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Post N° 86

Post n°86 pubblicato il 14 Dicembre 2006 da poker_d_assi

I cantanti neomelodici napoletani esaltano la camorra?

 

Il ministro dell’Interno Giuliano Amato, oggi in visita a Napoli per una prima verifica del piano "Napoli sicura" varato dal governo per affrontare la nuova escalation della criminalità organizzata, ha attaccato i cantanti popolari, portatori, a suo dire, di una cultura camorrista, poiché “fanno del camorrista un eroe e del carcerato un personaggio positivo, mentre chi lo denuncia è un infame".

Secondo il Ministro dell’Interno i cantanti neomelodici rientrano “tra le espressioni della pervasività della cultura camorrista”.

Amato conclude la sua digressione sui cantanti popolari napoletani dicendo che se il piano per la sicurezza per Napoli avrà successo "i neomelodici saranno costretti a cantare altre canzoni o, se esisteranno ancora, non canteranno in napoletano”.

Queste parole di Amato, peraltro molto dure, hanno suscitato immediatamente lo sdegno dell’industria discografica napoletana, che reputa grave questa etichetta che un Ministro, ed in particolare il Ministro dell’Interno, cuce addosso ai cantanti popolari napoletani.

Il discografico Barocci (colui, per intenderci, che lanciò Massimo Ranieri) dichiara che: “Se Amato dedicasse la stessa attenzione ai siti che scaricano illegalmente la musica in Mp3, forse le case discografiche piccole e sane vivrebbero un po' meglio".

Alcuni cantanti napoletani neomelodici si difendono dalle “accuse” del Ministro, dicendo di fare unicamente “arte” e di limitarsi a fotografare la realtà napoletana, che è fatta anche di camorra; e se questa è una colpa, allora la stessa colpa è imputabile anche ai fotografi, che ritraggono la realtà, e persino al cinema neorealista, che dipinge la vita quotidiana in tutto il suo realismo.

E’ innegabile che molte canzoni popolari napoletane (ad es.: "O' latitante”) sono dedicate a boss della malavita, ma è giusto mescolare la lotta alla malavita alla musica napoletana?

E comunque è possibile che Napoli possa essere cambiata anche per mezzo della cultura musicale?

E allo Stato - che pur non avendo cantato è stato troppo a lungo latitante- non è proprio imputabile alcuna colpa sul versante della lotta alla criminalità organizzata?

 
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Anonimo il 13/03/08 alle 21:12 via WEB
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