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Reticolistorici

evenementistica storica in un incrocio di reti - a cura di Oscar Brambani

 

 

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Post N° 36

Post n°36 pubblicato il 07 Gennaio 2007 da reticolatistorici

            Storia con le immagini o immagini con  la Storia?        

immagine     

 Si può fare storia solo con le immagini? Forse si può creare un percorso di immagini che colpisca l’immaginazione e crei quei passaggi mentali, o più sinteticamente, link che l’encefalo normalmente compie attraverso un rete di giustapposizioni di pensiero le quali Joyce cercò di mettere nero su bianco con straordinaria abilità. Certamente, ci vorrebbe un immane lavoro per fare storia con immagini ma non si riuscirebbe probabilmente a spiegare i volta faccia e i giri di valzer che i capi di Stato compiono anche nell’arco di pochi anni, sorprendendo l’opinione pubblica più attenta e meno banale.
L’ultimo giro di valzer si è concretizzato con la parabola letale di amore-odio USA-Saddam Hussein; giro di valzer che esiste in quanto tale, innegabile. L’interpretazione è libera. Limitandoci all’ambito italiano ne avremmo cospicue centinaia di migliaia, dal valore dubbio o discutibile, sennonché ci si sente ammonire: «Per me puoi dire quello che vuoi, io penso che….». Lasciando perdere un fatto che molti ignorano, ovvero: dopo verba putanti (quei verbi che introducono un nostro pensiero) l’italiano richiede il congiuntivo, l’«io penso che» non sempre paga, dal momento che quanto succede non è «quel che vorresti che succedesse» ma semplicemente «quel che succede». E se non ti piace ballare, o ti copri gli occhi di fronte ai valzer contemporanei, ciò non significa che questi non esistano. A ciascuno il suo. Alla storia le immagini.

 
Rispondi al commento:
donulissefrascali
donulissefrascali il 17/01/07 alle 10:43 via WEB
TERRORISMO,VIOLENZA E REATIIl concetto di terrorismo rappresenta il punto di partenza per l’analisi di un fenomeno che nel corso dei secoli ha visto aumentare costantemente il suo peso politico.In sostanza,la pratica terroristica ,si adatta ed è mossa da una particolare situazione socio politica..Ne deriva quindi che il terrorismo non possa essere considerato una forma di lotta di classe, ma intesa principalmente in termini borghesi, strumentali e antirivoluzionari.Si ritiene opportuno che partendo dal concetto di terrorismo, si debba passare, per uno stretto legame,al concetto di violenza ,che in politica ha un suo ruolo cruciale. I governi hanno perseguito storicamente fini innumerevoli e molto diversi tra loro,ma il mantenimento della coesistenza pacifica è prioritario ad ogni altro fine: soltanto in una situazione pacifica,il potere politico può ottenere condizioni e organizzazioni di attività umane, che sono dirette verso obiettivi più complessi ma assolutamente essenziali.Ora mantenere le condizioni esterne della convivenza pacifica ,significa impedire le azioni violente tra i gruppi e gli individui che fanno parte della comunità,e, l’esperienza consolidata delle realtà sociali, ha dimostrato che per questo scopo è indispensabile il ridimensionamento degli interventi violenti dello Stato, del ridimensionamento degli interventi dispotici, e la promozione di una nuova cultura che favorisca la socializzazione e il senso del collettivo. Troppo spesso il potere ricorre a una esaltazione dei reati per giustificare i suoi interventi oppressivi, e non ricorre ad una obiettiva analisi delle cause che nel tempo hanno provocato tali episodi di violenza, senza prendere atto che le cause di tali comportamenti sono stati prodotti da una mancanza di giustizia sociale,e da una enorme disuguaglianza di partecipazione ai beni che vengono prodotti dal mondo del lavoro. E’ un discorso molto complesso, di non semplice soluzione, ma ritengo che se vogliamo veramente una pace sociale,il superamento delle guerre civili,dobbiamo iniziare a proporci il grave problema della soluzione della morte per fame,enormemente diffuso in tutto il mondo, compreso anche i paesi dove si sostiene che esista un comune reale benessere.
 
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