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Fini & Casini, calcolatori che sbagliano i conti
Post n°26 pubblicato il 06 Gennaio 2010 da Sir.Amadeus.Callagan
Tratto da "ilGiornale" del 6 Gennaio 2010
La matematica non è il loro mestiere. Ogni volta che ci provano, c’è sempre un cifra che scappa, un conto sbagliato. Questa volta la virgola si chiama Rutelli. Doveva stare con loro e invece cincischia con Berlusconi. E per due ragionieri della politica come Casini e Fini questo è davvero un fatto grave. Quando si sono messi in fila di attesa per aspettare che passasse il dopo Berlusconi, Pier Ferdinando aveva i capelli brizzolati e Gianfranco li aveva ancora neri. Adesso Casini li ha bianchi e Fini brizzolati: stanno invecchiando senza riuscire nemmeno a vedere l’obiettivo. Nel 2005 provarono a far fuori il Cavaliere senza arabeschi e sofismi, in modo quasi onesto. Andò a finire che Berlusconi li perdonò e gli concesse un bis. E ora siamo al tris. C’è qualcosa di letterario in questa eterna e fallimentare incompiutezza, nella parabola dei due alleati che tramano ma non riescono a prendere il posto del loro capo. Casini tenne impegnato tre anni Berlusconi con il suo tira e molla e alla fine fu sbattuto fuori dalla coalizione. Per un mese andò a raccontare in tutte le piazze d’Italia che lui voleva restare nel centrodestra con il suo simbolo e il suo partito. Come sia andata a finire si sa. Quanto a Fini, salutò la fondazione del Pdl, di cui secondo Granata e Bocchino sarebbe un padre fondatore imprescindibile, con un proclama che era tutto un programma: «Siamo alle comiche finali». Oggi si atteggia a padre della Patria ma non è riuscito a far altro che contestare la propria maggioranza mettendo una compagnia di giro di piccoli vietcong del dissenso, l’ex ciclostilatrice dei campi hobbit, l’ex assessore della Magna Grecia, la brutta copia di Tatarella. Ha firmato la più severa legge sull’immigrazione e ora predica la società multietnica. Si è fatto eleggere con i voti dei repubblichini e adesso discetta sull’antifascismo, lui che si ritrovò ad Auschwitz con una comitiva che raccontava ancora barzellette sugli ebrei: «Lo sai che mio nonno stava qui? Sì, era sulla torretta». Fosse almeno coerente Fini avrebbe il fascino dei convertiti, come gli ex comunisti degli anni cinquanta, i Koestler, i Silone, che si stracciavano le vesti e dedicarono la loro vita a combattere i mostri del ’900, che per errori di giovinezza avevano servito. Niente. Il destino di Pier Ferdinando e Gianfranco è quello di essere due secondi che neppure serviti insieme faranno mai un primo. |
Inviato da: LaFra1982
il 11/02/2010 alle 15:28
Inviato da: Sir.Amadeus.Callagan
il 08/02/2010 alle 09:19
Inviato da: LaFra1982
il 07/02/2010 alle 10:57
Inviato da: romanticki
il 20/01/2010 alle 22:25
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il 26/12/2009 alle 11:19