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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
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Il Dittamondo (4-16)
Post n°1027 pubblicato il 11 Gennaio 2015 da valerio.sampieri
Il Dittamondo "O piú che padre, o buon consiglio mio, l’andare è buon, diss’io; ma, se tu il sai, fa che contenti, andando, il mio disio. Questa gente normanna, onde tu vai, dimmi chi fu e come venne quici 5 ed in qual tempo, secondo che l’hai". Ed ello a me: "La gente, che tu dici, come volan li storni a schiera a schiera, mosson di Sizia e di quelle pendici. Per l’oceano e per la sua rivera, 10 come tu sai che i pirati fanno, quanto potean trovar tutto lor era. Poi, dopo lungo tempo e grave affanno, passarono in Norvegia e ancora quivi similemente fecero gran danno. 15 Pur cosí discendendo per que’ rivi, rubando la Bretagna e Germania, tutti si fenno, per l’acquisto, divi e, giunti ove or si dice Normandia, e presa la cittá di Rotomagno, 20 quivi fermaron la lor signoria. Rollo era il signor tra loro piú magno, pieno di gran vertute e di valore, largo e cortese a ogni suo compagno. Carlo, in quel tempo, era imperadore, 25 il Semplice, che udita la novella, credo per fuggir briga e farsi onore, la figliuola, che nome avea Ghisella, fatta amistá e compagnia con lui, li diede a sposa, ch’era onesta e bella. 30 Apresso ancora confermò costui signor di questo gran comprendimento ed el si fe’ cristian con tutti i sui e ne gli anni di Cristo novecento e dodici piú prese il battesmo, 35 di che ciascun, di qua, ne fu contento. Ruberto conte il tenne a cristianesmo e del suo nome lo nomò Ruberto, secondo che ciò piacque a lui medesmo. Due figliuoli ebbe sí fatti, per certo, 40 che, se ’l mondo n’avesse ora di quelli, non sarebbe de’ buon, com’è, diserto. Larghi, pro’ funno, fortissimi e belli: Guglielmo Lunga-spada, il primo, reda, come sai che di qua fanno i fratelli; 45 Riccardo, l’altro, il suo figliuol correda Tancredi e ’n Puglia andaro e lá fen guerra, acquistando cittá, castella e preda. In Francia poi passâr, s’alcun non erra; a posta del re fen guerra in Borgogna, 50 dove molta acquistâr ricchezza e terra. A ciò che senza chiosa si dispogna, se deggio sodisfare a quel che chiedi, qui lungo un poco parlar mi bisogna. Morto Riccardo, rimase Tancredi 55 con dodici figliuoi, che ciascun fue forte e fiero quanto un leon vedi. E senza dubbio ben credo che tue ti segneresti per gran maraviglia, se udissi di ciascun l’opere sue. 60 Anfredo fu di quelli e costui piglia guerra con Leon papa e ’l mal che fe’ de la sua gente ancor se ne pispiglia. Ben so che per altrui chiaro ne se’ di Ruberto Guiscardo, come prese 65 Puglia e Cicilia e tennela per sé. De’ dodici fu l’uno e di lui scese Baiamondo e Rugger, che senza fallo assai ben poi governaro il paese. Morti costoro in poco d’intervallo, due Baiamondi fun, che l’un seguio apresso l’altro a guardar questo stallo. Rugger fu poi, che con gran disio incoronar si fe’ re di Cicilia, ch’assai si vide a’ suoi libero e pio. 75 Similmente ciascun fe’ gran familia de’ dodici e per lor prodezza e senno qual conte fu e qual gran terra pilia. Ma nota qui che niente t’impenno de’ successor del buon Guglielmo primo, 80 perché altrove udirai di quel che fenno". "Quanto m’hai detto, rispuosi io, istimo e veggio ben, ché a punto hai risposto a la dimanda mia in fino a imo. Ma dimmi questo nome onde fu posto 85 a questi che chiamati son Normanni, ch’io non l’intendo, se non m’è disposto". |
Inviato da: cassetta2
il 12/08/2024 alle 08:41
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Inviato da: patriziaorlacchio
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