Creato da: tizianacorreale il 16/12/2007
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Whatever works - Basta che funzioni

Post n°41 pubblicato il 27 Giugno 2011 da tizianacorreale
Foto di tizianacorreale

Whatever works segue la vita di Boris, un vecchio fisico quasi perennemente insoddisfatto ma con una filosofia di vita che lo porta ad andare sempre avanti ed accettare molte cose pensando che infondo ogni cosa può esser sopportata: “Basta che funzioni”. Lui è l’unico che riesce a guardare al di là dello schermo, l’unico che ha una visione completa di come stanno le cose tale da vedere anche i suoi spettatori. Questa è solo una delle divertenti e deliranti invenzioni che Woody Allen ha messo su in questo film.

Boris, escludendo i momenti di grandissima disperazione e le grandi crisi di panico riesce a farsi amare per la sua intelligenza, per le sue capacità dialettiche ed anche, forse per quella voglia di conquistare l’affetto di chi sembra totalmente indifferente che hanno tutti, che si tratti di amicizia o amore.

Dopo la sua prima moglie che sembrava perfetta per lui, si rende conto in un attacco di panico che le cose non vanno e si butta dalla finestra. Sopravvive, il suo matrimonio finisce ed inizia allora il periodo sul quale si concentra il film: Boris incontra Miranda, una giovane e sciocca ragazza appena arrivata a New York che riesce a convincerlo ad ospitarla in casa e da lì inizia la loro vita insieme.

Lui scettico, lei entusiasmata ed entusiasmante se ne vanno in giro a caccia l’uno di critiche da fare e l’altra di nuove cose da provare. Lei cresce, lui si sente più coinvolto di quanto credeva in quella crescita e pian piano entrano nel film nuovi personaggi e anch’essi si ritrovano a fare cose che non avrebbero mai creduto di fare.

I dialoghi sono ben scritti: è proprio in questi che ritroviamo tutta l’originalità di Woody Allen, infatti, nessuno come lui riesce a fondere risata e riflessione con tanta naturalezza.

I personaggi, inoltre,  son ben caratterizzati e la scelta di far parlare il protagonista direttamente con il pubblico è sicuramente originale, soprattutto perché il protagonista parla al pubblico con i toni con i quali parla a chiunque altro: il film non è un diario ma un reportage sulla casualità degli eventi e soprattutto un invito a prendere le cose come vengono, “Whatever Works”.

 
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