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Messaggi del 21/07/2012
Post n°70 pubblicato il 21 Luglio 2012 da non_muoverti
Si chiaccherava stasera, amabilmente in compagnia di mia madre e di una mia cugina, sedute fuori in giardino. Ogni tanto uno sguardo al cielo per bearmi della sua immensità intoccabile e pura, persa in una nostalgia che poco o nulla può colmare e che resta sullo sfondo, come le note di un basso continuo che inquieta l'ascolto. A volte si smette di guardare il cielo, pretendendo magari di raccontarlo per farlo vivere a qualcun'altro. Ma capita, però che la ricerca verso noi stessi ci porti a guardare il cielo direttamente e renderci conto che possiamo sfiorarlo , ed è tutta un'altra musica. Perchè se lo di può toccare, ci si può anche sporcare di cielo. Propio come ci si sporca di fango, di terra di vita vissuta, così vale anche per il cielo: ne abbiamo bisogno. Si parlava, dicevo. Un chiacchericcio leggero e allegro di quello che non impegna la mente ma che, anzi, la lascia libera anche di pesare ad altro...a mio padre, ad esempio, che non ho mai conusciuto, la cui assenza ha scandito ogni istante della mia vita. Il cui nome non sono mai riuscita a pronunciare quasi si trattasse di un tabù. Eppure stasera è successa una cosa straordinaria, di quelle che se non vedi non ci credi, di quelle che quando le racconti, nessuno ti presta ascolto. Ed ecco, che in mezzo al chiacchericcio me ne esco con questa frase: - mamma, l'uomo di cui stai parlando, per caso, era un amico dio mio Papà?- Si guardava il cielo e si parlava e nell'esatto istante in cui ho pronunciato la parola papà una grandissima e luminosissima stella cadente ci passa sopra la testa...la scia è rimasta visibile per alcuni secondi donandoci una visione davvero incantata, lasciandoci ammutolite. Cerco con lo sguardo gli occhi di mia madre, già lucidi di emozione e penso che si....che Lui è passato per salutarci, per dirci che ci osserva e ci segue da lassù e che in fondo non ci ha mai lasciato del tutto. Che ha lasciato lungo i nostri cammini le sue tracce per indicarci la via, che forse, talvolta non sono riuscite a riconoscere. E ora capiso con rammarico, che se avessi seguito quei segnali avrei commesso meno errori. Ma la consapevolezza cambia tutto . Mi rendo conto che il vero rammarico verso un proprio errore, nato onestamente da una scelta che non va nella direzione voluta, porta frutti impensabili. Al contrario del senso di colpa, che aiuta soltanto a chiudersi a riccio in meccanismi spaventosi, il vero dispiacere, genuino e sincero, attinge in sé una forza magistrale: un'energia che solleva le pietre, che intriga e spinge ad agire, ben prima che i dubbi lo impediscano. A ben vedere, col tempo, quell’errore può rivelarsi nient’altro che una scelta, da cui si può imparare, a cui ci si affeziona o verso cui, comunque, non si può essere indifferenti, perché nonostante tutto è parte di te. |
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