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LA SPERANZA DELL'AQUILA

Post n°855 pubblicato il 05 Aprile 2011 da angeloluciorossi

Carissimo Mario,

ho appena ricevuto le due interviste sulla nostra Aquila. Le ho rilette dieci volte. In silenzio. Le parole spesso non riescono a descrivere le circostanze drammatiche che sfidano il nostro povero cuore. Ma Qualcuno è venuto incontro a questa nostra impotenza. Quella notte ce la portiamo dietro per sempre. Erano le 3,32. Il 6 aprile di due anni fa..Trecentotto morti,1600 feriti e circa 65 mila sfollati. Una notte di prova dentro il dolore che per alcuni istanti ha pietrificato il nostro cuore. Una notte che ci ha costretti ad accorgergi delle nostre esigenze umane. Più le scopriamo dentro la vita e piu' ci accorgiamo del nostro senso di impotenza. Siamo stati feriti. Lo siamo ancora.La nostra carne grida ancora un senso,un compimento,un abbraccio per sempre. Sembra che il fallimento, la morte, la distruzione sia sempre dietro l'angolo. Le macerie ci ricordano permanentemente questo fallimento. Eppure, in quei mesi è successo qualcosa. Qualcosa dentro qualcosa. Ci siamo conosciuti. Una grande storia. La più bella storia di questi anni. Una storia di speranza dentro il fallimento. Una storia di rinascita dentro la morte. Dopo pochi mesi è arrivata la "Città dei ragazzi". Un luogo,una casa,dei mattoni nuovi. Era appena un tendone, eppure più accogliente di una reggia. Quel tendone è stata ed è la speranza dell'Aquila. In quel tendone sono passati centinaia e centinaia di volontari e tantissimi ragazzi con le loro famiglie. Quel tendone era ed è la nostra speranza. Non volevano andare via. Eravamo incollati in quel posto. Eravamo attaccati a quelle facce. Non ci portavano appena appena un po' di solidarietà. Ci hanno ragalato la speranza. Ci hanno ridestati all'umano. Ci hanno toccato il cuore. Eravamo lì a cantare e il dolore diventava fecondo. Cantavamo spesso. Non abbiamo mai cantato così. Non esisteva la stanchezza. Abbiamo vissuto un pezzo di paradiso in terra. Quando il cuore è abbracciato non ti manca nulla. Ci siamo accorti che Qualcuno era venuto incontro alla nostra impotenza e al nostro dolore. Lo abbiamo sperimentato, lo abbiamo toccato, lo abbiamo visto camminare. Sembra che Dio fallisca per rimettere in moto la nostra povera libertà. Quello che abbiamo vissuto non è un ricordo. Quello che abbiamo vissuto basta alla vita. Non vogliamo impadronirci di quello che è accaduto e che continua ad accadere. Dobbiamo lasciar essere quello che si mostra, quello che accade. Non preoccupiamoci delle tante lamentele di fronte alla ricostruzione. Niente può scandalizzarci di fronte a quello che ci è successo. Non basta tutta la vita per far memoria dell'avvenimento di popolo vissuto in quei giorni di tragedia. La vita è drammatica ma non finisce mai in tragedia. La bambina speranza cammina ancora per il mondo ed è passata all'Aquila. Un abbraccio forte! Angelo

P.S. Abbracciami la Città dei ragazzi!

 
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