fino a oltre il confine. E la prima luce dell'alba illuminò di una luce livida la pianura indiana e i villaggi allagati dei contadini vestiti del solo dhoti della tradizione. E quella povera gente, vecchi donne e bambini, stavano fuori delle capanne e l'acqua gli arrivava alle ginocchia e alla pancia dei piccoli; e guardavano sfilare gli autobus dei nomadi viaggiatori e li salutavano con le mani levate e i mesti sorrisi di chi vive altro destino dal loro. A quei contadini, rassegnati alle ricorrenti alluvioni e che venerano gli dei delle loro disgrazie e delle ricorrenti distruzioni, mi è capitato di pensare, ascoltando alla radio gli alti lai e le invettive e gli scoppi di rabbia dei semidei occidentali che siamo o pretendiamo di essere - e pensiamo che tutto della Natura matrigna possa controllarsi e ordinarsi al nostro vivere civile di cittadini di storiche città e metropoli. Vecchierel bianco, infermo, |
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