Creato da: diefrogdie il 27/09/2007
Diario politicamete scorretto di un catto-democratico.
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DIEFROGDIE?Perchè DIEFROGDIE? La storia è lunga. La si può sintetizzare nel modo seguente: tutto sembra nascere da un verso di una poesia (l'immortale "Se questo è un uomo" di Primo Levi). Il verso è "Vuoti gli occhi / e freddo il grembo / come una rana d'inverno", verso successivamente ripreso nella poesia di Scardanelli "Canto di Azatoth II" (http://blog.libero.it/scardanelli), nella quale poesia la rana diviene il simbolo della morte, della sconfitta, del tradimento. Allora muori (DIE) rana (FROG) muori (DIE), perchè la vita nonostante tutto deve continuare. Il curatore del blog
UNO SCANDALO INESISTENTE
Post n°219 pubblicato il 21 Agosto 2012 da diefrogdie
Uno scandalo inesistente Sulle polemiche sollevate in Francia a proposito della preghiera per l’Assunta, pubblichiamo un articolo uscito su «Le Monde» del 19 agosto. L’autore è stato critico letterario dell’autorevole quotidiano parigino, collabora con «La Croix» e «La Revue des deux mondes», e ha scritto tra l’altro un Petit éloge du catholicisme pubblicato nel 2009 da Gallimard, tradotto in Italia l’anno successivo dalle Edizioni San Paolo.
«La Chiesa è abituata a essere lo zerbino su cui si puliscono i piedi», si è sfogato il cardinale Barbarin. Infatti, ogni occasione è buona. In discussione è una preghiera redatta da monsignor André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, presidente della Conferenza episcopale francese, per la festa dell’Assunzione. Si può notare subito la sproporzione flagrante tra la delicatezza del testo e le accuse violente che ha suscitato. Questa preghiera non attacca, né mette in discussione nessuno, e certamente non gli omosessuali. Ricordo la quarta invocazione, quella che fa nascere la polemica, ma che, notiamo, viene dopo altre tre, una delle quali per coloro che sono stati «recentemente eletti per legiferare e governare». Ecco la frase scandalosa, che fa fremere le anime virtuose certe del loro buon diritto: «Per i bambini e i giovani; che tutti aiutiamo ciascuno a scoprire il proprio cammino per progredire verso la felicità; che cessino di essere oggetto dei desideri e dei conflitti degli adulti per godere pienamente dell’amore di un padre e di una madre». E se questi gruppi e queste persone non rinunciano a esprimere la loro opinione, perché la Chiesa non dovrebbe esprimere il suo pensiero su un tema che è al primo posto tra le sue preoccupazioni? Con buona pace di coloro che confondono laicità e anticlericalismo militante. Sì, da un lato un’opinione, molto attuale, ma datata, la cui eventuale pertinenza viene misurata a colpi di sondaggi, che sono essi stessi la somma di opinioni convergenti. Dall’altro un pensiero meditato, fedele a venti secoli (e molti di più, perché bisogna risalire alla Genesi, il primo libro dell’Antico Testamento) di antropologia religiosa. Ed è qui che il malinteso, unito a una buona dose di disonestà, diventa patente. Certo, è permesso elevare a rango di legge inviolabile l’evoluzione dei costumi, che si può addirittura, volendo, definire progresso — quella «teoria di inganno e disinganno», come diceva Charles Péguy. Ricordando una parte di questa verità di cui è depositaria, la Chiesa esce forse dal suo ruolo? Che cosa si rimprovera al cardinale Vingt-Trois? Di dire quella parola che ha il compito di far sentire, che ha il dovere, non di conservare nel segreto delle sacrestie, ma di rendere pubblicamente intelligibile? Perché, qualunque cosa se ne dica, il ruolo della Chiesa non è di evolvere con il suo tempo. Se lo avesse fatto nei secoli scorsi, da tempo non sarebbe più ascoltata. Al fine di difendere e di spiegare questa verità, ovunque e sempre, a tempo opportuno e inopportuno — anche sotto gli insulti. Allora, dov’è lo scandalo? Dove sono i pregiudizi? Forse non là dove i clamori della malevolenza pretendono di scoprirli. Patrick Kéchichian 21 agosto 2012 - www.osservatoreromano.va
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