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Creato da: rosarioforino il 06/12/2008
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« L'UOMO E'CIO'CHE MANGIA???AMORE-ODIO-PASSIONE »

UN BRUTTO QUARTO D'ORA

Post n°197 pubblicato il 17 Luglio 2011 da rosarioforino

Va bene,ho barato. Cioè,a parte il post precedente,per il quale le idee espresse sono venute fuori in tempo reale mentre scrivevo,per gli altri avevo già cominciato a prendere appunti(mentali)su cosa scrivere.Era inevitabile,visto che avevo tutte le tracce davanti e dovevo solo scegliere quella con cui iniziare.Questo però non vuol dire che l’ultimo tema sarà il migliore.Magari sì,ma non per questo motivo.

LA PROFEZIA DEI 15 MINUTI

Quando Warhol pronunciò questa frase pensava certo allo sviluppo dei media negli anni a venire, ma allo stesso tempo capì che la gente avrebbe sgomitato tanto per poco,visto che a quella fama at-tribuiva una durata di appena un quarto d’ora.E’stato profetico come lo sono talvolta gli scrittori di fantascienza.
Quelli bravi,almeno.Probabilmente aveva previsto non solo la crescente voglia di notorietà della gente,ma anche le cause che avrebbero spinto anche i più refrattari alla sovraesposizione della propria immagine a ricercare questa fama transitoria:la crisi economica.
Conosco una ragazza che dopo aver snobbato il Grande Fratello ora smania per partecipare ad un reality show per poter avviare la propria carriera di attrice teatrale;mai decollata,pare,perché anche lì occorrono solidi agganci che lei non ha.Peccato che ai casting si sia resa conto che occorre una scorciatoia anche per accedere a quella scorciatoia per la fama che sono i reality show. Naturalmente,anche senza voler pensar male,è chiaro che i reality sono a numero chiuso mentre gli aspiranti concorrenti sono migliaia.E’un mondo complicato.In principio pensavo anch’io che i reality donassero quei 15 minuti di cui parlava Warhol,ma poi mi sono reso conto che potevano tornare utili anche alle persone di talento.Certo il debito verso questo trampolino di lancio impedisce criti-che future al nuovo sistema che si è instaurato, ma a meno di non avere ambizioni da intellettuale, questo rischio è pressoché nullo.
Ora immaginiamo un artista di talento privo di santi in Paradiso in questo mondo solo in apparenza più democratico e meno meritocratico.Come emergere e vedere il proprio talento riconosciuto quando quel talento è visto come uno spilungone tra i lillipuziani?Scendendo ad un compromesso.Oggi la democrazia dei mass media offre una più vasta scelta perché si è determinata anche una scala dei compromessi, uguale e contraria a quella dei valori.La mia amica attrice mi disse che partecipare ad un reality oggi è il compromesso meno sporco che ci sia,e ha ragione se si pensa alle tante carriere avviate grazie alla concessione di favori sessuali.La mia amica può essere considerata una persona flessibile,ma analizziamo il problema dal punto di vista di una persona rigida,a cui la parola com-promesso fa venire il mal di pancia. La domanda che ci porremo sarà"perché voler emergere e far conoscere il proprio talento"?
Pasolini si pone lo stesso quesito ma con termini più poetici nella scena finale del suo"Decameron".Nei panni dell’allievo di Giotto,contemplando l’affresco finito si chiede:"Perché realizzare un’opera quando è così bello sognarla soltanto"?
La domanda è meno sciocca di quanto possa sembrare a prima vista.Mettiamo che l’ artista in questione sia uno scrittore. I motivi per scrivere sono tutti nobili.Quelli per pubblicare lo sono meno: desiderio di ammaestrare le masse,di essere amato/ammirato,e naturalmente i soldi.Perché i soldi? Perché è già difficile trovare un lavoro che permetta di vivere con decoro,figuriamoci vivere delle proprie passioni.Ma poiché per vivere,anzi per sopravvivere,occorre spesso adattarsi e fare ciò che si trova,tra scendere a questo compromesso e un altro che possa aiutarci a realizzare il sogno di es-sere pagati per fare ciò che ci piace,sceglieremo certo la seconda opzione.Starei attento,quindi,ad emettere facili giudizi sull’altrui scelta di svendersi
visto che l’idea solletica fisiologicamente, di-rei,anche i più virtuosi.Io ne sono immune ma non perché sia più virtuoso:sono solo più rigido.
Di persone come Diogene il cinico non ne vedo,in giro,e se ci sono,sono mosche bianche,che vivo-no ai margini del consorzio umano. Nulla di male,anzi onore al merito,ma io credo che la vita vissu-ta solo per sé stessi sia una vita sprecata,e che per lasciare qualcosa al mondo,fossero anche solo dei figli,bisogna vivere immersi nel mondo.
Si può essere famosi o famigerati nell’ambito della propria professione,ma la notorietà su vasta scala è data solo dai mass media.
Si può essere maestri di scuola elementare e far bene il proprio lavoro avendo come solo pubblico i propri allievi,i propri colleghi e Dio,ma se si ha inclinazione per un mestiere che non può prescindere dalla notorietà com’è appunto quello dell’artista,allora la faccenda si complica,e il successo coincide con la visibilità.Per Pasolini,il successo non era che l’altra faccia della persecuzione.
Pasolini attribuiva alla televisione la colpa di aver contribuito alla degenerazione antropologica dell’ italiano.Il medium di massa,diceva,non può che mercificarci e alienarci.Sulla mercificazione ho già scritto,l’alienazione invece allude alla capacità diabolica del mezzo televisivo di estraniare chi ap-pare in video,e chi lo guarda da casa,dalla realtà.Chi parla attraverso lo schermo della TV, prosegui-va, parla sempre ex cattedra,instaurando con lo spettatore un rapporto da superiore ad inferiore che è per sua stessa natura antidemocratico.Quando gli si obiettò che anche parlare dalle pagine di un giornale o di un libro fosse un parlare ex cattedra,Pasolini fece osservare che un libro di poesia non offre una merce deperibile come quella proposta dagli spot pubblicitari.
Il paradosso è che col tempo la TV anziché diventare sempre più meritocratica, premiando con la vi-sibilità solo coloro che potessero vantare un talento,si è aperta in apparenza a tutti.Dico in apparen-za perché anche tra le storie e i volti comuni c’è possibilità di scegliere quelli che funzionano me-glio visivamente sullo schermo e scartare gli altri.La TV insomma ha sviluppato il suo modello tipo e la gente vi si adegua,pensando che quella sia la realtà.Se ne convince al punto che lo diventa dav-vero. L’annosa diatriba tra chi dice che la TV è lo specchio della gente e chi crede invece che formi la gente,per me non esiste.Secondo una battuta più amara che comica di Woody Allen,il cinema prende spunto dalla vita,che a sua volta prende spunto dalla Tv.
La sola democrazia che intravedo oggi è quella dell’ampia scelta di canali attraverso cui esprimersi. Internet in primis,perché garantisce subito una certa visibilità,in attesa del salto di qualità del fare soldi.Certo esistono paesi come la Cina dove i siti sono filtrati e a volte oscurati,ma questo è un al-tro discorso.
Io resto convinto che il talento va premiato,ma penso anche che la persona di talento sia anche per sua stessa natura schiva,e che se potesse guadagnare facendo ciò che sa fare,dando(se il caso)il pro-prio piccolo contributo al mondo senza che nessuno sappia che faccia e che voce ha,sarebbe piena-mente soddisfatta.Aprendosi come sta facendo alla mera e vuota apparenza,la TV sta selezionando le persone come le campane della raccolta differenziata fanno(ma non a Napoli)coi rifiuti. Tant’è che molte persone,un tempo miti televisivi,oggi sono tornati al teatro.Un genere di nicchia,che non gode della visibilità del mezzo televisivo ma che almeno evita l’assurda umiliazione di vedersi scar-tare dopo anni di onorata carriera da un perfetto incapace più giovane e di bell’aspetto.
Il talento va tenuto in esercizio affinché cresca,come un muscolo sollevando pesi.Ma anche la vo-glia di emergere va coltivata.Non tutti hanno il talento per fare i manager di sé stessi.Ciò che frena, dando una mano alle caste e ai baronati è anche la paura di riuscire e di non essere in grado,una vol-ta raggiunto l’obiettivo,di mantenere la posizione. E’una forma di viltà molto umana quella di desi-derare segretamente di fallire in modo da poter incolpare la malasorte del proprio insuccesso,e darsi arie da genio incompreso per tutta la vita.La viltà di chi non vuole assumersi delle responsabilità e vota solo per scaricarle su qualcuno da accusare,eventualmente,di incompetenza o disonestà.
Le persone ai vertici delle società,che reggono i destini del mondo hanno tutte questo talento: la vo-glia di assumersi delle responsabilità.Ma se non hanno altro diventano dei pessimi politici, perché hanno mirato ad una carica solo per accomodare i propri affari,mentre il politico che si candida con lo scopo di fare del bene alla popolazione,possiede evidentemente anche altre doti.Mi piace citare John Kennedy,da molti considerato un presidente tecnicamente mediocre ma dotato di grandi ideali.
Quando Pasolini esprimeva il proprio giudizio negativo sulla TV,dicendo di accendere il televisore solo quando giocava il Bologna,la TV era di qualità superiore a quella d’oggi,con trasmissioni co-me"Non è mai troppo tardi"che insegnava agli analfabeti,ed artisti che venivano dal teatro e dalla ri-vista.Chi cantava aveva i numeri per farlo,così come chi ballava.Quindi la sua profezia appare ancor più sorprendente,ma la risposta a tale lungimiranza risiede nell’intuizione che ebbe circa il mezzo televisivo in sé.
I quindici minuti di fama vanno bene per chi non ha altre frecce al proprio arco ed è pronto a tornare nell’oblio per godersi i soldi guadagnati.Ma quando il successo dura,allora ecco che la fama permet-te cose impossibili(o comunque molto ardue da ottenere)per dei perfetti sconosciuti:pubblicare un libro,ad esempio,o incidere un disco. Opportunità impensabili per i talenti sconosciuti.Insomma la fama,tradotta come grosso numero di potenziali acquirenti,sostituisce la qualità con la quantità.La fama inoltre rende autorevole un giudizio risibile in bocca a qualcun altro.Penso al regista Quentin Tarantino,che grazie al suo apprezzamento dei film italiani anni 70’ne ha reso possibile la rivalutazione critica.Una persona famosa,insomma,può ridefinire nientemeno che i canoni di un’opera d’ arte.
Una lancia la voglio spezzare ugualmente a favore dei reality show:se questo format fosse stato in circolazione già negli anni 70’una persona ossessionata dalla celebrità come Mark David Chapman, un ragazzo con più velleità artistiche che vero talento,non avrebbe forse ucciso John Lennon pur di vedere il proprio nome sui giornali.

 

 

 

 
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occhineri2005
occhineri2005 il 17/07/11 alle 11:06 via WEB
BUONGIORNO ROSARIO,UN SALUTO DAL MARE ,SARO' BREVE,HO LA PENNETTA E PIU' DI QUESTO NON POSSO..
(Rispondi)
 
angeligian
angeligian il 31/07/11 alle 18:30 via WEB
Oh, mamma! Questo è un trattato! Io sono tra quelli che credono che la tv sia lo specchio della vita, ovvero non insegna ma trasmette. Ci sono state nel passato fior di trasmissioni televisive che hanno fatto "flop" ed altre a dir poco indegne che hanno avuto un successo inimmaginabile, tipo appunto "il grande fratello" e cio' è dipeso appunto dal gradimento del pubblico. er questo dico che la tv dà al pubblico cio' che il pubblico vuole. La tv del passato era di una noia mortale tant'é che la si guardava soprattutto il sabato sera quando trasmetteva qualche programma "leggero" tipo "canzonissima", "studio aperto" ecc. er quanto riguarda le persone ossessionate dalle celebrità ti ricordo che già negli anni '20 alla morte di odolfo alentino non so quante donne si suicidarono per la perdita del loro idolo. ra anche quello un modo per far parlare di sé. Dei compromessi ne parleremo un'altra volta se no rischio di scrivere un trattato anch'io. Cià cià
(Rispondi)
 
angeligian
angeligian il 31/07/11 alle 18:56 via WEB
Che poi è sempre stato cosi'. Senza voler scomodare Giovenale, il popolo sempre ha cercato "panem et circenses" per cui programmi come "Non è mai troppo tardi" a parte tre o quattro persone di buona volontà, chi mai si sognava di guardarlo? E' che la gran massa della gente è superficiale, vuota e questo vuole. Ecco, e poi di' che ti trascuro!
(Rispondi)
 
 
angeligian
angeligian il 18/08/11 alle 18:16 via WEB
Eccoci qua, nel caldo afoso di fine agosto. Io non ne posso più. Quasi quasi rinuncio all'incarico di risistemare l'Italia e faccio come i colleghi del Senato che sono andati a lavorare (poi, lavorare!) in undici! Hai capito come si preoccupano?
(Rispondi)
 
 
 
angeligian
angeligian il 29/08/11 alle 18:30 via WEB
Sono sempre io. Mi sto appropriando del tuo blog ... ci scrivo solo io! Come hai passato quest'estate infernale? Dove sei stato di bello? Chi hai incontrato di interessante? Quante poesie hai scritto? Vabbé, aspetto ...
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caterpilarcinzia
caterpilarcinzia il 30/08/11 alle 19:14 via WEB
Posso lasciare solo i miei saluti? Non riesco a leggere questo post al momento, ma ritorno... Un caro saluto. Cinzia
(Rispondi)
 
angeligian
angeligian il 01/09/11 alle 10:45 via WEB
Mala tempora currunt, amicus meus ...
(Rispondi)
 
angeligian
angeligian il 11/09/11 alle 21:19 via WEB
A Rosà, ma vuoi comincià a scrivere qualche cosa dopo quasi un mese? Eccheccacchio ...
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