Versi e prose

Due punti non possono essere mai così distanti da non trovare un segmento che li unisce

Creato da IOeMR.PARKINSON il 06/06/2011
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« I giorni della memoriamorte di un idiota »

A COSA SERVE UN TITOLO?

Post n°48 pubblicato il 29 Gennaio 2012 da IOeMR.PARKINSON
 
Tag: Poesie



Nella cantina della mia casa, tra bambole senza braccia, cavallini azzoppati e fiori di carta color zucchero marcio, tanto tempo fa ho riposto un sacco di tela talmente rigonfio da dare l'impressione che dovesse scoppiare da un momento all'altro. L'avevo riempito giorno dopo giorno, con la cura meticolosa di chi crede che tutto sia eterno e vi avevo riposto i miei segreti per custodirli, i libri che avrei dovuto leggere e quelli che avevo letto, i pensieri strappati alla notte nelle lunghe ore di attesa che qualcosa accadesse. Mi dicevo verrà il giorno in cui tutto ciò mi servirà, quando finalmente prenderò il treno che mi porterà lontano dalla mia città prigioniera del mare, perchè il mare così libero e immenso ha il potere di farti sentire prigioniero se nasci in un'isola.





Nel sacco avevo anche messo il colore dei capelli delle ragazze che non avevo avuto e il luccichio dei loro occhi di seta: se un giorno dovessi dipingere la giovinezza, mi dicevo, ne avrò bisogno e, vi avevo stipato anche il suono delle loro
parole, la grazia delle loro movenze, perchè se un giorno dovessi scrivere, mi dicevo, ne avrò bisogno!
Non ho fatto niente di tutto questo perchè, anche se lasciai la mia terra, lo feci quando avevo già rinunciato a vivere, ma caparbio come un mulo continuai a portarmi con me quel sacco di tela cercando di non perdere niente del suo contenuto e ad ogni tappa del cammino, controllavo che i lacci della chiusura tenessero.
Quando mi fermai, perchè stanco di continuare ad andare avanti, lo riposi in cantina e lo dimenticai. Lo riscoprii qualche tempo fa, non mi ricordo cosa stessi cercando, e quando lo presi fra le mani si afflosciò perchè era pieno solo di aria!
Io non gioco a dama sotto il sole nel parco con i vecchi della mia età ma non me sono neanche mai ..."andato", forse perché non sono mai stato bello e ho sempre avuto paura di scottarmi. Ma in fondo, c'è da dire che faccio parte di una generazione sbagliata: nati troppo presto per condividere gli  ideali del dopo guerra e troppo tardi per rinnegarli

Ti capisco Bukowski, poeta di una generazione alla quale avrei voluto appartenere: "a cosa serve un titolo?"                     franco

a cosa serve un titolo?

 

non ce la fanno
i belli muoiono tra le fiamme -
barbiturici, veleno per topi, cappio, qualsiasi
cosa...
si strappano via le braccia,
si gettano dalla finestra,
si cavano gli occhi dalle orbite, rifiutano l'amore
rifiutano l'odio
rifiutano, rifiutano.

 

non ce la fanno
i belli non durano,
sono le farfalle
sono le colombe
sono i passerotti,
non ce la fanno.

 

una fiammata alta
mentre ivecchi giocano a dama nel parco
una fiamma, una bella fiamma
mentre i vecchi giocano a dama nel parco
sotto il sole.

 

i belli vengono trovati nell'angolo di una stanza
accartocciati tra ragni e siringhe e silenzio
e non capiamo mai il motivo per cui se ne sono
andati, erano cosi
belli.
non ce la fanno,
i belli muoiono giovani
e lasciano i brutti alle loro brutte vite.

 

adorabili e brillanti: vita e suicidio e morte
mentre i vecchi giocano a dama sotto il sole
nel parco.

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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