Versi e prose
Due punti non possono essere mai così distanti da non trovare un segmento che li unisce
Creato da IOeMR.PARKINSON il 06/06/2011Area personale
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morte di un idiotaSpesso ci accade di etichettare le persone come se fossero merce esposta in un supermercato, ad esempio, se ci fermiamo al reparto macelleria, troveremo: filetto di vitello, polpa di vitello, di vitellone, di prima o seconda scelta, costine, tritata magra, tritata di seconda qualità, ecc. ecc., poi ci sono le frattaglie di diverso tipo e infine gli ossi per il brodo e quelli che neanche un cane mangerebbe! Come si capisce che sono abituato a fare la spesa e, anche se quasi vegetariano, i pezzi di carne esposti nel banco macelleria mi hanno sempre fatto riflettere. In fondo anche gli esseri umani vengono etichettati secondo certi criteri che non sempre riflettono il vero valore della merce (esempio: una fetta di filetto alla griglia è più buona di un piatto di fegato alla veneta?) , perché spesso ci fermiamo alle apparenze e in base a queste esprimiamo dei giudizi e attribuiamo dei valori. Si, siamo tutti catalogati in funzione di come ci presentiamo e dell'etichetta che ci è stata affibbiata: uomo di cultura, mente politica, manager d'assalto, dirigente, impiegato, buon padre di famiglia, sciupa femmine e la lista potrebbe continuare all'infinito. Ma in fondo a questa lista troviamo gli ossi che neanche un cane mangerebbe, troviamo delle persone che abbiamo etichettato con un termine che generalmente utilizziamo con disprezzo: gli idioti, cioè individui che non hanno adeguate capacità intellettive. Per intenderci meglio, sto parlando di quella categoria alla quale appartenevano, un tempo, gli scemi dei villaggi. Ogni comunità, anche se piccola, aveva il proprio scemo del villaggio! Ma se ci fermiamo un attimo a ragionare viene spontaneo chiederci, ma cosa aveva di particolare lo scemo del villaggio? una cosa di sicuro: era diverso dagli altri! Certo che anch'io non devo essere tanto normale se sono partito dal banco del macellaio per arrivare allo scemo del villaggio! I cosiddetti diversi ci hanno quasi sempre fatto paura e abbiamo cercato di isolarli e nella storia più recente li abbiamo sterminati e fatti passare, trasformati in fumo, dalle canne dei forni crematori! E questo avveniva ad opera dei cosiddetti normali con il complicità tacita di altri normali che facevano finta di non sapere. Ma torniamo a bomba allo scemo del villaggio, quasi sempre una creatura semplice che aveva solo la colpa di essere diverso dagli altri, di non sapersi esprimere come gli altri, di avere paura dei suoi simili. Oggi non ci sono più i villaggi di un tempo, anche le piccole comunità scimmiottano le grandi città ma quelli che noi consideriamo “idioti” ci sono sempre. Ci sono delle strutture organizzate per accoglierli, per accudirli ma in fondo, nessuno di noi si pone alcune delle domande che dovrebbero sorgere spontanee: quali sono i pensieri che un idiota nasconde? qual'è la sua visione del mondo? che opinione ha di quelli che stanno al di là della siepe? un idiota come ci giudica, ammesso che lo faccia o ha già superato questo stadio ? Alcune società dell'antichità e molte culture tribali avevano un profondo rispetto per gli idioti e i pazzi in generale perché li consideravano delle creature divine. E se avessero avuto ragione loro? Personalmente penso che anche Charles Bukowski la pensasse alla stessa maniera! morte di un idiota parlava a topi e a passerotti e aveva i capelli bianchi a 16 anni. suo padre lo picchiava tutti i giorni e sua madre accendeva ceri in chiesa. la nonna si avvicinava mentre il ragazzo dormiva e pregava perché il diavolo mollasse la presa su di lui mentre sua madre ascoltava e piangeva sulla bibbia. sembrava non notare le ragazze sembrava non notare i giochi che i ragazzi facevano non c'era molto che sembrava notare semplicemente non sembrava interessato. aveva una bocca molto larga, brutta e i denti sporgevano e gli occhi erano piccoli e spenti le spalle erano spioventi e la schiena era curva come quella di un vecchio. viveva nel nostro quartiere. parlavamo di lui quando eravamo annoiati e poi passavamo a cose più interessanti. raramente usciva di casa. ci sarebbe piaciuto torturarlo ma suo padre che era un uomo enorme e terribile lo torturava per noi. un giorno il ragazzo mori. a 17 anni era ancora un ragazzo. una morte in un piccolo quartiere viene notata subito, e poi dimenticata 3 o 4 giorni dopo. ma la morte di questo ragazzo sembrò restare dentro tutti noi. continuavamo a parlarne con le nostre voci di ragazzi-uomini alle 6 del pomeriggio appena prima del buio appena prima di cena. e ogni volta che passo in macchina per quel quartiere adesso, dopo decenni penso ancora alla sua morte mentre ho dimenticato tutte le altre morti e qualsiasi altra cosa accaduta allora. di Charles Bukowski
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Inviato da: gattaselvatyka
il 18/03/2012 alle 23:26
Inviato da: marinad63
il 05/12/2011 alle 00:01
Inviato da: IOeMR.PARKINSON
il 07/09/2011 alle 21:15
Inviato da: marinad63
il 06/09/2011 alle 16:19
Inviato da: marinad63
il 28/08/2011 alle 00:54