Creato da EffeElleT il 14/04/2014

La Parola che Aiuta

Un piccolo aiuto psicologico per la persona in difficoltà

 

 

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PILLOLE contro PAROLE ?

Il ricorso agli psicofarmaci è un fenomeno dilagante in Italia come in tutto l'Occidente industrializzato.  Ansiolitici, ipnotici ed antidepressivi sono  categorie farmacologiche largamente prescritte, molte volte a ragione, altre volte no. Di contro il ricorso all'ausilio dello psicologo è generalmente sottovalutato, anche dagli stessi medici di base.  C'è poi chi, ed il numero sta crescendo negli ultimi anni tanto che in Italia si registra un lieve calo nell'utilizzo degli psicofarmaci, è contrario  al farmaco, considerandolo un surrogato chimico insalubre e potenzialmente controproducente, dato che evita nella persona il reperimento di quelle risorse interne necessarie per risolvere le proprie difficoltà psicologiche.

In sintesi le opinioni dell'uomo della strada sull'utilità degli psicofarmaci e della psicoterapia per la risoluzione del disagio psichico sono variegate ed a volte confuse.
Cercherò di fare chiarezza.

Esistono delle condizioni di sofferenza psichica che necessitano di un intervento psicofarmacologico prima di qualsiasi altra terapia.   Mi riferisco a disturbi che hanno un forte coinvolgimento del metabolismo cellulare neurologico  (ad esempio i dist. dell'umore, le psicosi, ma anche certe forme di disturbo ossessivo/compulsivo etc.).

In altre situazioni di disagio, determinate da problematiche di natura psicologico/relazionale (sono la maggior parte!) , il farmaco può essere uno strumento utile in un momento di particolare crisi, efficace per alleggerire il peso della sofferenza, riuscire a riposare, recuperare energie,  ma non rappresenta la soluzione!

Il farmaco in questi casi agisce sui sintomi, ad esempio allevia l'ansia, alza l'umore, permette di dormire, ma non agisce su ciò che determina i sintomi, ossia le problematiche di natura psicologica e/o relazionale.
Infatti spessissimo la sospensione dei farmaci fa riaffiorare i sintomi tali e quali a prima, favorendo l'insorgere di un meccanismo di dipendenza dal farmaco (ansiolitici ed antidepressivi in particolare).

Che fare allora?  La risposta è la Terapia della Parola:  spesso non serve  nemmeno un percorso psicoterapeutico, può essere risolutiva una consulenza psicologica, un intervento breve e focalizzato che in poche sedute aiuta la persona ad individuare e risolvere i propri problemi e riconquistare un sereno equilibrio.

Così scopriamo che pillole e parole, se usate in scienza e coscienza, non sono contrapposte,  ma strumenti di promozione della salute da adattare al singolo individuo.    

 

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Commenti al Post:
benjamin_longbow
benjamin_longbow il 19/04/14 alle 05:07 via WEB
buongiorno. Hai scelto una strada difficile,piu' simile a quella del venditore di amuleti che a quella di un medico. La terapia psicologica in termini assoluti non aiuta nessuno, fa esattamente quello che fanno le pillole, con l'aggravante di spogliare il 'paziente' delle sue proprie istanze, valori,volonta' per fargli prendere quelle (celate) della teoria psicoanalitica a cui appartiene il terapeuta.In altro caso il risultato e' nullo. Un lavoro disonesto,non scientifico, un mare di chiacchiere che precipitano il povero malcapitato dentro sensi di colpa piu' profondi di quelli con i quali si era eventualmente presentato. Cambia lavoro.Cordialita'.
 
 
EffeElleT
EffeElleT il 19/04/14 alle 12:11 via WEB
Buongiorno, ti ringrazio per il commento ed accetto la provocazione, mi permette di approfondire l’argomento e cercare di sfatare dei pregiudizi culturali riguardo ai farmaci e soprattutto alla Psicoterapia. Per quanto riguarda i primi esiste un’amplissima letteratura scientifica internazionale che attesta il ruolo fondamentale di un corretto utilizzo degli psicofarmaci per la cura di persone affette da disturbi quali Depressione Maggiore, Disturbi Bipolari, Psicosi, Tossicodipendenze, Disturbi di Personalità etc. In moltissimi casi la terapia psicofarmacologica rappresenta una vera e propria salvezza per la persona. Per ciò che riguarda la Psicoterapia, è vero che gli studi scientifici italiani sono pochi, ma a livello internazionale la cosa cambia: per esempio puoi vedere gli studi di Carl R. Rogers e della sua equipe sui fattori psicoterapeutici che promuovono il cambiamento costruttivo della personalità, gli studi sui fattori d’efficacia comuni ai diversi approcci psicoterapeutici. Rispetto alla Psicoanalisi non ti posso dire nulla perché non è il mio approccio psicoterapeutico, ma quando parli di “spogliare il ‘paziente’ delle sue proprie istanze….” quella non è psicoterapia! Rappresenta piuttosto un processo manipolatorio e certamente disonesto che non ha nulla di scientifico e che con un trattamento psicoterapeutico operato in scienza e coscienza non ha nulla in comune. D’altra parte, come in ogni professione, anche tra gli psicoterapeuti esistono degli incompetenti, ma non per questo ha senso fare di tutta l’erba un fascio. Spero di essere stato esauriente, Cordialmente, EffeElleT
 
   
benjamin_longbow
benjamin_longbow il 19/04/14 alle 19:59 via WEB
l'hai presa bene, e me ne rallegro. Gia' uno psicoterapeuta che non 'aborrisce' le pillole e' un buon inizio. Vedo che hai passione, in bocca al lupo allora, se vedi una via buona in quel che fai allora la via e' buona...(ma mi manterro' distantissimo dai tuoi colleghi) Ciao
 
bal_zac
bal_zac il 17/05/14 alle 07:27 via WEB
Azzeccatissimo il titolo. E' proprio il paradosso di queste tre parole che mi ha spinto a leggere il post. Sui farmaci come sulle "parole" si combattono "guerre di religione", in realtà sono due mezzi che hanno le loro precise indicazioni. Saluti da Zac
 
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