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Viaggio in Italia 2

Post n°1677 pubblicato il 31 Maggio 2015 da valerio.sampieri
 

Roma, alla fine di giugno.

Sono entrato in una scuola troppo grande per poter uscirne con celerità. Le mie cognizioni artistiche ed il mio poco talento devono andar fino in fondo, devono diventare ancor più maturi, altrimenti io vi porterò indietro di nuovo un mezzo amico, e il desiderio, la pena, l'andare e il venire saranno perduti. Non la finirei mai se vi dovessi raccontare come tutto questo mese di giugno mi è stato proficuo: come mi è stato presentato, se posso dir così, su di un piatto, tutto quello che ho desiderato. Abito in un bell'appartamento, ed ho buoni padroni di casa e vicini. Tischbein va a Napoli ed io prendo in affitto il suo studio, una bella sala fresca. Quando pensate a me, pensate ad un uomo felice; io vi scriverò molto spesso, e così siamo e rimarremo insieme.

Ho anche abbastanza idee e pensieri nuovi; e ritrovo tutta la mia prima gioventù fin nelle cose più piccole; frattanto mi lascio andare alla deriva, e poi lo splendore e il valore degli oggetti che mi circondano mi portano di nuovo così in alto e così avanti, come solo può raggiungere la mia ultima esistenza. Il mio occhio si forma con grande celerità e la mano non gli rimane indietro. C'è una sola Roma in tutto il mondo ed io mi trovo come un pesce nell'acqua e nuoto come una palla vuota nel mercurio e in un altro liquido va a fondo. Nulla offusca l'atmosfera dei miei pensieri all'infuori del rammarico di non poter dividere coi

miei cari questa felicità. Il cielo è ora magnificamente sereno, così che Roma ha una leggera nebbia solo la mattina e la sera. Ma sui monti, ad Albano, Castello e Frascati, dove la settimana scorsa ho passato tre giorni, c'è sempre un'aria purissima. E una natura da studiare, questa!

Roma al chiaro di luna

2 febbraio 1787.

Passeggiare per Roma in pieno chiarore lunare è cosa talmente bella che chi non l'ha veduto, non può farsene un'idea. Tutti gli oggetti vengono avviluppati da grandi masse di luce e di ombra e solo le grandi masse sono visibili all'occhio. Sono già tre notti che noi ci godiamo questo spettacolo splendido e luminoso, spettacolo che davanti al Colosseo supera qualunque immaginazione. Di notte viene chiuso, solo un eremita abita in una piccola chiesetta, mentre i mendicanti invadono le volte ruinate. Costoro avevano acceso un fuoco sul pavimento levigato; una leggera brezza spingeva il fumo nell'arena, di modo che la parte bassa delle ruine ne era coperta ed i prodigiosi muri m alto si protendevano oscuri. Noi eravamo appoggiati ad una ringhiera e guardavamo il fenomeno; la luna immobile nel cielo era limpidissima. Lentamente il fumo strisciò a traverso le pareti, i pilastri e le aperture, mentre la luna lo colorava come una nebbia. Era uno spettacolo magico. Così bisogna vedere illuminati il Pantheon ed il Campidoglio, San Pietro e tutte le altre piazze e strade di Roma. E così anche il sole e la luna, come l'ingegno umano, hanno qui un ufficio ed un compito diverso da quello che hanno altrove; qui si offrono a loro masse prodigiose e pure, perfette...

Roma, 14 aprile.

La mia partenza da Roma doveva poi prepararsi in una maniera specialmente festosa: tre notti prima la luna piena splendeva nel cielo purissimo, e l'incanto della grande città così illuminata era infinitamente penetrante. Le grandi masse di luce chiara sembrava provenissero da un giorno dolce e tacevano un grande contrasto con le ombre profondissime, talvolta rischiarate da qualche riflesso, e noi credevamo di essere in un altro mondo più grande e più semplice.

Dopo giornate faticose, noiosissime e penose, volli la notte godermi quello spettacolo con pochi amici ed una volta interamente solo. Dopo aver percorso per l'ultima volta tutto il Corso, salii sul Campidoglio, che s'erge solitario come un palazzo incantato. La statua di Marco Aurelio faceva ripensare al Commendatore del Don Giovanni e sembrava che volesse far comprendere allo spettatore che stava per intraprendere qualche cosa d'inusitato. Ciò non ostante io abbandonai la piazza e scesi i gradini dell'altro versante e davanti ai miei occhi interamente oscuro e gettando grandi ombre apparve l'arco di Settimio Severo; nella solitudine della via Sacra, i monumenti così noti, sembravano quella sera strani e spaventosi. Ma quando mi avvicinai al Colosseo e a traverso le grate potei gettare uno sguardo nell'interno, fui preso da una specie di tremito ed affrettai il ritorno.

Ogni oggetto faceva un'impressione speciale, ma sublime e comprensibile allo stesso tempo, ed in queste circostanze quella passeggiata fu una specie di magnifica " summa summarum " della mia vita a Roma.

Il dolore della partenza fu molto grande. Lasciare, senza speranza di mai più rivederla, questa capitale del mondo, della quale per tanto tempo ero stato cittadino, mi fece un'impressione che è impossibile esprimere. Nessuno può comprendere questo sentimento se non l'ha provato. Io ripetevo continuamente nella mente quei versi dell'elegia che Ovidio compose trovandosi nelle stesse condizioni in cui mi trovavo io.

Wolfgang Goethe
Tratto da: Viaggio in Italia, 1787, trad. Tornei, Officine Poligrafiche Italiane, edizione, 1905, Roma.

 
 
 
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