Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

Area personale

 

Ultime visite al Blog

lenterisZanzarina11gocciadiluna_1964SemidiluceeamorePrajcassetta2magdalene57moon_IDesert.69antonella.2009Arianna1921chirizzi.interfruttaDoNnA.Sil_tempo_che_verraLavoro_Rino
 

FACEBOOK

 
 

FACEBOOK

 
 

Ultimi commenti

Archivio messaggi

 
 << Maggio 2009 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
Citazioni nei Blog Amici: 154
 

 

Disclaimer:

 

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica poiché viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62/2001.
Le immagini pubblicate e i video tutte tratti da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Questo vale anche per alcuni brevi estratti di testo presi da alcune pubblicazioni, di cui però è sempre citata la fonte.
Qualora il loro utilizzo violasse i diritti d’autore, lo si comunichi all’autore del blog che provvederà alla loro immediata rimozione.

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Messaggi di Maggio 2009

La danza della diversità nell'Unità

Post n°622 pubblicato il 28 Maggio 2009 da Praj
 

Il senso dell’ego non può coesistere con il senso dell’Unità, può esistere solo nella illusoria
visione separata, nella dualità. E’ fondato necessariamente su una percezione di separazione. Dovunque guarda l’ego vede separazione. Interpreta ogni differenza che osserva come separazione.
Ma è reale ciò? Da dove deriva questa interpretazione di sé che vede qualunque cosa diversa come separata da se stesso?
L’ego vede i confini tra cose e persone e s’inventa, per auto confermarsi, anche particolari barriere promuovendo e sostenendo diversificate ideologie che sono affini alla sua presunta identità individuale. Tutti queste differenze vengono
visualizzate dall’ego come potenziali pericoli da combattere o problemi da rifuggire. Questo lo mette in un atteggiamento sempre difensivo pronto a proteggersi da qualunque cosa esterna diversa da sé. Il suo universo psicologico è carico di emozioni negative, stati di disagio.
Questa ottica che supporta l’illusorio senso di separazione è la fonte primaria della sofferenza psichica. In realtà non esiste un sé separato in opposizione a ciò che sta fuori di noi. C’è solo il Sé, l'Uno, il quale crea ogni nuovo istante da se stesso. Ogni cosa è il Sé che si esprime come un fiore, un pesce, un uomo, un pensiero, una sensazione, un colore, un rumore... una stella.
Il Sé però non può essere riconosciuto soltanto attraverso i buoni comportamenti ma anche dietro a quelli malvagi, che è ciò che si verifica quando il Sé identificato in un corpo mente è perso nell’ipnosi che lo rende impaurito dal sentirsi separato.
Il Sé è sia il bruto che l’assassinato, colui che è nella gioia e colui che è posseduto dalla cattiveria. Esso riveste ogni parte che sia mai stata espressa nella manifestazione perché non c’è nessun altro.
C’è soltanto l’ipnosi Divina che ci fa credere che ci sia di un altro. La mente è specializzata ad illudere ma ha difficoltà a comprendere che non ci sia qualcun altro, perché ciò é in contrasto con la sua disposizione meccanicistica, programmata per identificarsi con un organismo corpo-mente.
Così quando si sperimenta l’Unità, come accade per fugaci istanti, anche più volte al giorno, essa non viene riconosciuta. Passa inosservata e non viene colta. L’unità viene respinta dalla mente identificata nell’ego perché riconoscerla minaccerebbe la sua esistenza.
Non è nella sua natura riconoscersi come Unità.
Perciò dobbiamo sapere e sperimentare, mediante un percorso meditativo, che non c’è nessuna barriera se non nelle proiezioni distorte del nostro ego. Esiste soltanto l’Uno-Tutto che crea, gioca ed esprime se stesso in ogni forma che vediamo apparire nell’esistenza.
Mentre invece non c’è nessun luogo o fenomeno dove il Sé non sia. Proviamo a riflettere un momento e cerchiamo di accogliere realmente questa ipotesi di verità. Nonostante la mente abbia una sensazione molto diversa, se veramente compresa, questa ipotetica verità può trasformare la nostra vita.
Ogni cosa che vediamo, ogni cosa ed essere che esiste, ogni fenomeno che accade è una manifestazione del Sé. Se questo lo realizziamo come Verità, come esperienza diretta, la nostra vita interiore avrà un incredibile cambiamento.
Non ci sentiremo più separati, ma percepiremo per sempre in noi un meraviglioso senso di Unità che ci fare godere la Vita che ci sta accadendo.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Liberi nel fluire

Post n°621 pubblicato il 26 Maggio 2009 da Praj
 

La meta del nostro destino è di espandere la nostra libertà nel cuore di questa energia cosmica. Questa disposizione è giocosa, flessibile, attenta, ma è priva di fatica psicologica.
Il cammino va intrapreso al di là d ogni attesa passiva e di un procedere d’istinto.
In una simile avventura, si cercherà di scoprire in libertà, con esperienza diretta nel qui e ora, senza subire imposizioni autoritarie, o la pesanti influenze del nostro sistema di credenze. Per far ciò occorre mettere in campo una consapevolezza che va oltre i paradigmi culturali basilari inculcati dal pensiero dominante trasmessoci attraverso l’educazione…
In altri termini, dobbiamo essere disposti e pronti a mettere in discussione tutto quello che abbiamo appreso, compresi i nostri condizionamenti dati per immodificabili.  Infine, si ritrova il senso unità che è il riflesso dell’opportuno atto di presenza, come rispondenza genuina dell’Essere alla verità del ciò che è, istante dopo istante.
Questo nuovo apprendere ci da la possibilità di essere nuovamente indipendenti. Finalmente allora, abbandonando la nostra presunta conoscenza,  possiamo uscire gradualmente dal condizionamento per entrare nella corrente del fiume naturale della Vita.
Questa corrente ci supporta come un fiume sostiene una barca. Questa corrente ci porta e guida perché ora siamo consapevoli, non ci porta come un oggetto senza vita, come se fossimo dei sonnambuli inconsapevoli d’essere.
Il fluire nella corrente ci fa imparare la netta ma sottile distinzione tra la passività e un fare-condurre nel lasciarci andare nel flusso. La percezione dell’emergere di questa sconosciuta libertà e sostegno ci restituisce, in una chiave nuova e più evoluta, il sentire d’essere il condottiero del momento presente. Questo genera un’armonizzazione crescente sia a livello della corporeità che della emozionalità, oltre che della consapevolezza  in piena connessione con il reale.

.


 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

La sofferenza è disarmonia

Post n°620 pubblicato il 22 Maggio 2009 da Praj
 

Se noi ci identifichiamo con la nostra sofferenza, siamo totalmente invasi e cerchiamo di difenderci come meglio possiamo, ma con pochi risultati effettivi.
La sofferenza, invece, ci può permettere di comprendere che non siamo ciò che è sofferenza: noi siamo, in qualche maniera, i conoscitori di questa sofferenza. Questo è un punto di grande significato. Quando lasciamo che la percezione della sofferenza sia totale, a quel punto c’è una presenza sensibile e la pura sensazione di dolore. Applicando l’osservazione al nostro corpo ci rendiamo conto che osserviamo l’immagine che abbiamo di esso. Allora abbandoniamoci, rilassiamoci e lasciamo emergere una percezione sempre più profonda, nitida.

Possiamo dire che allora incominciamo a liberarci di gran parte della sensibilità. La sofferenza, come la sofferenza psichica è uno dei segnali indicatori che ci permette di collocarci. Quando tutto fila liscio, pacifico, tutto sembra naturale, crediamo di averne diritto. Ma prima o poi fa irruzione la sofferenza che ci spiazza o sconvolge, ma ci dà anche la possibilità di situarci in un’ ottica diversa.

E’ unicamente questa ottica, questa reale centratura che rappresenta una posizione liberatrice, che ci offre una opportunità per l’eliminazione del dolore psichico, in modo che l’organismo corpo mente ritrovi, di nuovo, il suo equilibrio, dato che la sofferenza non è, in sostanza, che la rottura dell’Armonia.

Ogni tentativo di agire chimicamente sulla sofferenza è poco efficace, meramente sintomatico, superficiale.
Allora si pensa di farsi aiutare e s’interpella qualcuno per chiedere aiuto, conforto, consolazione… per lenire la sofferenza.

Questi, tuttavia, dovrebbe conoscere la natura dei fenomeni interiori affinché possa davvero aiutarci. Se conosce veramente la natura delle cose che funzionano armoniosamente, la sua presenza e il suo ausilio permettono di favorire questa natura a rientrare nell’ordine.
Ma è molto importante che noi si assuma consapevolmente l‘attitudine che consente di reintegrare l’equilibrio; perché questo disequilibrio non proviene dalla natura stessa, ma dalla presenza di un senso dell’io, di un individuo identificato con l’organismo corpo-mente.
Questa individuo isolato crea il conflitto, la disarmonia. Quando osserviamo veramente la sofferenza ci distacchiamo anche dall’individuo che pensiamo d’essere e in questa posizione che è la nostra essenza, che è presenza consapevole, questa coscienza unitaria permette ad ogni cosa frammentata di ricomporsi nell’ordine, nell’armonia generale.

La sofferenza nasce da come viviamo le cose in noi, come se si riferissero ad una idea di noi stessi. In questo modo, possiamo definirla, ma dal momento in cui siamo integrale osservazione, la situazione si riferisce invece alla Totalità. L’osservazione stessa non è né positiva né negativa, è neutra fino ad un certo punto ma, alla fine di processo osservante, ecco che noi ci scopriamo fonte di beatitudine!
Per trovare ciò che siamo basilarmente, è necessario perciò prima passare per una osservazione contemplativa dell’oggetto la sofferenza. Quando l’oggetto si dissolve nella osservazione meditativa, noi restiamo assorbiti dall’osservazione. E quando ciò accade, la sofferenza, dolcemente e incredibilmente se n’é và, lasciandoci interiormente guariti da essa.
.



Video tratto dal film: Conversazione con Dio

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Accordarsi al Sé

Post n°619 pubblicato il 19 Maggio 2009 da Praj
 
Tag: Anima,

Qualsiasi cosa percepiamo va a sovrapporsi alla nostra natura, la quale però è sempre incontaminata e incontaminabile.
Per cui se si aspira a cantare la mistica melodia che siamo venuti qui ad interpretare, dobbiamo ripulirci completamente così che la voce della nostra Coscienza sia così nitida e armoniosa, così in dono, che il meraviglioso canto Divino possa essere assorbito in tutta la sua purezza, senza alterazioni, contaminazioni. La mente, tuttavia, si appropria di ogni cosa, di tutte le percezioni, e questo la rende contaminata.
Quando comprendiamo che tutto ciò è ingannevole, la mente stessa si indebolisce, fino ad una sorta d'estinzione. E’ come ridestarsi da un incubo e rendersi conto di non aver fatto proprio nulla per trovarci in questa nuova condizione.

Quando, liberati da questo accumulo acquisito, una “musica celestiale” ci inonda, istante dopo istante, entriamo in una dimensione incantata, in un luogo di magico abbandono, alleggeriti da tutti i nostri calcoli e tattiche per gestire la realtà.
Veniamo a trovarci in uno spazio dove non c’è nessuna programmazione sul da farsi, e ci ritroviamo rinnovati, vergini di fronte alla vita.
Abbiamo speso così tanto tempo nel tentare di manipolare i vari momenti che siamo disorientati, quasi sorpresi, ora che possiamo esprimerci con uno strumento così delicato e armonioso come il cuore purificato dalle identificazioni provenienti dal passato.
In questa apertura, il cuore sentimentale contaminato, ha finito di combattere contro i mulini a vento. Ha finito d'immaginare come dovrebbero essere le cose, sia per lui che per gli altri.
Ecco che allora si è pronti per varcare la soglia del mistero. Il mistero del ciò che è ma che non vediamo mai, perché non siamo capaci di essere solo qui e adesso.
Finalmente allora avremo compreso che niente è in nostro potere, né il gestire le situazioni né l’abbandonarsi a questa impossibilità di manipolare gli eventi.
Ciò è la grande liberazione sia dalla illusione che dalla delusione.
In questo stupendo accordarsi alla Musica cosmica c'è la possibilità di sapere senza nessuna esitazione chi siamo. Possiamo avere la rivelazione che non siamo né l'organismo né la personalità... ma ciò che c'è di metafisicamente più intimo.
Questo stupefacente sintonizzazione va lasciata decantare fino a farla divenire chiara e forte, sì che una volta realizzata non la si possa più scordare.
E da quel momento la periferia dell'essere diventa secondaria rispetto al centro.
E allora, per la prima volta nella nostra esistenza, l'Essere guida l'apparire! 
.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Oltre quella Porta...

Post n°618 pubblicato il 15 Maggio 2009 da Praj
 

Nel mondo dei sentimenti, dei pensieri, delle azioni, dove ogni momento manifestiamo il nostro esistere, ci comportiamo come se la realtà fosse non mutevole... Perché allora ci meravigliamo se c'imbattiamo così spesso in situazioni di sofferenza?
Questa è solo la conseguenza di una visione disattenta e superficiale delle cose. Il nostro pensare, il nostro agire, il nostro parlare, non sono altro che domande per capire che cosa è veramente reale. Noi continuamente
agiamo, parliamo e pensiamo come se tutto dovesse perdurare sul piano della forma e fenomeni. In pratica, non approfondiamo la nostra indagine per svelare, una volta per tutte, la potente illusione che ci siano cose individuali, che ci siano molte entità disunite.
Quando invece ci si pone seriamente all’ascolto, emerge una nuova comprensione: sorge la Visione che tutto ciò che c'è è l’Uno.
Alla Luce di questa Coscienza rischiarata, non si crede più a ciò che appariva come una molteplicità di esistenze. Diventa lampante, evidente, che ciò che credevamo prima era una distorsione percettiva, un riflesso di una Realtà infinitamente più grande.
Se il pensiero discorsivo, l'attività concettuale, si acquietano veramente, la natura della Pura Consapevolezza finalmente si mostra con tutta la sua chiarezza. Come insistere allora a proporre una visione di un Dio separato dalle sue creature, come lo propongono le diverse ideologie religiose? Non è più possibile.
Si va oltre il bambino che amava le favole spirituali che eravamo; si oltrepassa la porta dell'illusiorietà e si entra nell'universo della maturità spirituale.
Da ciò sorge una forte voglia di invitare anche altri a riscoprire la capacità di riconoscere il vero dentro di sé. Sembra quasi un “obbligo” dovuto alla riconoscenza per il dono ricevuto. Si è portati ad una naturale condivisione.
Va anche detto
però che q
uando accade questa illuminata comprensione non è che non sentiremo più dolore, né avremo più sofferenze da sopportare. Nemmeno che non dovremo pagare tasse o andare a lavorare per mantenerci o avremo problemi nel crescere i nostri figli.
No, i nostri ruoli mondani rimarranno probabilmente gli stessi e si applicheranno all'occorrenza, ma noi non ci cercheremo più in essi. Seguiremo il fluire dell'esistenza senza accampare alcun senso di autonomia. Sosterremo il nostro ruolo con la gratitudine di essere, quali siano le occasioni che si presenteranno e con cui ci dovremo confrontare.
In questo spirito del tutto nuovo, abbandoniamo ogni pretesa di controllo sulla vita, perché sentiamo e sappiamo che la vita si farà carico di noi, completamente.
Da quel bagliore di Comprensione, che diventa incancellabile, ci apriamo alla evidenza della semplicità delle cose. La nostra storia personale gradualmente va dissolvendosi, sacrificandosi al fuoco della rivelazione. Il conosciuto si dona all'Inconoscibile e risplende nel ciò che E'.
.



 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Non c'è dono più grande

Post n°617 pubblicato il 13 Maggio 2009 da Praj
 

L'amorevolezza è forse la forma principale della compassione. Questa non si attua se siamo focalizzati su ciò che fanno altre persone, su come possiamo assecondarle o su come difenderci dai loro atti. Non si può attuare se ergiamo una barriera di pensieri intorno al nostro sentire più profondo.
Sia l'amorevolezza che la compassione, nascono però, necessariamente, dalla comprensione: ovvero, quando si è dissolto il senso di essere una entità separata. E' quando ci liberiamo da questo senso egoistico
che possiamo vedere il mondo con chiarezza e senza proiezioni personali o esasperazioni emotive interessate a soddisfare solo le nostre esigenze particolari.
Se capiamo che gli atti e scelte che si esprimono attraverso di noi non sono le nostre azioni, e che le azioni che succedono attraverso altre entità umane non sono le loro azioni, anche se sembrano influire su di "noi", realizziamo la profonda comprensione che ciò che esiste in tutti gli esseri, ciò che genera ogni azione, è una Unica Coscienza.
Se non facciamo ritorno al nostro
cuore e a questa consapevolezza, non riusciamo davvero a vivere con compassione e amorevolezza. Perdiamo la connessione con lo spirito unitario.
Quando siamo invece nel centro del cuore e nella consapevolezza, ci troviamo nel Silenzio da cui proviene ogni sentimento: nel Cuore del Coscienza.
La compassione dunque si esprime sempre in assenza di giudizi, colpe e condanne.
Emerge nell'animo quando l'ira e le inquietudini, le emozioni negative, non sono presenti almeno in modo rilevante.
Si manifesta nell'animo
soprattutto quando perdoniamo noi stessi e gli altri.
E, a
ffinché la Grazia dell'amorevolezza possa discendere e donarsi, è importante prima aver completato il percorso del perdono e dell'accettazione. 

Non possiamo creare direttamente l'amorevolezza senza esserci spogliati dall'arroganza del senso dell'ego.
Perché essa – la compassione - può fare la sua comparsa solo
quando siamo dis-identificati da quel "noi" egoistico, egocentrico.
Per cui, prima accade questo
staccarsi dal senso dell'ego e, conseguentemente, succede l'aprirsi all'Amore per noi e per il Tutto.
Quando scopriamo questa dimensione entriamo, di fatto, nel mondo dell'Amore consapevole.
Il dare e il ricevere allora accadono senza sforzo, naturalmente.
Quando sorgono amorevolezza e compassione naturalmente, è certo che si è baciati dalla Grazia. Non c'è dono più grande di questo.

.



 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

AUTORIVELAZIONE

Post n°616 pubblicato il 11 Maggio 2009 da Praj
 

Perché non realizziamo l'Essenza che è sempre qui e adesso?
Perché ci sembra così difficile ritrovarla?

Questo succede, secondo me,
 perché abbiamo l'ansia di volere e di ambire alle cose passeggere ed effimere.
Qualsiasi cosa noi vogliamo diventare o avere, dobbiamo saperlo, è un ambizione della mente.
L
'ambizione e la mente in pratica sono la stessa cosa.

E, invece che aspirare a qualcosa nel divenire, possiamo
essere immediatamente liberi perché la Libertà e l'Essenza sono già adesso, nel luogo in cui siamo. Sempre.
Se questo non lo percepiamo, allora significa che vogliamo ciò che non è adesso, che non siamo in grado di sentirlo nel posto in cui ci siamo.
Se abbiamo questo sentimento erroneo
, è evidente che vogliamo raggiungere altro da quello che non è lì con noi.
Se cerchiamo e vogliamo raggiungerlo, quando lo raggiungeremo diventerà un nostro ottenimento, un nostro possesso, destinato comunque ad essere perso, per legge naturale.
Ma, in realtà, ogni nuovo ottenimento
che raggiungiamo non può essere l'Essenza, perché la l'Essenza è già presente dove siamo.
Essa non emerge, non si mostra, solo perché la mente è altrove, cerca quel che non è qui e ora, non accetta il Reale.
L'Essenza non può mai divenire un ottenimento perché non è un oggetto da possedere. E' la pura ed eterna presenza, la nostra natura trascendentale.

Quello
che non è sempre presente, non è essenziale, non andrebbe rincorso perché non appartiene alla dimensione dell'Eternità. E' sempre mondano, impermanente.
Ciò che è realmente importante, invece, è ciò che c'è sempre: l'Essenza.

Non dovremmo quindi ambire a nulla, spiritualmente parlando, che non sia aldilà del tempo, che non sia Eterno.
Questa dimensione però la si ritrova solo quando
ci liberiamo dai desideri della mente, dai richiami e attaccamenti sensoriali, dalle ambizioni proiettate nel futuro.
Quando questo accade, il Divino rivela Sé stesso a Sé stesso.
.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Campioni omaggio dalla Coscienza Cosmica

Post n°615 pubblicato il 08 Maggio 2009 da Praj
 

A volte capita che compaiano dei barlumi della nostra natura fondamentale che è Coscienza. Ci sono dei momenti in cui noi percepiamo noi stessi nella pace e nell'armonia al di là del dinamismo frenetico del divenire. Normalmente però noi diamo importanza a questi momenti perché siamo portati a riconoscerci soltanto in relazione a delle situazioni, a degli avvenimenti e a degli oggetti.
Quando invece riconosciamo questi momenti di pace, silenzio mentale, diventiamo consapevoli di una dimensione della nostra coscienza del tutto diversa, nuova; una dimensione che non è connessa ad alcun fatto, avvenimento o pensiero. Sembrerebbero dei campioni omaggio di una promessa Divina di beatitudine. Una offerta, un invito.
Quindi, c'è una importante distinzione da fare tra l'apprendere, l'accumulare sapere, ricordare emozioni e la Comprensione silenziosa che si percepisce in quei particolari momenti. Comprensione che è l’intuizione immediata e fuggevole della nostra natura reale.
Sebbene il possesso di nozioni, di concetti e informazioni sia indispensabile quando stiamo imparando un'attività, quando studiamo qualsiasi disciplina... non ci è di nessun ausilio con questo genere di conoscenza. Gli ordinari processi cognitivi, pur utili e necessari, non ci possono rivelare ciò che siamo fondamentalmente. Chi siamo veramente.
Ciò che siamo realmente possiamo riconoscerlo soltanto attraverso un salto quantico della coscienza.
Il riconoscimento è un fatto improvviso, istantaneo, profondamente intuitivo che travalica le ordinarie categorie del ragionamento discorsivo, della discorsività mentale, logica e razionale.
Però, se questo occasionale riconoscimento succede, una volta aperti a questa dimensione, esso appare più spesso di ciò che che noi avevamo osservato precedentemente. Sta anche a noi però non inibirne il ritorno, con la distrazione e la disattenzione al nostro sentire più sottile.
In sostanza, ci accorgiamo che ciò che sembrava emergere in quanto istante è in realtà il substrato costante di ogni azione, pensiero, sentimento, emozione.
Questo permea tutto ciò che sentiamo, facciamo e pensiamo, come un'eco penetra tutto ciò che ci circonda e contiene.
E' quest'onda che ci guida e porta a cercare la fonte dell'eco, la sua Sorgente. E' questo richiamo primario che ci stimola a conoscere veramente noi stessi, oltre la nostra limitata visione.
.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Credere è una cosa, avere Fede è un'altra

Post n°614 pubblicato il 06 Maggio 2009 da Praj
 

Il Divino che tutti noi abbiamo dentro va cercato e ritrovato.
Non ci può essere dato dall'esterno... è già in noi.
Aspetta soltanto che lo si riscopra e riconosca.
Ma se poi non si manifesta come Amore per la Vita,
Compassione per noi stessi e per gli altri, 
Consapevolezza della bellezza e armonia del Tutto, Gratitudine.
 
non è possibile che uno lo abbia trovato veramente.
Spesso, quello a cui crediamo riguardo al Divino
é soltanto un simulacro del Vero.
Questa, per me, é la differenza importante
fra il credere e avere Fede.
Chi ha Fede ha trovato... il Divino in sè stesso.
Chi crede... per me, non ancora.
E' per questo che gli uomini di Fede tendono a unirsi e vogliono incontrarsi...
mentre gli uomini credenti lottano, combattono,
per affermare, imporre, le loro verità:
cosa ritenuta non saggia, invece, per chi ha trovato
il senso dell'Unità interiore ed esteriore.
La Fede è Una, le credenze sono tante.
Esse vanno rispettate, assolutamente, sono vie,
ma non sono la Casa.
Allora mi domando: 
non sarà forse che ognuno ha il senso del Divino che si merita? 

.


 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

SE IL DOLORE HA UNA RAGIONE

Post n°613 pubblicato il 04 Maggio 2009 da Praj
 

Per conoscere il vero senso della Vita bisogna affrontare e capire il senso della sofferenza e del dolore, che sono inevitabili nel cammino umano.
Il dolore, la sofferenza e paura della morte hanno questa fondamentale funzione: mettere in discussione, in crisi, la nostra falsa identità, il nostro illusorio ego.
Questo accade a tutti, prima o dopo, in una forma o in un altra. E’ necessario che il dolore avvenga perché, altrimenti, senza questa spiacevole esperienza, noi rimarremmo per sempre superficiali nel nostro sogno di essere indipendenti, autonomi e non saremmo indotti a trovare quello “stato” che é aldilà del dolore, della morte: l’unione con l’Assoluto.
 
Queste sofferenze, non ci vengono inflitte da un qualche potere misteriosamente cattivo, che arbitrariamente si diverte a farci soffrire, non le incontriamo per caso, ma ci accadono con uno scopo sottilmente o pesantemente “pedagogico".
Siamo però noi, a causa della nostra ignoranza, di chi veramente siamo, che ci creiamo un mondo fatto di identità false, di attaccamenti ed ostinazioni egocentriche, che pretendono, a vari livelli, un potere personale dominante che porta inevitabilmente un conflitto interno ed esterno (dolore).
Quindi, non essendoci che lotta e competizione, su tutti i piani, mancando Amore e Compassione, c'é un continuo alimentarsi concatenato di sofferenze, sia fisiche che psichiche.
Un altro terribile aspetto del dolore viene vissuto anche attraverso le malattie, le disgrazie, i disagi mentali, economici ecc... e se ciò viene percepito e sentito solo con l‘identificazione e l’attaccamento al corpo e la mente, produce sofferenza, rendendoci difficile una visione terapeutica, per la quale é necessario porci su un altro piano di consapevolezza...  Principalmente ci sono solo due antidoti spirituali al dolore interiore: la Via della Saggezza (il Risveglio) e la via della Devozione (Fede Totale, l’Arresa).
Un antidoto efficacisssimo é il Risveglio alla nostra vera Identità.
Però, va anche detto che, accaduto il Risveglio, non é che scompariranno le sofferenze: ci saranno ancora, ma coinvolgeranno solo la parte esteriore di noi, il nostro involucro fisico e la nostra sfera mentale. 
Va ricordato, inoltre, che abitando un corpo materiale siamo soggetti, per forza di cose, a certe leggi appartenenti al mondo sensoriale.
La nostra dimensione umana non può dissociarsi dalla sofferenza fisica e psichica.
Soltanto riscoprendo e dimorando permanentemente nella nostra Essenza - la Consapevolezza - noi non veniamo toccati dal dolore, perché in questo centro, nel Puro Osservare (Atman, la suprema Identità) siamo aldilà, oltre la realtà fisica e fenomenica: quindi, non soggetti al dolore e sofferenza.
L’altro antidototo é la Fede totale.
Non una mera credenza in un qualche divinità o Dio consolatorio, proiezione di nostre paure e desideri, alle quali ci aggrappiamo ideologicamente, ma una piena Accettazione, abbandono alla Volontà Suprema, a quel Vero Potere che sempre ci sostiene e che fa di noi quel vuole: é la Via della Fiducia e dell’Amore.
Identificarsi con questa misteriosa e sovrumana Energia ed Intelligenza, arrenderci ad essa ci porta su uno stato d' Essere che va oltre il dolore contingente del nostro personale destino.
Il problema del dolore umano é irrisolvibile cercando risposte legate eminentemente alla sopravvivenza del nostro corpo fisico e mentale, che sono per loro natura fragili e impermanenti.
Per superare, andare oltre la sofferenze esistenziali, ad un certo punto si dovrà scegliere un sentiero “spirituale” derivante principalmente da uno di questi due antidoti antimorte, antisofferenza.
Basta scegliere o “farsi scegliere” da quello che é più consono alla propria inclinazione. Tanti segni ce lo indicheranno, se staremo attenti e fiduciosi.
Alcuni sanno che é possibile abbracciare entrambi i sentieri contemporaneamente, perché ne avranno intuito la profonda relazione, colto l’Unità intrinseca. Con questa profonda comprensione la vita diventa Celebrazione, gratitudine e "Gioco". 

.



 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

PRESENTI ARMONIE

Post n°612 pubblicato il 01 Maggio 2009 da Praj
 

Nutrito di speranze vaghi per il mondo credendo di poter controllare il Destino.
Sogni, sogni, sogni... di diventare, di avere... e non ti rendi conto che stai perdendo la vita tra le dita e fra i tuoi ossessivi pensieri.
Non c'è un mondo da cambiare, lo devi sapere, perché il mondo sei Tu, esso è dentro di te, anche se pochi te lo diranno, forse nessuno.
Se trasformi invece il tuo modo di Vedere, di Essere, il mondo improvvisamente muta e risplende e allora ti accorgi che è più che perfetto in Sè, anzi che è meravigliosamente e imperfettamente perfetto così com’è.
Esso sta giocando con il buio e la luce, con il bene ed il male,  con il caldo ed il freddo, sta sempre suonando una meravigliosa armonia che, solo se ti fai unico accordo  al Suo servizio, lo puoi comprendere e celebrare. 
Puoi tu stesso sentire e vedere il suo Cosmico canto d'Amore,
 soltanto se hai un orecchio e un occhio senza più volere e un Cuore acceso, arreso e senza confini.

.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963