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Il tempo non conta nel processo alla Laganà. Verso la prescrizione?

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Da "La Riviera"
Il tempo non conta nel processo alla Laganà.
Verso la prescrizione?

RODERIGO DI CASTIGLIA
Intervistato da Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera” (22 Luglio), il Capo della Procura di Roma, dr. Giuseppe Pignatone, pone fervidamente, tra l'altro, la sua attenzione giuridica sull'istituto della prescrizione, che, ove non riformato, si risolverebbe oggettivamente nel mandare esenti da pena protagonisti importanti della criminalità economica. E sul punto dichiara esplicitamente: «Sarebbe ora di valutare seriamente la possibilità che la prescrizione non operi più dopo il rinvio a giudizio; in questo modo verrebbe meno ogni interesse dilatorio degli imputati». Ma intanto che la proposta del dr. Pignatone giunga all’impossibile traguardo, a me pare che sia stato molto attivo l’interesse dilatorio, per esempio, nel processo di fronte alla Corte d’Appello di Locri che vede sul banco degli imputati per truffa, falso e abuso ai danni della locridea ex Azienda sanitaria la deputata Maria Grazia Laganà, all’epoca dei fatti vicedirettora dell’Ospedale di Locri, Maurizio Marchese, ex direttore amministrativo, Pasquale Rappoccio, titolare dell’impresa di forniture di medicinali Medinex di Reggio Calabria, Nunzio Papa, funzionario amministrativo dell’Ente, la dott.ssa Alvina Michelotta. Questo 17 Luglio il Collegio giudicante doveva pronunziare la sentenza e mettere finalmente fine a questo processo, che prima o poi dovrebbe suscitare la passione scentifica dei giuristi italiani per l'apparizione del teorema Cincinnato: temporeggiare, rinviare, vincere, cioè prescrivere. E, tuttavia, a differenza del dr. Giuseppe Pignatone, giudico che questa tattica sia giuridicamente lecita. Poiché non soffro di tanto torcicollo da sospirare, come il Simancas, gran giurista della Santa Inquisizione, il processo “senza lo strepito degli avvocati”. Gli avvocati possono e debbono ricorrere a tutti i mezzi, offerti loro dal Codice penale, per difendere i loro clienti, per sottrarli alla pena. E la strategia del rinvio per acchiappare i termini della prescizione è un classico da manuale. Nel processo di Locri è ciò che si viene rificando, trovando il punto d’avviamento e di snodo nel comportamento dell'eccellente imputata deputata Maria Grazia Laganà, che ha invocato più volte il legittimo impedimento di natura istituzionale per non comparire in aula , e non sappiamo che cosa per avvalersi della facoltà di non rispondere.
Legittimo impedimento che il Collegio giudicante non ha mai messo in
discussione, sempre accogliendolo. Eppure, la deputata Maria Grazia non presiede nessuna Commissione parlamentare, non è stata mai impegnata in missioni, e il suo voto non era decisivo in nessuna votazione parlamentare. E può vantare, se vanto è, solo il 79,59% di presenze in Aula (8311 su 10442). Azzardo che in quel 79,59% di presenze in Aula ci siano stati i giorni in cui doveva essere in Tribunale. Ne ha sofferto la Giustizia, ma ne ha guadagnato l'Italia da salvare. Ma noi vogliamo stare sul piano del diritto. La deputata Maria Grazia Laganà al processo di cui stiamo discorrendo non è testimone, ma imputata. Da imputata, per difendersi, può non dire il vero, avvalersi della facoltà di non rispondere, tirare il can per l'aia, puntare ai continui rinvii, aspirare alla prescrizione. Tutto legittimo. Incorre, però, una domanda: il giudizio di legittimità coincide con il giudizio di moralità?                Tutto ciò che è legale è morale?
La signora Maria Grazia Laganà, sempre  pronta a condannare fin dalle conferenze dei magistrati i caduti nella rete giudiziaria, non è una citadina qualunque. È una deputata, portata alla Camera dall'assassinio del marito, dr. Francesco Fortugno, Vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria. È stata membro della Commissione parlamentare antimafia dalla quale poi è stata deposta.
Nessuna ombra dovrebbe e deve ingombrare il suo status di donna-simbolo. Non deve predicare bene e razzolare male. Dire alto e chiaro con il gruppo dirigente del PD che ci si difende nel processo e non dal processo, e poi battere le strade dell’ avvocato di Silvio Berlusconi, di quell’avvocato Nicola Ghedini, mastro di tutte le imboscate contro la celebrazione dei processi.
L’appuntamento ora è al 3 Ottobre, data in cui il collegio giudicante dovrà pronunciarsi. Se non ci saranno altri legittimi impedimenti. Come in questo decorso 17 Luglio. Dove, a onor del vero, impedita non era la deputata Laganà, ma, per motivi di salute, altro imputato. Non si usa in tribunale, ma la staffetta è sempre utile.
IL DITO NELL’OCCHIO

 
 
 
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