Creato da: diefrogdie il 27/09/2007
Diario politicamete scorretto di un catto-democratico.
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DIEFROGDIE?Perchè DIEFROGDIE? La storia è lunga. La si può sintetizzare nel modo seguente: tutto sembra nascere da un verso di una poesia (l'immortale "Se questo è un uomo" di Primo Levi). Il verso è "Vuoti gli occhi / e freddo il grembo / come una rana d'inverno", verso successivamente ripreso nella poesia di Scardanelli "Canto di Azatoth II" (http://blog.libero.it/scardanelli), nella quale poesia la rana diviene il simbolo della morte, della sconfitta, del tradimento. Allora muori (DIE) rana (FROG) muori (DIE), perchè la vita nonostante tutto deve continuare. Il curatore del blog
FOLLE E SCANDALOSA QUESTA GUERRA CONTRO LA LIBIA
Post n°193 pubblicato il 07 Maggio 2011 da diefrogdie
Milano (AsiaNews) - Il silenzio della stampa e delle Tv italiane sulle denunzie e le proposte del vescovo di Tripoli, mons. Giovanni Martinelli, mi stupisce e scandalizza, perché sono stato in Libia nel 2007 e conosco Martinelli, nato in Libia da coloni italiani, vescovo da quarant’anni. Eppure lui parla e nessuno o pochissimi lo ascoltano. Insomma, nonostante gli appelli di Benedetto XVI e le angosciate parole del vescovo di Tripoli, quello che era un “intervento umanitario” per salvare i libici dalle violenze di Gheddafi è ormai diventato una guerra, nella quale l’Occidente si è schierato con la Cirenaica contro la Tripolitania. “Tutti parlano di aiutare i ribelli – afferma mons. Martinelli – i giornali scrivono sulla difficile situazione umanitaria nelle città della Cirenaica, che è drammatica, ma nessuno parla della popolazione di Tripoli, ugualmente stremata dalla guerra e dai bombardamenti Nato”. La guerra in Libia diventa sempre più incomprensibile anche agli italiani e ai popoli occidentali, perché non tiene conto di tre fattori. Ecco in breve: 1) La Libia non è la Tunisia né l’Egitto, che hanno uno stato unitario e una robusta classe intellettuale e media. Si legga “Gheddafi” di Angelo Del Boca, studioso serio e profondo (Laterza 2011), per capire come la Libia non ha questa società moderna matura ed è divisa fin dal tempo dell’Impero ottomano in due regioni, la Tripolitania e la Cirenaica, e basata sulle tribù, sui clan familiari e le confraternite islamiche. Nella guerra civile libica, l’Occidente che si schiera apertamente con una delle due parti, invece di tentare di avviarle al dialogo e ad un governo condiviso, sta affondando il Paese in una interminabile sequela di guerriglie, vendette, terrorismi, lotte tribali. Chi vive sul posto come il vescovo Martinelli, profondamente innamorato del popolo libico, queste cose le conosce da una vita e quando parla andrebbe ascoltato. Per telefono dice: “Non se c’è qualche altro italiano che conosce la Libia ed è innamorato di tutto il popolo libico come me, eppure io parlo e nessuno mi ascolta”. 2) Gheddafi è un dittatore e questa parola dice tutto. Però nel mondo islamico credo che nessun altro come lui stava avviando il suo popolo al mondo moderno. Dagli anni novanta ad oggi ha usato le immense risorse del petrolio per fare scuole, ospedali, università, dispensari medici nei villaggi, strade lastricate anche nel deserto, case popolari a bassissimo prezzo per tutti; ha fatto molto per la liberazione delle donne, mandando le bambine a scuola e le ragazze all’università (all’inizio il mondo universitario non le voleva!), varando leggi favorevoli alla donna nel matrimonio, abolendo nei villaggi le alte mura che delimitavano il cortile in cui stavano le donne, ecc. Ha tirato su l’acqua da 800-1000 metri nel deserto, portandola in Tripolitania e in Cirenaica con due canali sotterranei (di 800-900 chilometri) in cilindri di cemento (alti più d’un uomo). Oggi in Libia c’è acqua corrente per tutti. Potrei continuare. Gheddafi è un dittatore e per reprimere la rivolta ha usato mezzi che usano in situazioni simili in Siria e in Yemen. Giusto fermarlo, ma presentarlo all’Occidente come un dittatore sanguinario paragonabile a Hitler e volerlo ad ogni costo eliminare, significa suscitare altro odio non contro un uomo, ma contro tutti coloro che sono dalla sua parte. 3) Gheddafi non ha dato la libertà politica e di stampa, è vero. Ma ha iniziato ad educare il popolo libico controllando le moschee, le scuole coraniche, gli imam e le istituzioni islamiche, che in molti altri Paesi islamici (ad esempio in Indonesia, visitata di recente) sfuggono totalmente al potere statale, diffondono l’ideologia anti-occidentale e venerano “i martiri dell’islam”, cioè i kamikaze terroristi che conosciamo. In Libia assolutamente non è così. A Tripoli c’è un comitato di saggi dell’islam che prepara l’istruzione religiosa del venerdì e la diffonde con molto anticipo in tutte le moschee della Libia. L’imam locale deve leggere quel testo. Se toglie o aggiunge qualcosa, a dirigere quella moschea viene nominato un altro. Non solo. Nel 1986 Gheddafi ha scritto a Giovanni Paolo II chiedendo di mandargli suore infermiere per i suoi ospedali. Il Papa ne ha mandate un centinaio, anche italiane ma specialmente indiane e filippine. Oggi in Libia ci sono un’ottantina di suore e 10mila infermiere soprattutto filippine, oltre a molti medici cattolici stranieri. Il vescovo Martinelli mi diceva: “Queste donne cattoliche, competenti, gentili, che trattano gli ammalati in modo umano, stanno cambiando la mentalità del popolo riguardo al cristianesimo”. E questo me lo diceva in base a molti elogi sentiti da musulmani su come i cristiani formano le loro donne. La Libia finora era uno dei pochi Paesi islamici in cui i cristiani (ci sono anche migliaia di copti egiziani) sono quasi totalmente liberi, eccetto naturalmente di convertire i libici al cristianesimo. Piero Gheddo - www.asianews.it N.B. Padre Piero Gheddo è forse il più autorevole missionario cattolico vivente.
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