ROY1978

Perdere un figlio a 20 anni.Il cucciolo della nidiata.Arruolato a 16 anni nei carabinieri,quindi preparato all'eventualità di morire in maniera violenta per poi perire in uno stupido incidente stradale mentre coi commilitoni andava a farsi una pizza. Decapitato dalle lamiere della parte posteriore dell'auto.Illesi gli altri per fortuna,ma provate a dirlo a chi lo amava...La mamma in primis,che ha vissuto altri 30 anni tappezzando le pareti di casa di foto che lo ritraevano dalla nascita fino a pochi giorni prima della morte.Tante foto di quel ragazzo che ti guardavano appena entravi dalla porta fino a quando toglievi il disturbo,e quasi ti veniva voglia di inchinarti sull'uscio a quella platea di sosia non più in vita.Si è risparmiato tanti dolori,però:il cognato,un nipote,il padre infine la madre.L'ultima inquilina di quella casa che lo vide nascere.Per lei la vita si fermò,ma continuò com'era giusto per la sua ragazza,che mise su famiglia con un altro serbando l'amicizia con sua madre.Forse perché l'ultima cosa che di lui le restasse.E quando lei è mancata lei ha telefonato,spinta da un sogno infausto.Lui non ha potuto prender parte alla lotta per l'eredità scatenata dai fratelli.La ricerca spasmodica dei soldi sotto la mattonella quando c'era un conto bancario con svariati zeri e una casa di proprietà da vendere e spartire il ricavato.I fratelli,che hanno spogliato quella casa della sua e della loro storia,prendendo per sé ciò che era ancora in buono stato,vendendo quel che avanzava e buttando via le cose che non servivano più.Una spartizione che ha escluso le sue foto,ancora umide delle lacrime versate da sua madre.No,non si è risparmiato quel dolore,ma di sporcarsi agendo (forse)allo stesso modo.

Perdere un figlio a 20 anni.Un figlio ammalatosi in tenera età,che ha patito una lunga agonia il cui epilogo era stato chiaro fin dal principio.Un male incurabile,alla gola,in anni in cui la parola"cancro"veniva pronunciata tanto di rado tra un caso e l'altro da dover re-imparare a compitarla.Un alieno che cresceva in un corpo ancor giovane e gli gonfiava il collo giorno dopo giorno,costringendolo prima a non uscire più di casa,poi dalla propria camera perché si vergognava del suo aspetto.E per questo aveva anche smesso di farsi tagliare i capelli,rifiutando di aprire la porta al barbiere chiamato dai genitori.Un ragazzo tanto sensibile da essere amato anche dai piccioni del circondario per i quali conservava le briciole di pane che poi spargeva sul terrazzo di casa, facendoli accorrere in massa.Per lunghi anni quegli uccelli avevano finito col diventare i suoi soli amici.Gli unici a non tradire imbarazzo,repulsione,compassione o finta compassione alla sua vista.Un ragazzo tanto intelligente da essere l'orgoglio dei genitori e l'invidia dei parenti,forse persino dei fratelli.Un ragazzo che amava la musica e che sognava di guarire per poter suonare quell'organo Hammond preso su ordinazione e già pagato,ma consegnato solo dopo la sua morte.Quel giorno i piccioni accorsero sul terrazzo anche se era stato appena spazzato,richiamati da chissà cosa.Forse erano lì per salutarlo,perché poi non tornarono più.L'organo fu reclamato da un fratello minore che imparò a suonarlo da autodidatta.Meno bene,forse,di quanto l'avrebbe suonato lui.

A Enzo e Italo.