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PD ED IMMIGRAZIONE

Post n°121 pubblicato il 10 Settembre 2009 da diefrogdie
 

PD ED IMMIGRAZIONE

Un'intelligente analisi politica di Angelo Panebianco in merito alla proposta politica del Partito Democratico in materia di immigrazione, e circa la necessità per il bene del Paese di proporre soluzioni realistiche per risolvere quello che - a mio modesto parere - è e sarà sempre di più il problema dei problemi, il problema su cui la credibilità di ogni governo e di ogni proposta politica sta o cade.
Presentare una credibile e logica proposta politica, una proposta scevra da pregiudizi anacronistici ed antistorici, una proposta che tenga conto delle attese, dei sentimenti (ma anche della pancia!) degli Italiani e così - finalmente! - battere berlusconi.


[...] Faccio solo l’esempio di un problema nel quale la debolezza, di visione e di proposte, del Pd è evidente: la questione dell'immigrazione.
Si tratta di una questione decisiva. Nel XXI secolo è uno dei due o tre temi su cui ci si gioca, in Europa, il destino politico.

I punti di criticità sono due: il problema dell'immigrazione clandestina e quello dell'immigrazione islamica.

Sull'immigrazione clandestina il Pd balbetta. Affiorano qui i cascami di ammuffiti terzomondismi di origine comunista e cattolica. La sola cosa che il Pd sa fare è accusare di razzismo il governo. Ma davvero la politica detta dei respingimenti (in presenza di una colpevole latitanza dell'Unione Europea nel contrasto all'immigrazione clandestina) può essere così liquidata?
Zapatero, il premier spagnolo, non risulta iscritto alla Lega Nord. Ma tratta con la massima durezza l'immigrazione clandestina. Non è forse nell'interesse dei Paesi europei mandare messaggi chiari alle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani? E, ancora, davvero il reato di clandestinità (che esiste in tante democrazie) è una infamia? Che lo descriva così qualche vescovo poco interessato al fatto che l'Italia possieda dei confini (il reato di clandestinità è proprio questo: la dichiarazione secondo cui i confini dello Stato non sono una finzione o una barzelletta) è comprensibile, ma se lo fa un partito di opposizione esso si condanna a non diventare forza di governo.

C'è poi la questione dell'immigrazione islamica. Bisognerebbe smetterla di gridare all'islamofobia tutte le volte che qualcuno ricorda che l'immigrazione islamica è quella che comporta le maggiori difficoltà di integrazione e, in prospettiva, i rischi più seri. Come dovrebbero insegnarci le imprudenti politiche della Gran Bretagna e dell'Olanda, «dialogo» e «accoglienza» non risolvono il problema.
Perché non ci siano penosi risvegli fra qualche anno, occorre dettare condizioni chiare.

Ma quelli del Pd, quando discutono di immigrazione, sembrano disinteressati al tema. Era solo un esempio, anche se rilevante. Costruire una offerta politica adeguata ai tempi può essere, per il Pd, una impresa faticosa, destinata anche a suscitare forti conflitti interni.
Ma, almeno, sarebbero conflitti da cui potrebbero nascere serie elaborazioni culturali e sforzi di immaginazione politica. Molto meglio che stare seduti sul greto del fiume, ripetendo fino alla noia vecchi slogan, e aspettando, inerti, di vedere passare sull'acqua il cadavere del nemico.

di ANGELO PANEBIANCO
10 settembre 2009 - www.corriere.it

 
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