Creato da sinaico il 08/05/2008

Rivotorto

fede e vita - natura e grazia

 

Messaggi di Febbraio 2023

Giudizi divini

Post n°1246 pubblicato il 27 Febbraio 2023 da sinaico

Dio comincia a retribuire, e perciò anche a ricompensare, già in questa vita, per come è possibile farlo in questa vita, e lo fa al meglio per noi, anche se tutto si compirà alla fine dei tempi, ma comincia a ricompensare a cominciare dall’anima.

Dio infatti tiene conto innanzi tutto della ricompensa soprannaturale che si compirà in Paradiso, e tutto fa convergere verso questa ricompensa. In quest’ottica anche certe croci possono essere una ricompensa (mentre certe altre sono di condanna, atte, però, come quella del buon ladrone, ad essere “riconvertite” in strumenti di grazia).

Subordinatamente Dio tiene conto del nostro bene spirituale naturale, in qualche modo legato al bene soprannaturale e spesso fortemente legato ad esso.

Ma Dio non disprezza affatto il bene materiale, ma anch’esso è messo in relazione al bene soprannaturale.

 
 
 

Luoghi santi

Post n°1245 pubblicato il 27 Febbraio 2023 da sinaico

La grazia divina sta alla grazia attuale dei luoghi santi, un po’ come la Presenza divina nell’Eucaristia sta alla presenza divina nello spazio dei luoghi santi, e, per una certa analogia, un po’ come la realtà di una persona sta alla sua foto.

Ma come ci sono foto di eventi solenni, ad esempio di un matrimonio in cui tutti si mettono in posa, e ci sono foto di eventi ufficiali meno importanti, come dell’inaugurazione di qualche evento, e poi ci sono le foto private, spesso scattate di sorpresa, così, in un certo senso, ci sono i luoghi santi più universali, a cominciare dalla Terra Santa, ma anche le Basiliche Papali e i grandi santuari come Fatima e Guadalupe, poi ci sono i luoghi santi che ricordano eventi sempre universali ma di portata più locale, e ci sono luoghi santi piuttosto privati.

Tutto è universale e tutto è privato: l’universale va vissuto personalmente e ciò che è privato, che non è mai privato, assume, anche attraverso i valori universali nella vita delle persone, una portata universale, per cui ci sono luoghi più di valenza universali, e perciò più importanti, e luoghi più di valenza personale, e perciò particolarmente “importanti per me”, ma tutti interagiscono tra loro.

Nel tempo i flussi si modificano e ci sono cose nuove che interagiscono con le vecchie.

Ma i luoghi santi, come le fotografie, servono per sollecitare ed evocare l’amore, e perciò la presenza e la Presenza di Dio.

Ma come può capitare che una foto privata, magari vecchia e un po’ alterata, possa, a livello personale, evocare forti emozioni, così può capitare che un luogo può, personalmente, evocare fortissimi sentimenti atti ad aprirsi all’amore, tanto da divenire un luogo “solenne per me” e perciò, in noi, un luogo di piena universalità.

Tutto dipende da Dio e, anche, dalla nostra realtà in collaborazione con lui.

 
 
 

Singolarità e comunitarismo

Post n°1244 pubblicato il 27 Febbraio 2023 da sinaico

L’uomo non è un singolo, ma una persona, e non fa parte di una massa, ma di una comunità.

La persona è già originale e perciò singola, per cui il farsi voler riconoscere, invece di realizzare la persona in rapporto con Dio e il prossimo, la isola.

Allo stesso modo uno sbagliato senso di comunità che uniforma tutto e tutti, non realizza la persona, ma la appiattisce, e perciò la mortifica.

Oggi la psicologia, trattando il tema del narcisismo (degli altri), pur affermando delle cose giuste e dando delle indicazioni giuste, tende a isolare le persone, così come il comunitarismo tipico delle sette appiattiscono gli aderenti.

 
 
 

Corpo e anima

Post n°1243 pubblicato il 27 Febbraio 2023 da sinaico

Qualunque siano le circostanze che si manifestano nella nostra vita e anche nel nostro corpo, e qualunque sia l’influenza pratica che queste hanno su di noi, in qualche modo l’anima si esprime con ciò che ha a disposizione e soprattutto on ciò che è “suo”, cioè il corpo.

 
 
 

Singolarità

Post n°1242 pubblicato il 27 Febbraio 2023 da sinaico

In una situazione di singolarità la risposta della natura può essere singolare, ma cambiando la situazione e con essa le condizioni singolari che l’avevano contraddistinta, ciò che prima era naturale potrebbe rivelarsi innaturale. Ad esempio il mangiare del pane consacrato a Dio di Davide e dei suoi uomini affamati. O i figli di Adamo ed Eva, che si sono sposati fra loro, per cui anche a livello genetico la natura non poteva che prevedere come buono ciò che poi si sarebbe diventato dannoso: sia geneticamente, sia psicologicamente, sia spiritualmente.

 
 
 

Ideologie buoniste

Post n°1241 pubblicato il 27 Febbraio 2023 da sinaico

Le ideologie più dicono cose giuste senza fare riferimento a Dio (e perciò all’uomo che sta al centro dell’amore divino), più, in un certo senso, sono espressioni anti cristiche.

Ad esempio, il tollerantismo, il pacifismo, l’ecologismo…

Tante cose che dicono sono condivisibili, così come tante speranze e istanze che rappresentano, ma la direzione presa non conduce al bene, ma al male.

Sono le ideologie più pericolose, anche se seducenti, perché ingannevoli, perché, per affermare la menzogna, dicono tante verità parziali.

 
 
 

Sofferenza

Post n°1240 pubblicato il 27 Febbraio 2023 da sinaico

La sofferenza è un segno di predestinazione e una caparra di salvezza.

 
 
 

Carità e servizio

Post n°1239 pubblicato il 27 Febbraio 2023 da sinaico

L’amore universale, la cui forma piena e più alta è la carità che proviene da Dio, non è legato alla nostra conoscenza umana proprio perché universale, ma si serve di essa. Questo manifesta che il nostro amore sulla terra è in divenire e, se anche la carità in sé stessa è sempre perfetta, si manifesterà nella pienezza in Cielo, dove anche il nostro modo umano di amare si trasformerà in senso soprannaturale.

In questa vita l’amore di Dio, sempre perfetto, non solo manifesta che nella sua pienezza si manifesterà in Paradiso, ma è limitato e ostacolato dal peccato originale e dalle sue conseguenze, cioè dai nostri ulteriori limiti che si aggiungono a quelli naturali della nostra umanità, e dal nostro peccato.

L’amore spirituale umano supera e sovrabbonda la nostra conoscenza intellettuale, anche se la usa per concretizzarsi e perciò realizzarsi anche visibilmente, e la carità soprannaturale supera e sovrabbonda l’amore umano universale, anche se spesso se ne serve.

La povertà in senso francescano è intimamente legata alla castità, in tutti i sensi.

Spesso occorre tacere e rinunciare a manifestarsi per dare gloria a Dio, che tutto fa mentre noi non facciamo nulla e quel poco che facciamo, lo facciamo in lui e per lui.

Se vuoi affermare te stesso, devi donarti e se vuoi donarti devi prima amare te stesso. Questo si può fare solo se noi prima siamo amati da Dio e di conseguenza lo riamiamo. Cosicché possiamo essere perfetti come Dio è perfetto, cioè possiamo fare come Dio: prima amiamo i fratelli e li serviamo come possiamo, poi possiamo essere amati da loro.

Da questi principi si possono fare innumerevoli riflessioni e trarre innumerevoli conseguenze.

Ad esempio: se ti vuoi realizzare, non ti devi realizzare per te stesso, e se senti il bisogno di dedicare anche un po’ di tempo per te, non deve essere per te, ma per Dio, che è il principio dell’amore che hai e che, perciò, puoi donare agli altri solo in quanto tu lo hai già, e lo puoi donare per quanto ami Dio e poi ti ami dell’amore con cui Dio ti ama. Noi, infatti, riguardo a Dio aspiriamo ad essere amati e poi a riamare, ma riguardo al prossimo dobbiamo aspirare prima ad amare: solo così il Cielo può sviluppare radici nella società umana, anche se in modo non ancora compiuto.

Il senso di solitudine in questa vita vuole essere colmato e solo in Dio può esserlo (ma è come bere l’acqua viva di Gesù: più si beve, più se ne desidera e più si collabora con Gesù a darla). Il senso di solitudine in questa vita non va allontanato con la droga dell’attivismo, ma va rettamente vissuto, in modo che sia come una luce che ci guida a Dio e di conseguenza al servizio dei fratelli. Se il senso di solitudine non conduce a dare frutto come fa il seme, che per farlo muore, rimane solo, e perciò non si compie nella pienezza dell’amore, che è relazione soprannaturale con Dio e, di conseguenza, coi fratelli.

Non si possono ridurre le realtà universali alle categorie della politica, in cui ognuno si fa “portavoce” della giustizia, e le realtà politiche che più lo fanno, quelle che in nome della giustizia vogliono cambiare tutto senza conservare nulla, sono le più anti cristiane, non per il proposito di voler cambiare le cose, ma perché non fanno riferimento ai valori della fede, e non vi fanno riferimento non in quanto non ne tengono conto, ma in quanto la contrastano, cosicché anche i valori buoni che propugnano si inquinano di corruzione.

L’unico modo di cambiare le cose, infatti, è ricominciare proprio dai valori della fede e da sé stessi, il che non esclude l’impegno sociale ma, anzi, lo sollecita.

 
 
 

Amore e perdono

Post n°1238 pubblicato il 24 Febbraio 2023 da sinaico

Gesù ha detto: “Quello a cui si perdona poco ama poco” (Lc 7,47). Che significa?

La frase va letta come una lettura realistica di ciò che, di fatto, accade generalmente, e non come una legge spirituale che afferma che, a chi pecca poco, gli è perdonato poco e perciò ama necessariamente poco.

Se un “giusto” ama poco, infatti, non è perché gli è stato perdonato poco, ma, viceversa, gli è perdonato poco perché ha amato poco, secondo le parole di Gesù: “Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato” (Lc 7,47): a colui che Dio perdona poco, non è tanto perché a lui Dio offre una minore grazia del perdono, ma perché si è “pentito poco” e poco ha avuto dolore per i suoi peccati, mentre colui a cui Dio perdona molto, è perché si è “pentito molto”, provando molto dolore per i suoi peccati.

Dio, infatti, o poco o molto, perdona sempre con TUTTO l’amore a tutti coloro che si pentono di cuore sotto l’influsso della grazia, solo che l’efficacia del suo perdono è proporzionata all’amore dell’uomo e perciò al suo pentimento.

Infatti nei giusti, come dimostrano Maria Vergine e tutti i santi che una volta pentiti non hanno commesso più peccati se non piccolissimi, la mancanza di peccato favorisce l’apertura alla grazia e l’accettazione della grazia.

Non è infatti il peccato a originare la grazia e perciò il perdono, ma è la grazia del perdono divino a cancellare il peccato.

Altrimenti la percezione del peccato è simile a quella di tanti non credenti, per i quali, per sapere cosa è il bene occorre prima sperimentare il male.

Ma nessuno può avere coscienza del male più di Dio, che è il Sommo bene, solo che la coscienza che Dio ha del male è intellettiva e non dovuta all’esperienza.

Anzi, l’esperienza diretta del peccato, ostacolando la conoscenza del bene sia a livello intellettivo che a livello di esperienza, tende a confondere il giudizio della coscienza.

Perciò, se un peccatore pentito ama Dio di più di un “giusto”, è perché il “giusto” si è intiepidito, cosa che si verifica spesso (ma non per una legge spirituale), tanto che, di fatto, nei “giusti” il fervore verso Dio cala al calare delle prove e aumenta al loro aumentare.

 
 
 

Carità e servizio

Post n°1237 pubblicato il 23 Febbraio 2023 da sinaico

L’amore universale, la cui forma piena e più alta è la carità che proviene da Dio, non è legato alla nostra conoscenza umana proprio perché universale, ma si serve di essa. Questo manifesta che il nostro amore sulla terra è in divenire e, se anche la carità in sé stessa è sempre perfetta, si manifesterà nella pienezza in Cielo, dove anche il nostro modo umano di amare si trasformerà in senso soprannaturale.

In questa vita l’amore di Dio, sempre perfetto, non solo manifesta che nella sua pienezza si manifesterà in Paradiso, ma è limitato e ostacolato dal peccato originale e dalle sue conseguenze, cioè dai nostri ulteriori limiti che si aggiungono a quelli naturali della nostra umanità, e dal nostro peccato.

L’amore spirituale umano supera e sovrabbonda la nostra conoscenza intellettuale, anche se la usa per concretizzarsi e perciò realizzarsi anche visibilmente, e la carità soprannaturale supera e sovrabbonda l’amore umano universale, anche se spesso se ne serve.

La povertà in senso francescano è intimamente legata alla castità, in tutti i sensi.

Spesso occorre tacere e rinunciare a manifestarsi per dare gloria a Dio, che tutto fa mentre noi non facciamo nulla e quel poco che facciamo, lo facciamo in lui e per lui.

Se vuoi affermare te stesso, devi donarti e se vuoi donarti devi prima amare te stesso. Questo si può fare solo se noi prima siamo amati da Dio e di conseguenza lo riamiamo. Cosicché possiamo essere perfetti come Dio è perfetto, cioè possiamo fare come Dio: prima amiamo i fratelli e li serviamo come possiamo, poi possiamo essere amati da loro.

Da questi principi si possono fare innumerevoli riflessioni e trarre innumerevoli conseguenze.

Ad esempio: se ti vuoi realizzare, non ti devi realizzare per te stesso, e se senti il bisogno di dedicare anche un po’ di tempo per te, non deve essere per te, ma per Dio, che è il principio dell’amore che hai e che, perciò, puoi donare agli altri solo in quanto tu lo hai già, e lo puoi donare per quanto ami Dio e poi ti ami dell’amore con cui Dio ti ama. Noi, infatti, riguardo a Dio aspiriamo ad essere amati e poi a riamare, ma riguardo al prossimo dobbiamo aspirare prima ad amare: solo così il Cielo può sviluppare radici nella società umana, anche se in modo non ancora compiuto.

Il senso di solitudine in questa vita vuole essere colmato e solo in Dio può esserlo (ma è come bere l’acqua viva di Gesù: più si beve, più se ne desidera e più si collabora con Gesù a darla). Il senso di solitudine in questa vita non va allontanato con la droga dell’attivismo, ma va rettamente vissuto, in modo che sia come una luce che ci guida a Dio e di conseguenza al servizio dei fratelli. Se il senso di solitudine non conduce a dare frutto come fa il seme, che per farlo muore, rimane solo, e perciò non si compie nella pienezza dell’amore, che è relazione soprannaturale con Dio e, di conseguenza, coi fratelli.

Non si possono ridurre le realtà universali alle categorie della politica, in cui ognuno si fa “portavoce” della giustizia, e le realtà politiche che più lo fanno, quelle che in nome della giustizia vogliono cambiare tutto senza conservare nulla, sono le più anti cristiane, non per il proposito di voler cambiare le cose, ma perché non fanno riferimento ai valori della fede, e non vi fanno riferimento non in quanto non ne tengono conto, ma in quanto la contrastano, cosicché anche i valori buoni che propugnano si inquinano di corruzione.

L’unico modo di cambiare le cose, infatti, è ricominciare proprio dai valori della fede e da sé stessi, il che non esclude l’impegno sociale ma, anzi, lo sollecita.

 
 
 

Anima e psiche

Post n°1235 pubblicato il 22 Febbraio 2023 da sinaico

La differenza che c’è tra la psiche e l’anima, e tra la psiche e la coscienza, si può notare nelle donne che hanno abortito volontariamente.

L’anima “sente” tutto, indipendentemente (ma non assolutamente) dalla psiche con cui interagisce, e anche la coscienza, che però può essere condizionata, “sente” in modo non identico alla psiche. Così può accadere che, in una donna che ha abortito sapendo di aver commesso un peccato grave, la psiche, molto legata alla sensibilità, ne può risentire in modo tale da mettere un bavaglio alla sensibilità, oppure con smisurati sensi di colpa, ecc. Oppure può accedere che, in una donna che ha abortito senza avere piena coscienza della gravità del suo gesto, la psiche, condizionata dalla “voce della natura”, possa in qualche modo “avvertire” la coscienza della gravità dell’atto commesso.

I casi sono svariati e complessi.

 
 
 

Promesse legate alle orazioni di Santa Brigida

Post n°1234 pubblicato il 22 Febbraio 2023 da sinaico

Se le promesse legate alle orazioni di Santa Brigida sono, come potrebbe essere possibile, autentiche, per capirne il senso aiuta l’analogia con l’indulgenza plenaria che la Chiesa offre a determinate condizioni. Sono, cioè, promesse condizionate, non solo dalla pratica, ma anche dalla fede.

Cioè: come l’indulgenza plenaria si ottiene non solo con la pratica delle opere e delle preghiere a cui è legata, ma anche dal distacco totale anche dei peccati più piccoli, altrimenti l’indulgenza non è piena, ma parziale, così le promesse legate alle orazioni di Santa Brigida necessitano di una fede e una fiducia piena e grande e, è da presupporre, dal distacco totale di tutti i peccati, anche veniali, altrimenti le orazioni sono portatrici di grazie nell’ordine di ciò che si spera dalle promesse, ma non realizzano le promesse così come sono espresse. Tanto più che la Chiesa su di esse si è espressa rimarcando che non risultano assolutamente essere di origine soprannaturale.

Altre promesse, invece, come i Primi venerdì del mese, realizzano le promesse, se così si può dire, con la fede che si ha, attraverso la fiducia morale che si ripone in esse, tanto più facilitata dal fatto che la Chiesa li ha riconosciuti ufficialmente e, si potrebbe dire, solennemente.

 
 
 

Generi

Post n°1233 pubblicato il 22 Febbraio 2023 da sinaico

In relazione e analogamente alle Persone della Santa Trinità (sebbene in senso molto diverso), tutti gli uomini sono uguali, ma diversi.

Anche riguardo al genere maschile e femminile: sono uguali, ma diversi.

Come l’uomo e la donna sono fisicamente uguali ma diversi, così lo sono anche psichicamente, intellettivamente, sensibilmente, spiritualmente.

Non che a un genere manchi qualcosa che ha l’altro genere, ma ha, semplicemente, uno “stile” proprio, diverso da quello dell’altro genere, che si può manifestare nelle caratteristiche umane anche un po’ quantitativamente e qualitativamente (e non solo per il dono personale di ognuno e per come si manifesta nelle circostanze concrete, cioè qui ed ora), in quanto lo richiedono le caratteristiche stesse.

 
 
 

Umanità in rapporto alla grazia

Post n°1232 pubblicato il 22 Febbraio 2023 da sinaico

Essere brave persone non si contrappone all’essere bravi cristiani, ma lo favorisce, perché la natura non si contrappone alla grazia, ma la favorisce.

Tranne in un caso, che non è poi un caso vero ma solo un fraintendimento: quando l’essere brave persone diventa un fine a cui andare orgogliosi, invece che un mezzo necessario per rispondere alla chiamata divina.

In tal caso la natura umana rifiuta l’atto più umano che può fare: quello di rivestirsi di una Natura soprannaturale capace di perfezionarla senza snaturarla.

Ma anche il solo fare i bravi cristiani si contrappone all’esserlo, se il fare non è la conseguenza dell’essere ma diventa il fine stesso della religione. Soprattutto se la propria idea di Dio diventa un idolo che sostituisce la realtà stessa di Dio, e perciò la sua Presenza.

Allora il “Dio con noi”, non sta più con noi.

 
 
 

Non cercare novità

Post n°1231 pubblicato il 22 Febbraio 2023 da sinaico

Nella vita di fede non bisogna cercare né emozioni, né esperienze spirituali: basta adorare, lodare, ringraziare Dio e fare penitenza. Ci si può aiutare con la Bibbia, tenendo gli occhi chiusi e “ascoltare” Dio nel cuore, usare immagini mentali, eccetera, ma senza pretendere cose straordinarie.

Non che emozioni ed esperienze, anche straordinarie, non debbano esserci nella vita spirituale: se Dio le permette o le suscita, ben vengano, purché siano usate bene.

Ciò che importa è la fede, che si può manifestare nella consapevolezza e in un sentimento di pace della coscienza, che suscita il senso della Presenza.

Chi trova la pace nella quotidianità, la trova ovunque.

 
 
 

Quotidianità

Post n°1230 pubblicato il 22 Febbraio 2023 da sinaico

Ognuno ha la sua vocazione, ma saper vivere la propria quotidianità è la base di ogni vocazione, anche la più attiva.

Gesù visse la quotidianità per trenta anni, con qualche “esperienza” particolare, come i pellegrinaggi a Gerusalemme, che, è da presumere, si ripeterono più volte, rinnovando esperienze precedenti in modo originale.

Poi vi fu la novità del suo ministero pubblico, in cui si adattò a una nuova, anche se sempre diversa, quotidianità.

La storia di Gesù è, in un certo senso, Gesù stesso, in cui confluiscono tutte le storie.

Alla pienezza del tempo, si manifesta il “tutto”.

 
 
 

Grazia

Post n°1229 pubblicato il 22 Febbraio 2023 da sinaico

La grazia che Dio dona all’anima, nella storia, cioè nella vita concreta, si sviluppa anche attraverso delle grazie attuali che Dio ci dà qui ed ora, a cui occorre rispondere con amore.

La grazia iniziale è importante per la nostra santità, e nessuno meglio della Madre di Dio ce lo può dimostrare, anche se lei ha una chiamata del tutto particolare, ma l’essenza della santità consiste nella carità.

E anche in questo caso nessuno come Maria ce lo può dimostrare, ma ce lo dimostra anche San Giovanni Battista, che ha avuto la vocazione più grande dell’Antico Testamento, ma che è comunque meno grande di quella più piccola di un battezzato.

 
 
 

Desiderio

Post n°1228 pubblicato il 22 Febbraio 2023 da sinaico

Se chi abita vicino a un luogo santo può essere favorito nella grazia attuale per la vicinanza, può essere sfavorito per un desiderio più blando, tanto che il pellegrino che viene da lontano (o che desidererebbe fare il pellegrinaggio che non può fare) molto spesso può “possedere” il luogo santo più di chi ci vive vicino. L’amore è tutto, e il desiderio eccita l’amore.

 
 
 

Eternità

Post n°1227 pubblicato il 22 Febbraio 2023 da sinaico

L’eternità si riflette in qualche modo nei ricordi, in quanto si vivono sempre in modo nuovo, come fossero attuali.

 
 
 

Pericoli dello spiritualismo senza Cristo

Post n°1226 pubblicato il 17 Febbraio 2023 da sinaico

 

Lo spiritualismo che fa a meno di Cristo, sebbene si sia adattato ad usare tanti termini cristiani (ma non tutti perché impossibile, dimostrando così di essere ben diverso dalla spiritualità cristiana), sebbene coinvolga molte persone buone e spesso sincere, di per se costituisce un pericolo.

Vi è infatti estraneo il concetto del peccato originale (e del peccato in genere), senza cui non si spiega il male come perversione, ma solo come una mancanza di comprensione, cosa che ha un fondo di verità ma che non è la verità. E, di conseguenza, manca una profonda dottrina sulla retribuzione finale.

Lo spiritualismo non cristiano, inoltre, considera la materia come non fosse stata creata da Dio ma si opponesse a lui, come una cosa non reale (eppure c’è), e perciò parla molto, e spesso giustamente, di distacco, ma mai di coinvolgimento, tanto che gli spiritualisti tendono a estraniarsi dalla società e a lasciare il “lavoro sporco”, cioè l’impegno nel mondo, agli altri.

Gli spiritualisti parlano di Dio e del bene, ma senza fare un forte riferimento a nessuna Persona divina e ai sentimenti e alla ragione dell’uomo, come se per Dio si intendesse una generica divinità o un’entità impersonale, non soprannaturale e riconducibile alla natura stessa, e come se l’uomo non potesse arrivare a Dio anche con la sola ragione, ma solo con la pratica di una sorta di “risveglio” introspettivo, facendo così a meno della Rivelazione della fede, che manifesta lo stesso pensiero di Dio.

Di salvezza non se ne parla, e se lo si fa, la si intende come esclusiva opera dell’uomo o di un’illuminazione comunque non superiore alle forze naturali. Di conseguenza gli spiritualisti, riguardo alla pace umana, comunque importante, possono a volte ottenere buoni risultati, non di rado migliori di quelli di certi credenti, ma, di per se, li ottengono solo attraverso le capacità della natura, mentre la grazia non solo dona una pace soprannaturale, ma, perfezionando la natura, può donare senza altro sforzo che adeguarsi alla verità del bene (cosa non da poco ma, nello stesso tempo, cosa semplice), anche la pace naturale, che aiuta e prepara quella soprannaturale.

Gli sforzi umani, per quanto in se stessi apprezzabili se indirizzati alla verità, senza la prospettiva della grazia, in se stessi tendono a chiudersi a Cristo, che è il termine di tutto.

Tanto che, se pure lo spiritualismo, per assurdo, arrivasse a trarre le stesse conclusioni del cristianesimo, mancando di Cristo, mancherebbe della salvezza. E se anche arrivasse a Cristo in modo umano, mancando della Chiesa, mancherebbe della salvezza, che la Chiesa amministra e offre comunque a tutti gli uomini di buona volontà, compresi gli spiritualisti in buona fede.

 

 
 
 
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NON AVERE ALTRI DEI DI FRONTE A ME (DT 5,7)

Quando sarai entrato nel paese che il Signore tuo Dio sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini delle nazioni che vi abitano. Non si trovi in mezzo a te... chi esercita la divinazione o il sortilegio o l'augurio o la magia; né chi faccia incantesimi; nè chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore; a causa di questi abomini, il Signore tuo Dio sta per scacciare quelle nazioni davanti a te. Tu sarai irreprensibile verso il Signore tuo Dio, perché le nazioni, di cui tu vai ad occupare il paese, ascoltano gli indovini e gli incantatori, ma quanto a te, non così ti ha permesso il Signore tuo Dio (Dt 11,9-13) 

 

Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che "svelino" l'avvenire. La consultazione degli oroscopi, l'astrologia, la chiromanzia, l'interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza... (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2116).

 

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