Creato da: tizianacorreale il 16/12/2007
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Lo sguardo fragile

Post n°54 pubblicato il 26 Maggio 2012 da tizianacorreale

Passi. Si può volare e camminare contemporaneamente?

Passi. Non avrebbe senso camminare senza far rumore.

Passi. Si fermano su superfici incerte.

Passi.

Se in quel buio  non ci fosse stata la sua bianca luce quel giorno, forse lui non sarebbe riuscito ad aprire di nuovo gli occhi il mattino seguente. Sapere di essere fuori vuol dire star seduti a guardar dritto, a non fare domande perché si ha consapevolezza dell’impossibilità dell’avere risposte. Accendere una candela forse, nella speranza che una solitudine possa essere temporanea e sperare che un giorno il mondo ci dirà di più. Sperare che un giorno, sentiremo la forza di qualcosa di grande quanto la possibilità di incontrarsi, più grande, più immensa dell’incontrarsi stesso perché piena di impressioni, suggestioni, desideri, di un io ancora non certo di poter vedere altro che sé stesso, ma fiducioso.

Silenzio. Si può ascoltare il nulla?

Silenzio. L’attesa ha un suo rumore.

Silenzio. Circonda immenso spazi bruciati da uno sguardo deluso.

Silenzio.

Se in quel buio non ci fosse stata la sua piena tenebra quel giorno, forse lei sarebbe riuscita ad aprire di nuovo gli occhi il mattino seguente. Sapere di essere abbandonati vuol guardarsi attorno smarriti, camminando, fermandosi solo una volta e per sempre. Accendere una candela forse, nella speranza che la propria sofferenza possa essere temporanea e bruciare via con quella cera e sperare che il mondo un giorno ci dirà di meno. Sperare che un giorno, sentiremo la forza di qualcosa di grande quanto la possibilità di ritrovarsi più grande, più immensa del trovarsi stesso, perché piena di ricordi, di suggestioni, di aspettative,  consapevoli  che basterebbe anche il profumo di una rosa per portarci via.

Via. Passi silenziosi. Vuoto. Ombre.

E loro, spiriti affini in realtà parallele.

 
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