Prigione dei Sogni

Cercare adagio, umilmente, costantemente di esprimere, di tornare a spremere dalla terra bruta o da ciò ch'essa genera, dai suoni, dalle forme e dai colori, che sono le porte della prigione della nostra anima, un'immagine di bellezza che siamo giunti a comprendere: questa è l'arte. James Joyce

 

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« Incomprensioni (II parte)Messaggio #147 »

Io corro...

Post n°146 pubblicato il 28 Aprile 2007 da Notram
 

La metafora della corsa è sempre stata una delle mie preferite.
Io corro, ma anche gli altri attorno a me lo fanno, continuamente, non si fermano mai.
Si corre incontro a qualcosa, un traguardo, una persona, un numero su un cronometro, anche se probabilmente corriamo tutti semplicemente contro noi stessi...
Ci affanniamo verso questo grande obiettivo, lo vediamo piccolo piccolo, in fondo ad un lungo rettilineo oppure, a volte, neppure riusciamo a scorgerlo, nascosto com'è da una fitta vegetazione o da una strada tortuosa. Eppure dentro di noi lo sappiamo che c’è, e questo ci rincuora, ci spinge a trovare dentro di noi la forza per andare avanti. Per continuare a correre.
Ci sono alcuni di noi che non sanno gestire le loro forze, iniziano a correre subito a perdifiato e sembrano velocissimi. Sono come delle immense fiammate: luminose, stupende, bellissime. Si consumano in breve tempo però queste persone e, quando non ce la fanno più, sono costrette a fermarsi o a procedere lentamente. E nel momento in cui questo accade allora invecchiano di colpo e quello che le fa invecchiare non è il fatto di aver rallentato, ma è il continuo vedersi sorpassati, anche da quelli che avevano lasciato indietro.
Non fraintendetemi però, ci sono anche quelli che, per conservare le energie, vanno più piano del necessario. Se proprio vi devo dire la mia, quelli li detesto più di tutti. Si nascondono, questi pusillanimi, non danno mai tutto quello che hanno. Accampano mille scuse per non mettersi in gioco.
Spesse volte non corriamo da soli, abbiamo persone al nostro fianco che ci accompagnano e seguono la nostra stessa strada per un certo tratto. Ci piace stare con loro, ci fa sentire bene, ci riscalda il cuore. Eppure cosa succede se ci rallentano? Le abbandoniamo, inesorabilmente. A volte magari proviamo a procedere con il loro passo, ma dopo un po’ la voglia di correre diventa troppo forte e allora le lasciamo lì, con l’augurio di incontrarci più tardi, un augurio ipocrita e vuoto che rincuora sia noi che loro. Altre volte invece accade che le strade si dividono, che il percorso non possa essere condiviso ulteriormente. In quelle occasioni ce la prendiamo col destino crudele. Non ci sfiora minimamente l’idea di accompagnarle, queste persone così importanti, anche a costo di deragliare dai nostri preziosi binari.
Ad ogni modo nessuno di noi rimane fermo, tutti corriamo e lo facciamo senza voltarci indietro, perché si sa, anche questo ci rallenterebbe. Eppure in questa maniera ci perdiamo tante cose.
Una volta un mio amico mi ha detto che non conta la strada che segui, conta il viaggio, quello che ti circonda e che vedi fuori dal finestrino…Parole belle, non c’è che dire, ma voi ci credete? Insomma, anche lui seguiva la sua strada, credetemi, anche se si illudeva, sbirciando ogni tanto da quel suo finestrino, di aver capito il senso della vita.
Quante cose perdiamo mentre procediamo in questa folle corsa? Questo mi chiedo. Quante cose dobbiamo sacrificare per andare avanti? Ma soprattutto: perché lo facciamo? A volte è così bello fermarsi e stendersi su un prato per ore, guardare semplicemente il cielo.
Invece no, continuiamo a correre con la speranza di arrivare in tempo, con la sicurezza innata che, una volta raggiunta la meta, finalmente ci attenderà il riposo. Ma si ci arriva mai a quel traguardo? E se sì, cosa c’è oltre? Un altro traguardo forse?
E se stessimo correndo tutti in circolo? Ci avete mai pensato?
Se quella linea lontana che stiamo seguendo fosse semplicemente l’orizzonte, che cosa staremmo facendo?
Io sto correndo sì, ma dove sto andando? Forse è meglio non farsele tutte queste domande, perché dopotutto fermarmi mi fa più paura, meglio andare avanti…

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                                           (Foto di Kenvin Pinardy)

 
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