Reticolistorici
evenementistica storica in un incrocio di reti - a cura di Oscar Brambani
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Post n°149 pubblicato il 06 Gennaio 2013 da reticolatistorici
"Non voglio tirar su delle smorfiose!", emanava imperatoriamente. "Voglio che vengano su senza tante storie e lascino giù le arie in fin dei prinzippi: e se anche mi stassero giù per terra o giù in giardino a giocare tutto il giorno, all'aria libera, che star su la sira a legger romanzi, dove c'è su tutte quelle asinate..." Dopo un tanto acquazzone di giù e di su, i presenti non potevano che annuire [...] Ad estrarre dalla indiavolata vitalità della Mapeppa il meglio della sua produzione non occorreva di certo il catetère, come s'è visto: e nemmeno un senatoconsulto. Per modo che "c'era lì", sempre, qualcuno di famiglia, da poter sovraintendere tutte le operazioni di soccorso, la lucidità di spirito e la conseguente autorevolezza e prontezza di delibere che si dimandano in circostanze di tal fatta. Appena lei, povero angiolo!, congedato inopinatamente il diavolo che aveva in corpo, si faceva a diramare il suo compunto e imperativo S.O.S.: "ho atto pipì a otto!" (ho fatto la pipì addosso), come un ministro venezuelano che ne abbia combinato una delle sue, imperiosi decreti venivano immantinemente radiotrasmessi lungo le anse del budello noeufcentdesdòtt, con destinazione Giovanna! Giovanna! Romualdo! |
Il ritorno dell'ometto a comizio. Ma, il balconcino? Impettito pur tuttavia combattente d'alopecia. Il crapun non volle glabro pelo finto ma non rado. Sut'al dum lui predicante dardo in viso e lui dolente. Più volte il sol girò il globo che il terzo grado attende il lodo. Di lui consolazion dolci donnine, per i media olgettine, in altra castra poser tende i vecchi amici di merende. Sempre più solo col cerone ben tornato Napoleone! Cozie, Retiche e Appennini non lasciate ai mangiabambini! Desio ponete di salvezza premiate il sorriso di gran ampiezza. Niente fides et libertas se ai Monti aprono las puertas. Da questi volatilità attribuita ne prenda guanto, inizi la partita. (Oscar Brambani)
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Il ritorno dell'ometto non tip tap, lui è bassetto di bassure gran artista assessor fu l'igienista. Pront'in tasc'ha l'orazione da pastor della nazione; favella senza sotterfugi a industriali e carrugi. Se ne stupisce il creato signor uscito dalle regge vuol salvare il suo gregge? Lo sapremo a dì non lontano |
«1° gennaio 1945» Stiamo cominciando il nuovo anno questo di certo sarà quello che porrà fine alla guerra speriamo di salvarci fra tutti questi guai benché la morte gira sempre sopra noi «Iddio affligge ma non abbandona». Perciò speriamo solo in lui, dall'alto ci guidi sulla retta via della salvezza. Dalla città tutti sfollano alla campagna tantissimi sono ormai i senza casa, molti non riescono a trovare, propri famigliari lasciati nelle loro abitazioni poche ore prima, altri aspettano al ritorno di operai e non ritornano più, ed ogni giorno che passa da ogni bocca esce questa frase «fino ad oggi siamo arrivati» domani speriamo ancora, si vive proprio di giorno in giorno con la sola speranza, così è la vita in Germania. (Rodolfo Masutti, 22 Dicembre '45: il più bel giorno della mia vita, Arti Grafiche Fulvio srl, Udine, 2001, pag. 59)
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"la prima riforma istituzionale da portare a termine è senz'altro quella per il 'federalismo italiano', il quale deve essere solidale. Quindi diverso da ipotesi secessioniste o separatiste che qualche partito politico talvolta ipotizza contro l'art. 5 della nostra Costituzione [...] La riforma per il federalismo [...] deve portare a termine la modifica del titolo V della Costituzione, che fu approvata nel 2001 da un Parlamento a maggioranza di centro-sinistra con un governo presieduto da Amato e poi confermata dal referendum popolare. Sono passati 10 anni e questo percorso non si è ancora concluso. Così l'Italia è ancora un ibrido di Repubblica - ad un tempo - centralista e federalista. [...] Quanto alla Lega il suo federalismo è sempre stato un populismo localista che nulla ha a che fare con la portata democratica di questa forma di Stato" (QUADRIO CURZIO A., Economia della crisi, Editrice La Scuola, Brescia, 2012, pagg. 91-92)
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