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L'Angolo di Nimriel®

bla bla bla... e ancora bla!

 

 

« ManchiDelle certe incertezze. »

E pigliati la Valeriana, idiota.

Post n°687 pubblicato il 05 Ottobre 2007 da nimriel
 

Ok. Avevo sonno, adesso non più. Capita, no? Eccome se capita, quantomeno a me.
Soprattutto quando il divano ti avvolge, morbido al punto giusto - non troppo, non troppo poco-, accogliente come le braccia di Morfeo. Potresti semplicemente continuare a lasciarti avvolgere dalle sue spire subdole ma il pensiero della paresi post risveglio con relativa cefalea cervicale in conto a calce della molle pigrizia –provare per credere, non importa quanto accogliente sia il divano in questione- fa sì che, come uno zombie redivivo, sia meglio trasferire altrove la propria spossatezza.
Ma è a quel punto, lungo il percorso compiuto barcollando con la grazia di un orso ballerino, che il sonno sfuma.
Di soppiatto, slealmente, pian pianino, aleggiando ancora, quel tanto da dare la sensazione di un proficuo continuum divano-letto. In quegli attimi il cervello non pensa, l’unica immagine che rimanda è quella del giaciglio che t’aspetta, morbido anch’esso, al punto giusto, non poco, non troppo, ah le coltri, ah i cuscini di piuma, ah la beatitudine totale, ah sdraiarsi, rintanarsi, ah scavare la propria buca sotto il piumino altoatesino meravigliosamente leggero, meravigliosamente caldo, non troppo, non troppo poco, ah pochi stanchi passi, ancora e poi, sì, sì, SI’.

Ed eccoti là, imbozzolata ben bene, a grugnire di soddisfazione, dimenando leggermente, qua e là, il bacino per far sì che al risveglio la sindone del tuo corpo possa ben simboleggiare il pieno riposo di una notte armoniosa.
Ti abbandoni dunque, volenterosamente,  aspettando diligente il ritorno dell’amabile Morfeo per traghettarti fra le braccia di suo padre Ipno. Ti rilassi, cedi, allenti le membra. Ti sdilinquisci.
 

Ma il sonno non viene.  

Cambi posizione quindi. Ti rigiri -oh inguaribile ottimista-, scavando ancor più la tua buchetta, avvolgendoti meglio nelle coltri, sistemando il cuscino, affondando il viso in migliaia di morbide, cedevoli, soffici piume. 

Ma il sonno non viene.


Gli occhi si aprono nel buio. Le orecchie ascoltano i suoni del mondo. Il cervello ticchetta la sua ripresa, con lo stesso rumore del ferro che si raffredda.
Cambi nuovamente posizione, ripetendo tutti i gesti propiziatori presenti nel tuo archivio volontario e non.


Ma il sonno non viene.


Ripeti ancora e ancora la manfrina.


Ma il sonno non viene.


Ed è lì che decidi di alzarti, incazzata, nervosa, spossata, ‘fanculo Morfeo e l’Olimpo al gran completo.
Ed eccoti qua, a scrivere, ad un portatile in una taverna, al freddo, con l’umidità che ti entra nelle vecchie stanche ossa, cercando di autoprovocarti un cancro ai polmoni, se non alla gola, ed un' unica certezza: che l’indomani sarai inevitabile preda di orride cefalee cervicali e pseudo-paresi reumatiche.
 

Non era meglio quindi rimanersene sul divano?
‘Fanculo il buon senso.

 
 
 
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