Creato da: tizianacorreale il 16/12/2007
Attraverso i miei occhi a volte una semplice eco, altre un'inarrestabile surrealtà...

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Post n°34 pubblicato il 21 Maggio 2011 da tizianacorreale
Foto di tizianacorreale

A volte cerco di entrare nella mente di qualcuno che non sia me. Mi guardo intorno, scelgo la mia preda e ne costruisco la storia. Potrei farlo su chiunque, forse lo ho fatto su quasi tutte le persone che ho visto per più di due o tre volte. È tremendamente divertente mettere insieme tasselli di realtà a formare immaginazioni infinite…

 

Basta. Lo lascio. Insoddisfatta. Di lui. Perché crea sempre problemi, è sempre triste, non lascia che sia, io voglio che sia. Ma poi lo so. Lo so che non reggo, che il cuore mi batte forte se lo vedo, e che se imparo a controllarlo diventa tutto così normalmente sereno, così semplicemente nostro che non so uscire da questa abitudine. È un’abitudine di incresciosa, superba, voglia di possedersi. Un’abitudine di inarrestabile, infaticabile voglia di non darsi del tutto, di mantenere propria una parte di sé, ma di dare un resto immenso, di ricevere un tanto quasi innumerabile. I suoi occhi di fronte alle altre sono così sciocchi. Lo vedo bene: un bambino davanti ai fuochi d’artificio, ma non gli interessa davvero averli, solo star lì a guardarli. Io non sono il suo fuoco di artificio, sono di più. Sono la sua prima biciletta, il suo primo diario, il suo primo orologio, la sua prima casa. Sono qualcosa che guarda sempre con un amore immenso, che nessun oggetto stupefacente possa dare, sono un continuo rifluire di nuove voglie, di nuove esperienze da fare insieme e allora mi dico lo lascio, ma come? Perché?

Già quasi dimentico la mia insoddisfazione presa da questo suo sguardo rivelatore. Già le sue tenere carezze mi ricordano che tutto può continuare a procedere così, come ha sempre fatto, e, perché no, magari migliorare. Infondo anche io lo guardo con quello stesso sguardo, solo che il mio pensiero non riesce a focalizzarsi su nulla. Gli eventi mi scivolano addosso e sembra che io riesca a vivere solo quando mi stacco da lui, solo quando mi accorgo di quanto io resti a lui legata. E i miei occhi io non posso guardarli mentre penso a lui ma spero tanto che vedano in lui, una casa, un orologio, un diario, una bicicletta o qualunque altra cosa indimenticabile sia capace di scandire un’esistenza. Sarebbe il più bel regalo che potessi fargli, ma guardami adesso. Sembra che su questi libri la mia anima si spenga. In questa sala il mio furore si assottiglia fino a svanire, ed anche il suo arrivo scompare. Ma dove sono?

 
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