Creato da: tizianacorreale il 16/12/2007
Attraverso i miei occhi a volte una semplice eco, altre un'inarrestabile surrealtà...
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Post n°56 pubblicato il 15 Giugno 2012 da tizianacorreale
È sempre prematuro pensare a qualcosa per la quale non si può agire adesso, a ciò che viene dopo. Sempre troppo presto fino a quel preciso momento in cui sarà troppo tardi. Ma ci pensiamo lo stesso, perché ogni volta che lo facciamo, qualcosa cambia in noi e per quanto le scelte divengano più difficili da prendere, più pesanti e invadenti ogni volta che ci dipingiamo su un pensiero, esse diventano anche più chiare. Oggi sono qui alla mia scrivania e penso a cosa viene dopo. Non riesco davvero a vederlo. Attorno a mevolti preoccupati. Mi chiedo quanto pesino le spese per gli studi e quanto l'idea di farmi andare via, di non avermi sotto mano, di non scegliere più per me, di non potermi più sgridare perché lascio le luci accese o torno troppo tardi la sera. Pensando a cosa viene dopo io non vedo questa città se non come posto in cui tornare alla fine del mio percorso, per tuffarmi nella memoria. Ora come ora ciò che questo posto mi offre di prezioso sono ricordi di infanzia e adolescenza, i momenti più felici della mia vita, mi sembra di ricordarli tutti lontani da qui, chiusi in una casa piena di tracce del mondo intero o nel paesino accanto, ma non ad Avellino, non per le strade della grigia, monotona e deludente Avellino. Pensando a cosa viene dopo, immagino di non avere nessuno accanto ed ho paura, tremo, mi nascondo dietro il coraggio di osare, ma dentro urlo, cercando chiarezza, una chiarezza che nessuno attorno a me ha. Pensando a che cosa viene dopo guardo a quello che ho adesso, tutto frutto dei risparmi altrui e mi sento in debito, mi sento povera, spero di riuscire un giorno, a ripagare almeno una parte di ciò che mi è stato offerto dalla vita. Pensando a che cosa viene dopo vedo così tante cose che non riesco a sceglierne una ed ho paura di cadere nel burrone enorme che c'è tra me e queste cose, di non riuscire a saltare abbastanza in alto.
Post n°55 pubblicato il 10 Giugno 2012 da tizianacorreale
Se attorno a te c'è del fumo e cerchi di guardarti attorno. Se qualcuno viene da te e chiede, alla tua mente annebbiata, chiarezza. Se non sei ancora scesa a terra, se non sai bene dove hai lasciato la scala per allontanarti dal tuo ego, ti dico io cosa rispondi: la cosa sbagliata. Quando poi ti sveglierai, il tuo ego sarà andato a dormire, ti guarderai attorno, stringerai le dita fino a toccare il palmo della mano e sentirai il peso delle tue risposte sbagliate, degli atteggiamenti da correggere, il peso di quella persona che non sei, che il tuo io vorrebbe essere, che il tuo es ti impedisce di diventare. L'es mi fa le pernacchie, cerca ancora di avere ragione. Sorride, mi prende con le buone. Mi coccola, sento in bocca il sapore della dolcezza delle sue parole confortanti, ma non mi faccio ingannare, perché sento anche l'ego russare, e resto di fronte a tutto quanto vorrei essere, cercando di afferrarlo. - Non hai colto Sigmund, l'essenza del tuo genio. Lo vedi questo corpo ellissoidale enorme, che gira e ci trascina? Tu dovevi insegnarci a camminare su esso , e invece eccoti qui, a dipingerne ogni singolo dettaglio, ricomporre in un puzzle infinito i pezzi che formano ogni singolo essere umano. Sai tagliarli? Sai mischiarli? No! Tutto ciò che fai è comporre una figura che hai già, sullo scatolo della confezione. No grazie, Sigmund, vedrò di arrangiarmi da sola -
Post n°54 pubblicato il 26 Maggio 2012 da tizianacorreale
Passi. Si può volare e camminare contemporaneamente? Passi. Non avrebbe senso camminare senza far rumore. Passi. Si fermano su superfici incerte. Passi. Se in quel buio non ci fosse stata la sua bianca luce quel giorno, forse lui non sarebbe riuscito ad aprire di nuovo gli occhi il mattino seguente. Sapere di essere fuori vuol dire star seduti a guardar dritto, a non fare domande perché si ha consapevolezza dell’impossibilità dell’avere risposte. Accendere una candela forse, nella speranza che una solitudine possa essere temporanea e sperare che un giorno il mondo ci dirà di più. Sperare che un giorno, sentiremo la forza di qualcosa di grande quanto la possibilità di incontrarsi, più grande, più immensa dell’incontrarsi stesso perché piena di impressioni, suggestioni, desideri, di un io ancora non certo di poter vedere altro che sé stesso, ma fiducioso. Silenzio. Si può ascoltare il nulla? Silenzio. L’attesa ha un suo rumore. Silenzio. Circonda immenso spazi bruciati da uno sguardo deluso. Silenzio. Se in quel buio non ci fosse stata la sua piena tenebra quel giorno, forse lei sarebbe riuscita ad aprire di nuovo gli occhi il mattino seguente. Sapere di essere abbandonati vuol guardarsi attorno smarriti, camminando, fermandosi solo una volta e per sempre. Accendere una candela forse, nella speranza che la propria sofferenza possa essere temporanea e bruciare via con quella cera e sperare che il mondo un giorno ci dirà di meno. Sperare che un giorno, sentiremo la forza di qualcosa di grande quanto la possibilità di ritrovarsi più grande, più immensa del trovarsi stesso, perché piena di ricordi, di suggestioni, di aspettative, consapevoli che basterebbe anche il profumo di una rosa per portarci via. Via. Passi silenziosi. Vuoto. Ombre. E loro, spiriti affini in realtà parallele.
Post n°53 pubblicato il 11 Maggio 2012 da tizianacorreale
Oggi Mi sento chiusa in ricordi non miei Come non ci fossi tu Dietro la vecchia maschera di sorrisi Come non fossi tu Quell'uomo pieno di energie
Oggi Mi sento chiusa in necessarie elemosine Come non ci fossi tu In quei toni incoraggianti Come non fossi tu Quell'uomo pieno di prospettive
Oggi Mi sento imprigionata in questa stanza d’arancio Come considerassi mia La metà sbagliata Del mio mazzo di chiavi
Post n°52 pubblicato il 11 Aprile 2012 da tizianacorreale
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Inviato da: Lorenzo Simonini
il 28/05/2012 alle 20:21
Inviato da: tizianacorreale
il 27/05/2012 alle 22:36
Inviato da: zr
il 27/05/2012 alle 14:24
Inviato da: antonio
il 07/04/2012 alle 19:07
Inviato da: Anonimo
il 23/03/2008 alle 17:09