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evenementistica storica in un incrocio di reti - a cura di Oscar Brambani

 

 

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"Foibe" su fašistički izum

Post n°45 pubblicato il 03 Marzo 2007 da reticolatistorici
 
Tag: Foibe

Le fosse, o le foibe come le chiamano gli Italiani, sono un crimine grave, e coloro che lo hanno commesso si meritano la più dura condanna. Ma bisogna dire sin da ora che a quel crimine ne sono preceduti degli altri, forse non minori. Se di ciò si tace, esiste il pericolo che si strumentalizzino e "il crimine e la condanna" e che vengano manipolati l'uno o l'altro. Ovviamente, nessun crimine può essere ridotto o giustificato con un altro. La terribile verità sulle foibe, su cui il poeta croato Ivan Goran Kovačić ha scritto uno dei poemi più commoventi del movimento antifascista europeo, ha la sua contestualità storica, che non dobbiamo trascurare se davvero desideriamo parlare della verità e se cerchiamo che quella verità confermi e nobiliti i nostri dispiaceri. Perché le falsificazioni e le omissioni umiliano e offendono.
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La storia ingloriosa iniziò molto prima, non lontano dai luoghi in cui furono commessi i crimini. Prenderò qualcosa dai documenti che abbiamo a disposizione: il 20 settembre 1920 Mussolini tiene un discorso a Pola (non scelse a caso quella città). Annuncia: "Per la creazione del nostro sogno mediterraneo, è necessario che l'Adriatico (si intende tutto l'Adriatico, ndr.), che è il nostro golfo, sia in mano nostra; di fronte alla inferiorità della razza barbarica quale è quella slava". Il razzismo così entra in scena, seguendo la "pulizia etnica" e il "trasferimento degli abitanti". Le statistiche che abbiamo a disposizione fanno riferimento alla cifra approssimativa di 80.000 esuli Croati e Sloveni durante gli anni venti e trenta. Non sono riuscito a confermare quanti poveri siano stati portati dalla Calabria, e non so da dove altro, per poterli sostituire. Gli Slavi perdono il diritto, che avevano prima in Austria, di potersi avvalere della propria lingua sulla stampa e a scuola, il diritto al predicare in chiesa, e persino l'iscrizione sulla tomba. Le città e i villaggi cambiano nome. I cittadini e le famiglie pure. Lo Stato italiano estesosi dopo il 1918 non tenne in considerazione le minoranze e i loro diritti, cercò o di denazionalizzarli totalmente o di cacciarli. Proprio in questo contesto per la prima volta si sente la minaccia delle foibe. Il ministro fascista dei lavori pubblici Giuseppe Caboldi Gigli, che si attribuì l'appellativo vittorioso di "Giulio Italico", scrive nel 1927: "La musa istriana ha chiamato con il nome di foibe quel luogo degno per la sepoltura di quelli che nella provincia dell'Istria danneggiano le caratteristiche nazionali (italiane) dell'Istria" ("Gerarchia", IX, 1927). Lo zelante ministro aggiungerà a ciò anche dei versi di minacciose poesie, in dialetto: "A Pola xe arena, Foiba xe a Pizin" ("A Pola c'è l'arena, a Pazina le foibe"). Mutuo questo detto da Giacomo Scotti, scrittore italiano di Rijeka.

Le "foibe" sono, quindi, un'invenzione fascista. Dalla teoria si è passati velocemente alla prassi. Il quotidiano triestino "Il Piccolo" (5.XI.2001) riporta la testimonianza dell'ebreo Raffaello Camerini che era ai lavori forzati in Istria, alla vigilia della capitolazione dell'Italia, nel luglio 1943: la cosa peggiore che gli successe fu prendere gli antifascisti uccisi e buttarli nelle fosse istriane, per poi cospargere i loro corpi con la calce viva. La storia avrebbe poi aggiunto a ciò ulteriori dati. Uno dei peggiori criminali dei Balcani fu di sicuro il duce ustascia Ante Pavelić. Jasenovac fu un Auschwitz in piccolo, con la differenza che in esso si facevano lavori perlopiù "manualmente", ciò che i nazisti fecero "industrialmente". E le fosse, ovviamente, furono una parte di tale "strategia". Mi chiedo se anche uno degli scolari italiani in uno dei suoi sussidiari poteva leggere che quello stesso Pavelić con le squadre dei suoi seguaci più criminali per anni godette dell'ospitalità di Mussolini a Lipari, dove ricevette aiuto e istruzioni dai già allenati "squadristi" fascisti. Quelli che oggi parlano dei programmi scolastici in Italia e sul luogo delle foibe, non dovrebbero trascurare di includere anche questi dati. E anche altro vale la pena di ricordare: il governo di Mussolini aveva annesso la maggior parte della Slovenia insieme con Lubiana, la Dalmazia, il Montenegro, una parte della Bosnia Erzegovina, l'intera Bocca di Cattaro. A quel tempo, tra il 1941 e il 1943, di nuovo, furono cacciati dall'Istria circa 30.000 Slavi – Croati e Sloveni – e fu occupata la regione. Le "camicie nere" fasciste portarono a termine fucilazioni individuali e di massa. Fu falciata un'intera gioventù. I dati che provengono da fonti jugoslave fanno riferimento a circa 200.000 uccisi, particolarmente sulle coste e sulle isole. La cifra mi sembra che sia però ingrandita – ma anche se solo un quarto rispecchiasse la realtà, sarebbe già molto. In Dalmazia gli occupanti italiani catturarono e fucilarono Rade Končar, uno dei capi del movimento, il più stretto collaboratore di Tito. In determinate circostanze hanno pure aiutato il capo dei cetnici serbi in Dalmazia, il pope Ðuijić, che incendiò i villaggi croati e sgozzò gli abitanti, vendicandosi con gli ustascia per i massacri che avevano commesso contro i Serbi. Così da fuori prese impulso pure la guerra civile interna. A ciò occorre aggiungere l'intera catena dei campi di concentramento italiani, i più piccoli e i più grandi, dall'isoletta di Mamula nel profondo sud, davanti a Lopud nelle Elafiti, fino a Pago e Rab nel golfo del Quarnaro. Erano spesso stazioni di transito per la mortale risiera di San Sabba di Trieste, e in alcuni casi anche per Auschwitz o Dachau. I partigiani non furono protetti dalla Convenzione di Ginevra (in nessun luogo al mondo) così che i prigionieri furono subito fucilati come cani. Molti terminarono la guerra con gravi ferite, corporali e morali. Tali erano quelli in grado di commettere crimini come le foibe.

(Passo estratto da: Predrag Matvejević: le foibe e i crimini che le hanno precedute in Osservatorio Balcani)

 
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sorridi63
sorridi63 il 08/03/07 alle 11:46 via WEB
Giusto per continuare questa discussione: Con l'avvento del fascismo cominciò una politica d'italianizzazione forzata dopo la Grande Guerra, secondo quanto sostenuto dallo storico Seton-Watson "principalmente come reazione a quella favorevole agli slavi attuata nel secolo precedente dall' Impero Asburgico e da nazionalisti slavi come Vasa Cubrilovic." ,percio' se si parla di azione e reazione questa vi siete dimenticati di ricordarla (non solo ma bisogna anche sottolineare che nella varie battaglie sostenute dagli italiani le truppe che combatterono con piu' ardore contro di noi nel 1915-18 non erano solo quelle austriache ma anche quelle slave, e questo è un dato che esce fuori dai diari e dai ricordi di tanti reduci del fronte isontino). L'Istria divenne quasi tutta territorio della Serenissima dal 1420 fino alla sua caduta ad opera di Napoleone nel 1979, ma già nel 933 con la pace di Rialto popoli italici si stabilirono lungo le coste, mi sembra strano percio' che che i nomi delle città siano stati italianizzati essendo già italiani (e questo è stato sottolineato anche alla manifestazione sulle foibe tenuta a La Spezia nel giorno del ricordo il 10 febbraio del 2007) Nel drammatico contesto storico della fine del secondo conflitto mondiale , nella regione triestina, istriana, fiumana e dalmata migliaia di persone vennero uccise . A causa del terrore provocato dai massacri e dalle vessazioni del governo iugoslavo, circa il 90% della popolazione italiana lasciò la propria terra. E non mi sembra che ci fu solo la caccia al fascista o al funzionario basta collegarsi qui e vedere che i civili erano la maggioranza http://www.istrianet.org/istria/people/heros-victims/foibe-fiume-alpha.htm (fra parentesi non leggo nemmeno tanti cognomi meridionali) Le stime dei profughi variano dalle 200.000 alle 350.000 persone (comprese Fiume e la Dalmazia). Il dramma degli italiani dell’Istria fu fortemente visibile nell’esodo da Pola. Fra il dicembre del 1946 e il settembre del 1947, la città fu abbandonata da 28.000 dei suoi 32.000 abitanti e non credo che fossero tutti meridionali (come già detto sopra) importati dal fascismo ma piuttosto discendenti di italiani che li' c'erano dai tempi della repubblica veneta. Molti di loro partirono in conseguenza della firma del trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, che cedette Pola alla Jugoslavia. In un impeto di disperazione, alcuni esuli giunsero a disseppellire dai cimiteri i propri morti, portandoli con sé. L'esodo da Pola, l'unico esodo organizzato dall'Istria, ebbe una vasta eco sulla stampa nazionale italiana ed internazionale, come poi furono accolti in Italia questi esuli si sa basta leggere le loro memorie. Un ultimo spunto di riflessione, come ho già detto io considero bestie e gli uni (nazisti e fascisti) e gli altri (comunisti titini), con una piccola aggravante per questi ultimi: quello che fecero dopo il 1 maggio 1945 non ha nessuna scusante nemmeno nella piu' cruda logica perversa della guerra in quanto la guerra era finita. Stando alla documentazione disponibile e alle modalità di attuazione e di realizzazione di quella che Valdevit definisce "modernità, rappresentata dal potere statale comunista", è evidente che la tesi dell' "eccesso di reazione" o "furore popolare", sostenuta peraltro anche dalla commissione storica italo-slovena non è in grado di spiegare e giustificare quanto accaduto.I crimini commessi, la loro dinamica e la loro pianificazione, fin nei più piccoli dettagli, non furono evidentemente un mero fenomeno reattivo, una risposta ai torti subiti durante il fascismo bensì l'applicazione, scrupolosa e fedele, di quanto teorizzato e pianificato da Cubrilovic nel suo manuale di "pulizia etnica".L'eliminazione fisica dell'etnia italiana non era il fine della politica di Tito, ma il mezzo. Il più spietato, il più crudele, ma anche il più efficace strumento per reprimere ogni futura e probabile forma di dissenso all'egemonia slava in quelle terre.Nello stesso manuale Cubrilovic, infatti, l'obiettivo citato non era quello di sterminare gli etnodiversi, ma quello di creare la "psicologia appropriata ad un esodo di massa". I massacri e le atrocità dovevano terrorizzare la popolazione al punto da costringerla a fuggire, così da poter aver la zona "bonificata" dall'etnia italiana Tutto questo per amore della verità, come avete sostenuto piu' volte. Un saluto cordiale
 
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