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Messaggi del 06/11/2019

Diari di viaggio

Post n°1027 pubblicato il 06 Novembre 2019 da fedechiara
 

Diario di viaggio (2)

L'ariosità, certo. E il biancore e i colori pastello dei palazzi forti, quadrati, ornati di sculture e fregi e che delineano le piazze ampie che hanno fatto la Storia. Mai viste tante bandiere sospese in una sola piazza – e passi che si chiami 'Unità d'Italia' e che qui, in quest'angolo di Europa esposta a tutti i venti, si sia giocata la partita più tragica dei trattati post bellici che ci hanno privato dell'Istria e della Dalmazia, e che oggi sia il quattro di Novembre: giorno designato di una festa delle Forze Armate che dovrebbero salvare la Patria, ma ancora brucia la disfatta dell'ultima guerra e l'esercito degli slavi in armi che arretrarono solo dietro le minacce americane che salvarono la città dall'odiosa occupazione.

E davvero si respira Storia e letteratura, in questa città di biancore diffuso e ariosità anche architettonica – malgrado l'imponenza delle storiche costruzioni e le facciate e il colonnato dei templi religiosi e laici. E i caffè storici resistono alle intemperie della postmodernità e alla maledetta globalizzazione che ridisegna il futuro delle nostre città. E, chissà come, non vedo cinesi a gestirli e i negozi del centro sembrano ancora saldamente in mani indigene, alleluia! in periferia non so.

E Venezia, invece, ha ceduto le armi e le edicole e i bar e i negozi di pelletteria e di chincaglieria turistica – ogni città ha la sua storia e i suoi cedimenti e gli avvilimenti e le miserie e la decaduta nobiltà sommersa dai milioni di visitatori-locuste.

Forse Trieste è una città dove vivere è bello, chissà, provare per credere – e i prezzi delle case sono decisamente più bassi di Treviso e della cintura di cittadine satelliti che le fanno corona, ma solo nella cintura urbana periferica che, a volo d'uccello, è brutta tanto quanto il centro storico è 'charmant' di tradizioni e letteratura e storia mitteleuropee. 
Bisognerebbe rifare il viso alle storiche città ogni vent'anni e abbattere le loro brutture più evidenti e restituire alle città storiche la dignità architettonica perduta negli anni della crescita edilizia speculativa de 'il sacco delle città' denunciato dai giornali dell'epoca. 
Vaste programme, come diceva C. De Gaulle buonanima.

Havvi a far, il governo del 'fare', ma i sindaci coraggiosi latitano e i governanti di riferimento sono quelli che le avvilenti cronache del Malpaese ci consegnano ogni giorno che Dio manda in terra, ahinoi - scegliete voi tra gli imbonitori berlusconi e renzi, per tacer degli altri morti e sepolti, parce sepulto.

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Taccuini di viaggio

Post n°1026 pubblicato il 06 Novembre 2019 da fedechiara
 

Val di Non - 26 ottobre 2019

E da quel taccuino di viaggio che sono le fotografie digitali - che scattiamo compulsivamente perché costano poco e si cancellano dalle schede e non si stampano più, bensì corredano gli scritti su facebook e danno pubblico avviso del nostro infinito viaggiare – emerge la vastità degli orizzonti di queste valli morbide, percorse dai molti eserciti stranieri che intraprendevano il loro rituale 'viaggio in Italia' a dar manforte ad una Signoria o provarsi in un qualche 'sacco di Roma' o di Firenze per poi tornarsene al paese satolli di tesori.

E ti immagini, dentro al perimetro del bel castello di Thun, quali ambasce e angosce stringessero i cuori dei signori del tempo, avvisati del prossimo apparire dei guerrieri e dei lanzi 'corruschi d'arme ferree': se farsi incontro all'invasore di turno ed evitar la pugna e l'assedio o armarsi e perire – e il castello, invero, si presenta di apparenza perfetta, rinnovato dalle generazioni nuove come se sfiorato appena dal vento freddo dei secoli e dagli eventi sanguinosi.

E, sulla strada che ho percorso di prima mattina e luce lattiginosa dell'alba montana, mi è capitato di inoltrarmi in una forra e lungo budello di roccia che, al termine di un piazzale, mostrava l'ascesa faticosa (131 scalini) del pellegrinaggio rituale dei numerosi fedeli di san Romedio, - santo eremita mio pari, ché mi muovo all'alba fedele all'adagio de: 'le ore del mattino han l'oro in bocca'.

E, in quella solitudine di geli autunnali del primo mattino e foglie indorate dall'estenuarsi della stagione, pensavo alla realtà viva dell'uomo Romedio, - leggendario homo mediavalis capace, nel mito, di rendere mansueto un orso e cavalcarlo fino a Trento all'incontro con il suo vescovo. 
Un eremita santificato già in vita dai contemporanei con la conseguente messe di 'miracoli' dei più vari e diversi, tanti quanti siamo e quante sono le diverse preghiere di ognuno, per la salute in primis.

E pensavo al miracolo delle moltissime menti infiammate dalla 'fede' che, sotto ogni latitudine e diversa religione, ci annuncia e rende verosimili i miracoli – quella strana realtà di eventi trasfigurati per i quali una guarigione improvvisa e contro ogni predizione della trista medicina assurge a benefica dispensa di questo o quel santo e/o beata Vergine dal 'regno dei cieli' in terra.

E c'è abbondantissima letteratura di testimonianze a conferma, per gli increduli cronici e recidivi, e moltissimi gli ex voto sulle scale che menano all'antichissima cappella delle solitarie meditazioni del santo – principalmente per ringraziamento di nuove nascite e bambini nati bene o risanati, chissà per quale passa parola di puerpere e madri e nonne religiosissime.

E il vero miracolo, in realtà, è proprio quella miracolosa disposizione mentale che ti dice 'fedele' e appartenente alla schiera dei credenti – poco importa fedele a chi o a che, basta che funzioni, e il sangue di san Gennaro si sciolga nell'ora e giorno stabiliti. Oremus.

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