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« UNA VITA DI CORSAUN AMERICANO ILLUMINATO »

BELLE ARTI

Post n°225 pubblicato il 15 Marzo 2014 da rosarioforino

Nella prima pagina del profilo,tra le cose che mi piacciono ho messo anche la pittura,ma mi rendo conto che non ho mai dedicato un post all’argomento;forse perché l’indignazione continua che pro-vo verso i problemi della vita reale mi distrae dalle passioni,che vanno invece consumate in un cli-ma -contestuale e interiore- di serenità.La politica,tanto per fare un esempio,non mi piace,ma sono costretto ad occuparmene perché i politici s’interessano a me.

Non ho mentito quando ho scritto che amo la pittura:è la mia più antica passione,tanto che ho co-minciato a disegnare prima che mia madre mi insegnasse a scrivere e leggere.Quando in terza media dovetti scegliere l’indirizzo di studi che avrei preso,ero indeciso tra il linguistico e l’artistico.Scelsi il primo,ma solo perché ritenevo che per lo studio delle lingue avrei tratto maggior profitto da degli insegnanti,mentre per l’attività artistica avrei potuto far progressi anche da solo.Anzi,probabilmente avrei vissuto con fastidio delle indicazioni che volessero mettere le briglie alla mia inventiva.La ter-za opzione era il conservatorio,ma per gli stessi motivi,anche in quel campo ho preferito essere un autodidatta.

Finora ho dipinto poco,ma ho disegnato tantissimo.Migliaia di disegni dai tre anni in poi.Ho consu-mato tantissime risme di fogli A1 e album Fabriano ruvido al fine di perfezionarmi sempre più in vista di un dipinto di cui fossi pienamente soddisfatto.Datemi una matita 6b e un Fabriano ruvido e mi trovo nel mio elemento.Sono capace di passare il tempo dall’alba al tramonto disegnando fino a farmi dolere la mano e la schiena.Abbandonarsi alla creatività è come fare l’amore.

Ho realizzato ritratti,caricature,fumetti,…ho disegnato animali,piante,fiori,rocce.Parecchi paesaggi naturali e pochi  urbani,dove però si può esibire la propria conoscenza della prospettiva. Non ho nulla contro i paesaggi urbani,ma lì trovo che il disegno si faccia più tecnico che artistico,e finisca col somigliare più ad un progetto urbanistico che non ad un’opera dotata di dignità artistica. Il paesaggio di città per quanto mi riguarda va realizzato,più che vagheggiato,e rapportandolo alla pittura in esso io vedo le statue come le figure e gli edifici come lo sfondo che gli danno rilievo. Poiché è tangibile,dunque,meglio ammirarlo dal vivo che riprodurlo sulla carta.

Per dipingere mi manca il mestiere,che finora ho appreso in maniera incompleta con tentativi spesso errati.Forse sarei stato furbo a rimanere all’artistico il tempo sufficiente a imparare come si prepara ed applica il colore,per poi cambiare scuola e continuare da solo.Il disegno comunque per quanto prepari alla pittura,non è solo un esercizio o una fase del processo che porta al quadro finito:è anche una forma espressiva con una propria dignità.Dire che un ritratto a matita abbia meno valore di uno dipinto è come voler considerare,in poesia,l’haiku o il sonetto come forme meno pregevoli dell’ o-de,o-in prosa-il ritenere il racconto breve meno valido del romanzo.Al solito,insomma,si confonde la quantità con la qualità.

Il primo a cercare di conferire ai dipinti l’illusione della tridimensionalità fu Giotto,ma la sua era una prospettiva intuitiva.Bisognerà aspettare Leon Battista Alberti,per poterla studiare in modo sci-entifico.Alberti notò che tutte le linee parallele convergono in un unico punto,detto di fuga,e questo favorì la commistione di arte e geometria.Con Leonardo comincia lo studio dell’anatomia,al fine di poter ricostruire il movimento di un arto anche a memoria,in mancanza di modelli,perché il pittore lo conosce a partire dalle ossa che lo compongono.Quando lo disegna è come se lo ricostruisse dal suo interno.Leonardo introdusse anche la”prospettiva aerea”,sfumando i soggetti più lontani,che così sembrano avvolti dalla nebbia.Tutto questo fece fare in pochi anni passi da gigante alla pittura, e per quanto riguarda la riproduzione fotografica della realtà,Leonardo ha detto l’ultima parola sull’ argomento.Dopo di lui la realtà poteva solo essere trasfigurata,per poter dire qualcosa di nuovo dal punto di vista di tecnica e abilità.La fotografia ha contribuito all’idea,per me malsana,che l’abilità nel copiare la realtà escluda la creatività,così l’arte ha imboccato una parabola discendente, dall’ impressionismo in poi.Una caduta che ancora continua,mi pare,se ora in un museo possiamo trovare esposto anche uno skate-board con su incollato il fregio ornamentale che si vede sui cofani delle Mercedes…

Leonardo sosteneva che la pittura fosse una”poesia muta”,e quando dipingeva un giglio nella mano dell’arcangelo Gabriele nell’”Annunciazione”,quel fiore(perfetto)non era un ornamento ma s’inse-riva nel racconto del quadro.Nella sua poesia.Il simbolo della purezza della Vergine.Un altro esem-pio chiarificante può venire da Jan Vermeer:in un suo quadro(mi pare”L’attesa”)si vede una giova-ne donna che legge una lettera e si sfiora la pancia.Questa semplice immagine,di un realismo foto-grafico in quanto ad esecuzione,a me suggerisce un marito al fronte e la moglie che aspetta lui e il figlio che deve nascere.Che racconto c’è,in confronto,in una tela imbrattata di Pollock,o in una sfregiata di Fontana?Dov’è la poesia?Io considero questi due dei provocatori,non degli artisti. Ave-vano forse delle idee intelligenti,ma non belle,e andavano espresse in altri campi.Magari erano dei filosofi, chissà,ma non certo degli artisti.Picasso è famoso per i suoi”scarabocchi da bambino”,ma agli aspi-ranti pittori ripeteva fino allo sfinimento di esercitarsi col disegno figurativo,perché solo quando si conosce bene la realtà si può cominciare a decostruirla per ricomporla in altre forme.Predicava bene e razzolava male?Niente affatto.Una volta affermò che a sette anni dipingeva come Raffaello:ho visto alcuni esercizi realizzati da bambino,e posso dire che non esagerava.Prendiamo un altro artista più recente:De Chirico.Una volta fu invitato ad una mostra di pseudo-artisti di avanguardia o che so io.Dopo aver gettato uno sguardo ai primi sgorbi attorno a sé se ne andò risentito:dov’era finita l’abilità manuale di un tempo?Dove il duro esercizio che affina il dono innato di saper rappresentare la realtà?Ci volle una notevole faccia tosta per invitare un gigante come De Chirico ad una mostra simile,e ancor di più ce ne volle per beffarsi di lui mentre usciva di lì quasi correndo.

I critici odierni interrogano i nuovi”artisti”per capire se dietro certe scelte ci sia una spiegazione o siano solo delle provocazioni,ma a me non basterebbe:il constatare che pur sapendo disegnare come Guttuso(altro grande)un giovane pittore preferisca far colare il colore dal pennello sulla tela per ter-ra come Pollock,non mi spingerebbe ad annoverarlo nella cerchia degli artisti.L’arte non può essere solo concettuale,esattamente come non può basarsi su provocazioni senza costrutto.E’anche ricerca di bellezza,che si esprime tramite abilità manuale.Una volta un”insegnante”d’arte a corto d’ argo-menti,in difesa dell’amato Pollock disse che le sue opere andavano pagate care anche per le dimen-sioni e il tempo che ci aveva dedicato.Ma allora perché non pagarlo a giornate come un imbianchi-no?Altro spunto di ragionamento l’offre Luciano De Crescenzo nella scena di un suo film:in un mu-seo viene  esposto un w.c.,descritto come”sublime opera”di un grande artista,al che un tipo poco istruito ma intelligente chiede:”supponiamo che tra molti secoli un terremoto distrugga questo mu-seo e che poi tra le rovine venga rinvenuto questo w.c.…cosa diranno i posteri?Lo riconosceranno come opera di questo insigne artista o diranno che si tratta di un comune cesso?”.L’esperto ci riflet-te un po’,poi risponde:”Un comune cesso”.Ecco:con la semplice ma efficace arma dell’ironia De Crescenzo ha riassunto il senso di tutta la cosiddetta arte moderna.Io però avrei aggiunto ancora una battuta per completare il pensiero:”quando tra qualche secolo la gente userà sistemi più innova-tivi,questo w.c.,rinvenuto tra le macerie,verrà tutt’al più esposto in un museo archeologico”,dove appunto finiscono le cose utili del passato anziché le belle.

 

 
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