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« Marciam, marciam, marciamo!!!L'IDEA DEI BENI COMUNI ... »

L’idea dei beni comuni...e il buco nero della finanza!

Post n°173 pubblicato il 18 Maggio 2012 da orgogliosammarinese
 

SECONDA PARTE

Il denaro manca perchè viene sottratto alla sfera economica dalle banche per finire nel buco nero della finanza

Quindi non dovrà più essere possibile

che le enormi risorse energetiche e alimentari possano diventare proprietà privata

di pochi. Questa potrà essere l’inizio della terapia per sanare la malattia di un capitalismo

sfrenato provocato dal dogma errato che l’interesse privato porta al benessere di

tutti. La seconda patologia non potrà trovare soluzione se non si riconoscerà la vera natura

del lavoro. Occorre accorgersi che l’uomo non vive del suo denaro ma del lavoro degli altri:

il panettiere non produce il pane per se ma per gli altri che a loro volta provvedono

ai suoi bisogni e così via … Con il denaro non posso certo comprare beni

non prodotti; ma se ci sono i beni, con un intelligente sistema di baratto, potrei soddisfare

 i miei bisogni anche senza denaro.

E’ assolutamente necessario convincersi che se le persone lavorano e producono

beni e servizi a sufficienza per soddisfare i reciproci bisogni, è assurdo che non vi sia

abbastanza moneta che ne permetta l’acquisto. In realtà, come vedremo e come sostengono

molti studiosi del problema, di denaro ve ne sarebbe in abbondanza se il principio dei beni

comuni venisse attivato dalla comunità e l’ingordigia delle banche centrali venisse

ridimensionata.

Certamente vi sarebbero sufficienti risorse per allargare la sfera dei lavori socialmente

utili in modo da avere un reddito anche per chi non trova occupazione nel settore

produttivo. Così ogni famiglia potrebbe vivere senza problemi economici. Questa ingordigia

delle banche è la terza patologia e potrà essere risanata

solo se si riconoscerà che anche il denaro è un bene comune e deve cessare la sua creazione

 da parte dei privati come sono ora le banche centrali. Lo stato deve riappropriarsi

della sovranità monetaria e stampare moneta in modo oculato a seconda delle reali esigenze

della vita economica e dei cittadini che esso rappresenta.

Le banche devono tornare ad essere al servizio dei cittadini e, tramite opportune disposizione,

gestite da enti sotto il controllo della comunità. Non solo, ma gli stessi utili degli istituti bancari,

 escluso il giusto guadagno che comporta la gestione della banca, dovranno tornare alla comunità.

 Le banche etiche sono nate appunto con questi scopi a testimonianza che la parte sana

dell’organismo sociale sta già reagendo a questa patologia con forze risanatrici.

Basterebbe solo riconoscere e valorizzare quello che già esiste ubbidendo al principio che, per

 Cambiare qualcosa, occorre costruire un modello nuovo che renda il vecchio obsoleto.

La crisi non cesserà se questi vecchi dogmi di un capitalismo ormai malato e ottuso non verranno

smantellati alla radice. Ma non sarà sufficiente, “escogitare” nuove regole se queste non poggeranno

sul riconoscimento delle realtà dei beni comuni, che comprende anche il denaro e del fatto che l’uomo

non vive del suo denaro

ma del lavoro degli altri.

 

RENZO ROSTI

 

 

 

 
 
 
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