Creato da: tizianacorreale il 16/12/2007
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Post n°40 pubblicato il 22 Giugno 2011 da tizianacorreale
Foto di tizianacorreale

Leggere un libro come questo non può essere un’esperienza passeggera, frivola, che ti scivola addosso. Se capita di provare qualcosa del genere dopo parole come quelle di questo libro non si è davvero letto il libro, ma forse lo si è sfogliato, dimenticando di prendersi i tempi necessari a indagarne i personaggi.

Il libro parla dei moti rivoluzionari di Napoli alla fine del ‘700, ma soprattutto di persone, con i loro sogni e progetti, molto spesso rimasti soltanto ricordo di discussioni accese, rimembranza di utopie lontane.

L’autore segue nella sua storia la figura di Eleonora Pimentel Fonseca. Una bambina curiosa, un’adolescente imbarazzata, una precoce scrittrice, una brillante intelligenza che, pur essendo straniera, perché proveniente dal Portogallo, cresce come una napoletana e si sente napoletana.

Ella aderisce allo splendore dell’antico regime, è poetessa alla corte di Ferdinando IV, ma con il tempo impara ad odiare la monarchia e così diviene ribelle illuminista, fervida sostenitrice della Repubblica Partenopea, e portatrice dei suoi valori nel “Monitore Napoletano” giornale dalla repubblica che ella dirigeva.

Nel libro i suoi amori, i suoi dubbi, le sue speranze e le sue delusioni ci mostrano quanto poco più di duecento anni fa, non si vivesse in modo poi così diverso da noi e questo ci porta a riflettere: continuiamo quest’anno a celebrare i 150 anni dell’unità di questa Italia, ma è davvero Unita la nostra signora Nazione? Lo sarà mai?

E allora forse il senso di questa festa dovrebbe aiutarci a ricordare quegli ideali, quei sogni, quelle speranze che nutrivano coloro che cercavano di fondarla questa Italia, e non per idolatrali, celebrarli, inneggiare a loro come nostri salvatori, ma per capire quanto si è ancora in grado di credere in qualcosa, combattere in essa, anche cambiare idea se necessario, ma agire con consapevolezza.

 
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