Creato da: AlessandroDeGerardis il 11/03/2008
La vita e la storia di Alessandro De Gerardis

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LA MIA VITA

Post n°2 pubblicato il 12 Marzo 2008 da AlessandroDeGerardis
Foto di AlessandroDeGerardis

Capitolo II

L'autista del pittore

Nel 1965 cambiarono molte cose, anche il senso di apertura delle portiere delle Fiat 500 e 600. Ma mentre la 500, passando dalla versione D alla versione F, riscosse sempre piu' succcesso, per la 600 era gia' iniziata la fase di declino dall'anno precedente, quando usci' la sua derivata, la sua evoluzione: la Fiat 850. E mio padre se la compro', il 12 maggio 1965, nella stessa concessionaria di Grosseto dove quattro anni prima aveva acquistato la 600 che permuto'.

 

Ma il colore non cambio', era sempre bianca, l'unico elemento piu' vistoso erano i cerchi Abarth che mio padre fece montare in alternativa agli originali. Il fondo scala del tachimetro della 850 era a 140 Km/h e mio padre, fedele alla regola della lancetta (questa volta arancione) che non doveva intaccare la meta' destra dello strumento, non superava mai i 70 Km/h... un bel passo in avanti! Ma la fondamentale differenza che io percepivo tra le due auto era la maggiore accelerazione della 850, dovuta anche al fatto che il nostro modello era alimentato a benzina super (erano infatti disponibili due versioni: la normale e la super appunto).

Intanto cresceva in me la voglia di guidare, avevo gia' iniziato con la 600 a prendere il volante (enorme) tra le mani mentre stavo in braccio a papa' (vedi foto qui sotto),

con la 850 incominciai a raggiungere l'acceleratore, sempre in braccio a lui e poi, domenica 9 marzo 1969, a 8 anni compiuti il giorno prima, successe il miracolo.

Avevo da poco pranzato a casa dei miei nonni materni a Ribolla e nel primo pomeriggio andai nella campagna intorno al paese in macchina con mio padre. Lui ha sempre avuto una grande passione per la pittura, ha esposto i suoi quadri in molte gallerie d'arte e la campagna lo ispirava particolarmente per i suoi disegni e cosi', come spesso faceva, si porto' tutta l'attrezzatura per fissare su tela le sue immagini. Quel giorno, non appena lasciammo la strada asfaltata per imboccare una stradina bianca in localita' Laschi, fermo' la 850 e mi disse: scambiamoci di posto, io vengo a destra e tu prendi i comandi. 

 Li' per li' mi sembrava di sognare, ma non me lo feci ripetere due volte, nel giro di neanche dieci secondi mi trovavo gia' al volante, avvicinai il sedile ai pedali, mi misi un cuscino sul sedile per essere piu' sollevato e con la gamba sinistra un po' tremante schiacciai il pedale della frizione, il motore era rimasto acceso, ingranai la prima, col piede destro incominciai a spingere sull'acceleratore, forse un po' troppo, contemporaneamente incominciai a sollevare il piede sinistro comandato da una gamba ancor piu' tremante e l'utilitaria incomincio' a muoversi, un po' a scatti, sgommando un po' sul brecciolino, ma mi stavo comunque muovendo, pilotavo io, da solo con mio padre accanto che si mostrava piu' interessato agli spunti pittorici che al figlio di 8 anni che stava guidando la sua macchina; e non era incoscienza, era invece la coscienza che ormai poteva fidarsi di me, avevo fatto cosi' tanta gavetta sulle sue gambe che ormai ero autonomo. Autonomo e felice. Era iniziata una nuova era per me e tutte le domeniche successive, per tanti anni, detti la mia disponibilita' per accompagnare il pittore a prendere spunti campestri.  

 
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