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Imparare a lasciare andare

Post n°21 pubblicato il 13 Febbraio 2015 da bellicapellidgl3

 

Conosco il mondo virtuale.

Mi ha insegnato nel corso degli anni molte cose di me.
Ad esempio,  quanto le emozioni possano prescindere dal piacersi solo guardandosi, prima di allora certi meccanismi si innescavano solo così.

Ignoravo quanto invece le emozioni possano attraversare uno schermo, prima ancora della voce, quanto una relazione epistolare, per così dire, possa acquistare forza, montare giorno per giorno con uno strano acceleratore che di norma non interviene nelle relazioni ordinarie.
Se troviamo chi ci corrisponde – e non sto dicendo che sia una cosa facile, tutt’altro-  è più facile mettersi a nudo, l’intimità si instaura in tempi insospettati, il coinvolgimento può essere altrettanto forte che per qualcuno che abbiamo guardato negli occhi.

So che sto parlando di cose che molti hanno sperimentato, però io parlo di me, adesso.
Della riflessione che è maturata in me in questi giorni riguardo a certe dinamiche, appunto.

Un rapporto virtuale può arricchirsi di sentimenti reali, la tenerezza, l’affetto, la preoccupazione, l’empatia, la curiosità, il desiderio.
Certe persone possono entrare nelle nostre trame più di quanto si rendano conto. 
Nei nostri pensieri al risveglio.
Possono entrare nelle nostre attese, nel senso di inquietudine.
Possono diventare mancanza.  
Sofferenza, anche.  
E non è detto che dall’altra parte noi assumiamo la stessa valenza.

E, se non si gioca ad armi pari, se quello che abbiamo messo sul piatto non ha lo stesso valore, se non riusciamo più a tenerci, a darci , forse dobbiamo imparare a lasciarli andare.

Lasciarli andare dentro di noi.

Spezzare quel legame che in fondo è solo nel nostro vissuto.
Smettere di aspettare che quel qualcuno possa darci ciò che avevamo creduto di vedere.

Non è così facile lasciarli andare. Per niente, almeno per me.
Perché non c’è nulla di virtuale in quello che proviamo. Nulla di virtuale nel restare intrappolati in un immaginario sospeso che mai è diventato realtà.

E allora mi chiedo.

In una vita in cui affrontiamo perdite e cerchiamo di metabolizzarle, è sano provare a costruire rapporti che, già per la modalità in cui nascono,  possano aumentare i nostri strappi, esporci così alle intemperie? 

Alla delusione.
Al non essere per l’altro quello che vorremmo essere.

Vale tutto questo l’emozione illusa che ci hanno regalato?

 
 
 
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