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ORGOGLIO SAMMARINESE

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I SANTI E I FANTI

Post n°184 pubblicato il 13 Giugno 2012 da orgogliosammarinese
 
Foto di orgogliosammarinese

E’ stato già rilevato che di santi

in questa firma se ne incroceranno

parecchi: da San Marino,

di cui porta il nome il nostro

Stato, a Sant’Agata, che specifica

il cognome del ministro degli

esteri italiano.

Ma forse si è trascurato di citare

il Santo che fa un po’ da padrone

di casa in questa circostanza, soprattutto

per la data scelta per lafirma: Sant’Antonio da Padova.

Il 13 giugno, infatti, è proprio il giorno dedicato

a questo gigante di santità e Dottore della

Chiesa che tiene in braccio il bambino Gesù e

nella mano ha il giglio bianco a lui dedicato che

fiorisce proprio in questo periodo dell’anno. Fra

l’altro Sant’Antonio è pure molto vicino alla realtà

sammarinese considerato che a Rimini fece

uno dei suoi più importanti miracoli ricordato

nella cappella di Piazza Tre Martiri. Si narra

che nel 1223 l’eretico Bonisollo, che disconosceva

l’Eucarestia, condusse davanti al Santissimo,

portato in processione da Antonio, la sua mula.

Di fronte all’Ostia l’animale lasciò il fieno che

stava ruminando e, per ordine del frate, si inginocchiò,

così l’eretico fu convertito.

Guai a scherzare con i Santi, ma l’episodio deve

servire ai fanti per capire che non sempre basta

un po’ di fieno per distogliere l’attenzione dalle

cose importanti.

E importante, di certo, è la firma. Ma altrettanto

importante sarebbe sapere che cosa si firma e,

soprattutto, le conseguenze che ha. E queste, fra

proclami e brindisi, nessuno le ha spiegate con

certezza ai sammarinesi e agli italiani.

Di sicuro non ne avrà di positive sulla questione

frontalieri. Anzi, proprio sulla questione

frontalieri di conseguenze non ne avrà affatto.

Con il risultato che le cose, restando come sono,

peggioreranno nel 2013, visto che il governo

italiano ha già detto che per quell’anno la franchigia,

già abbassata per il 2012, verrà eliminata

del tutto.

Appare quanto meno errata l’affermazione del

segretario Dc, dunque, con la quale si è rassicurato

che la firma e la riforma tributaria risolveranno

tutti i problemi dei lavoratori italiani

occupati sul Titano. Quindi, considerato che la

prima, sempre che la ratifica arrivi a breve, non

risolve proprio un bel niente e che la seconda

non ha ad oggi alcuna sicurezza di passare l’esame

dell’aula, azzardare certezze dove si fa fatica

a prevedere possibilità, risulta imprudente. Imprudente

perché si corre il rischio di alimentare

aspettative che non verranno mai soddisfatte.

Poi hai voglia a gridare che si vuole evitare lo

scontro sociale!

La verità è che di santi in paradiso i frontalieri

non sembrano averne neppure uno. Eh sì che un

santo non si nega neppure agli animali. Tanto

che in una storiella si racconta che quando

Sant’Antonio abate, quello che si ricorda a

gennaio, venne chiamato dal Padreterno e gli

venne chiesto che carica volesse avere, questi

avrebbe risposto: visto che il mio omonimo è

Dottore della Chiesa, a me andrebbe bene anche

fare il veterinario. Detto fatto, tanto che divenne

il protettore degli animali che il 17 gennaio di

ogni anno vengono portati in chiesa e benedetti.

La firma, comunque, dovrebbe avere due funzioni,

da un lato quella di riportare il Paese ad

essere virtuoso magari ingenerando un cambio

di mentalità diffusa che ancora proprio virtuosa

non lo è del tutto, e allo stesso tempo dovrebbe

spronare la Repubblica a trovare nuove opportunità

per essere felice. Ora, se è vero, come

suggeriscono reminescenze filosofiche di kantiana

memoria, che l’incontro di virtù e felicità è la prerogativa della santità, allora può essere di

buon auspicio che tutti questi santi concentrino la loro attenzione in questo giorno.

Antonio Fabbri

 
 
 
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