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Vita (da) precaria

Post n°690 pubblicato il 16 Ottobre 2007 da nimriel
 


Squilla il telefono. Numero sconosciuto.

Da che ho cambiato scheda il mio rapporto con l’odioso congegno è migliorato. Quanto meno so che non sarà uno scocciatore (di vecchia data) a rompermi le palle – anche se pare incredibile la capacità di stronzattrazione da me posseduta-.

Mi decido a rispondere.

- Signora V.?

- Sì, sono io. Chi parla?

- Sono Pincopallo dello studio Pincopallini.

- Ah, salve- Salve sì, penso, idiota. Emmenomale che avevate detto che mi chiamavate lunedì. Siamo a venerdì, se la matematica non è un’opinione e il concetto spaziotempo non ha subito una flessione a me ignota, sono passati diversi giorni in più del dovuto. Ehhhh, ma son personcine tanto impegnate, è già tanto che chiamino.
- Allora, viene a lavorare lunedì?- mi fa calare dall’alto, bellobello, tranquillo come una pasqua.
AhhAh. Allora mi avete scelto, eh, testine d’abbacchio che non siete altro.
L’aveva detto A. che non aveva dubbi che mi avrebbero scelto. Diceva: -
Come possono non prenderti? Ma io avevo il sospetto che il suo giudizio fosse un tantino di parte, come dire…fazioso.

Invece no. Han proprio scelto me.

Oddio, se tanto mi da tanto, se il rush finale era davvero fra me, quella specie di oca starnazzante che aveva ragliato la sua risata in sala d’attesa e un’altra sconosciuta di cui nulla so e mai saprò (e manco mi frega)… bah, anch’io avrei scelto me.

Comunque adesso ci siamo. Tocca a me. It’s my turn.

- Beh signor Pincopallo, avevate detto che avreste chiamato entro lunedì- sussurra soave la mia dolce vocina.

Silenzio interdetto dall’altra parte della linea. – Eh sa… abbiamo molte cose da fare.

- Immagino, immagino. Ma sa… non sentendovi mi era sorta la convinzione che la vostra scelta non fosse caduta su di me.

- ….

- E quindi, sa com’è ma, bisogna darsi da fare e, nel frattempo, mi dispiace ma… ho preso un altro impegno.- Zac! Te l’ho detto, stronzo taccagno, altro che STUDIOdiquiSTUDIOdilà, ambientefamiliarediquiambientefamiliaredilà, stipendio da miserabili, no prospettive, no aumenti, no gratifiche, nonono ma noi non facciamo mai mancare un regalino alle nostre dipendenti. Ficcatelo dove non splende il sole il tuo regalino, ciccione, sai di cosa me ne faccio di un profumo da quattro soldi o un soprammobilino del menga. Anzi, già che ci sei, schiodalo nella bocca rugosa di quella specie di maitresse maltenuta con cui ti accompagni, il Deus Ex Machina dello STUDIO, come l’ha definita il figlio, il giovane commercialista, poverino, strabico a dei livelli tali che neppure la mia mente infingarda avrebbe mai osato immaginare. Pfui.

- Ah. Aveva altre proposte.- sibila velenosamente, come avessi commesso un reato innominabile.

- Certo, è ovvio, nella vita bisogna darsi da fare.
- …

- Bene, allora, la saluto e la ringrazio comunque per avermi scelto. Buon lavoro!- e attacco, dopo che Pincopallo ha sibilato il suo malevolo arrivederci.



Sono su di un balcone.
Sotto di me risuona il traffico dell’amena cittadina. Guardo dall’alto un autobus che si ferma per far scendere una vecchietta. Dall’altra parte della strada, un ciclista svirgola lungo la discesa, evitando i passanti.

Non posso dire se ho fatto bene o male. Come tutte le cose, anche questa aveva i suoi pro e i suoi contro. Forse avrei comunque potuto iniziare e prendermi uno stipendio miserevole ma sicuro, tutti i mesi, in un posto a pochi minuti da casa mia; sempre che dopo i quaranta giorni di prova fossi stata ancora la loro scelta.

Avrei potuto ma sento che per me ci sono ancora altre carte da giocare.


In fondo sto già lavorando. Sempre che il benedetto contratto mi arrivi. Sempre che poi mi paghino per davvero. Sempre che poi me li diano davvero quei ben 52 euro in saldo attivo studiopincopallini vs. lavoro a progetto per scpa compartecipata da regione Toscana ufficio Innovazione e Sviluppo.

Già, se proseguo in questa direzione, mi si prospetta una vita da precaria. Ma, in fondo, mi ci sto abituando ad una vita precaria. Ci sto quasi prendendo gusto. Mi sto assuefacendo al gusto del doman non v’è certezza, sto diventando un’amante del brivido, dell’imprevisto, dell’infinite possibilità dell’ignoto.
Già.
Nella vita, in fondo, che certe certezze ci sono?



L’ho già detto?

Ah già.
Devo proprio essere rincoglionita.



 
 
 
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