Creato da reticolatistorici il 09/06/2006

Reticolistorici

evenementistica storica in un incrocio di reti - a cura di Oscar Brambani

 

 

LE 10 REGOLE DELLA MANIPOLAZIONE MEDIATICA

Post n°144 pubblicato il 04 Luglio 2012 da reticolatistorici
 

 

1 – La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali.”

2 – Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 – La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 – La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. È più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 – Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno.

6 – Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti…

7 – Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori”.

8 – Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…

9 – Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!

10 – Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

(Leggete l'intero articolo di Enzo Trentin: http://www.lindipendenza.com/in-tutto-loccidente-la-gente-vuole-la-democrazia-diretta/)

 
 
 

L'elogio del bene...

Post n°143 pubblicato il 22 Giugno 2012 da reticolatistorici
 

"Ho sempre immaginato il volontariato - senza conoscerlo, naturalmente, solo la non-conoscenza favorisce la certezza - un punto di intersezione tra la vocazione mancata e la consolazione di sé. Finché ho conosciuto amici e amiche di Paolo. Questi giovani che lo accompagnano nelle pizzerie, nei cinema, nei negozi di dischi usati, dove acquista, a prezzo di amatore, canzoni e canti popolari di altri tempi (chi salverà le tradizioni, se non i giovani, i migliori, si intende?), sono gentili, smisurati, discreti. In cambio non si aspettano nulla. Non si aspettano doni né ringraziamenti. E danno non solo un aiuto, ma ciò di cui gli uomini hanno più bisogno quando non la sentono mai, la simpatia. [...] L'aiuto agli indigenti, ai malati, ai carcerati è stato il comportamento che, alle origini, ha turbato milioni di pagani. Oggi che viene esercitato anche dai laici (ma che cosa c'è di laico nella religione dell'uomo?), si tende, più che a farne un modello, ad approfittarne. [...] L'elogio del bene ha inquietato perfino il sonno dei classici ed è stato l'incubo della loro veglia. Manzoni, per farselo perdonare, ricorre all'ironia, Cervantes alla follia, Dickens alla stupidità, Dostoevskij alla idiozia, Melville alla innocenza. Solo Hugo non esita a edificare al bene una cattedrale, ma a luim ahimè, si perdona tutto. Parlare del bene è imperdonabile. Infatti non me lo perdono." (G. Pontiggia, Nati due volte, Oscar Mondadori, 2011, pagg. 211-213).

 

 

 
 
 

Illusione monetaria e dintorni

Post n°142 pubblicato il 05 Giugno 2012 da reticolatistorici
 

"Gli economisti della Bce hanno a lungo sostenuto che il miglior tasso d'inflazione era quello più basso possibile. Hanno affondato questo obbiettivo sull'affermazione che gli attori economici - voi ed io - non sono affatto vittime di quella che viene chiamata illusione monetaria, e che sono in grado di distinguere tra i valori nominali e i valori reali di ogni prodotto. In altri termini, che gliattori sarebbero assolutamente informati dei cambiamenti presenti e futuri dei prezzi di tutti i prodotti e di tutte le attività e che determinerebbero il loro comportamento in rapporto non alla loro ricchezza monetaria, ma alla loro ricchezza reale. Si noti che questa affermazione presuppone che gli attori abbiano una completa conoscenza dei flussi di reddito per la loro intera vita attiva [...]" Da un lato quindi Keynes: aumenta il reddito e, nonostante un aumento dei prezzi, aumenta il consumo. Aumentando il consumo, aumenta la produzione che riduce la disoccupazione. Dall'altro gli economisti monetaristi per i quali le famiglie e le imprese tengono conto del reddito reale e non di quello nominale: non incrementa il consumo, né la produzione; non si riduce la disoccupazione a aumenta l'inflazione. Un tasso di inflazione troppo basso ha due conseguenze: a) tassi di interesse reali troppo elevati; b) produzione accompagnata dalla creazione di nuovi prodotti e dalla realizzazione di nuovi processi di produzione. Pertanto un tasso di inflazione troppo basso non consente uno sviluppo adeguato dell'apparato produttivo. Rigidità che sono alla base di un futuro tasso di inflazione più elevato. Ovvero gli antipodi delle credenze in seno agli ambienti BCE.

 

 
 
 

Opinione pubblica e opinione popolare

Post n°141 pubblicato il 02 Giugno 2012 da reticolatistorici

"La prima è una opinione dei pubblici su cose pubbliche (non su tutto) alla quale non si chiede razionalità (sarebbe eccessivo) ma autonomia. La seconda è semplicemente una opinione diffusa, di successo (e su qualsiasi materia), che non è sottoposta a nessuna condizione, salvo quella di far numero. Dunque, guai a confondere le due cose. E' vero che opinione pubblica e opinione popolare non sono del tutto separate perché quel che si consolida come opinione pubblica in una determinata materia nasce, o può anche nascere, da opinioni popolari. [...] La distinzione tra opinione pubblica e opinione popolare di massa si impernia sul contrasto tra élite e no. [...] L'opinione pubblica può essere elitaria nei leaders di opinione che la ispirano, ma non è di per sé elitaria (tra l'altro potrebbe avere una estensione pari a quella delle opinioni popolari). Ciò precisato, lo svuotamento dell'opinione pubblica indotto dalla televisione può sì essere descritto come un passaggio a uno stato di opinione di massa [...] il cittadino esprime, e si esprime, in una opinione pubblica, mentre il sub-cittadino che nemmeno si interessa della sua città si esprime in una opinione di massa. Che è poi lo stato dell'opinione che più affossa la possibilità stessa del super-cittadino che si autogoverna". (G. SARTORI, Homo videns, Ed. Laterza, pagg. 124-125)

 

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Disacculturarsi

Post n°140 pubblicato il 02 Giugno 2012 da reticolatistorici
 
Tag: Lettura

"[...] l'uomo che legge è in rapida caduta, sia che si tratti di lettore di libri come del lettore di giornali. In Italia un adulto su due non legge nemmeno un libro all'anno. Negli Stati Uniti tra il 1970 e il 1993 i quotidiani hanno perduto quasi un quarto dei loro lettori. Per quanto si voglia sostenere che la colpa di questo precipitoso calo sia della cattiva qualità o dello sbagliato adattamento dei giornali alla concorrenza televisiva, questa spiegazione non spiega abbastanza. Spiega molto di più constatare che se negli Stati Uniti l'ascolto televisivo nei nuclei familiari è cresciuto dalle tre alle quattro ore quotidiane del 1954 a più di sette ore quotidiane nel 1994, allora non resta alcun tempo, fuori dal lavoro, per altro. Sette ore di televisione, più nove ore di lavoro (includendo i tragitti), più sei-sette ore per dormire, pulirsi e mangiare, fanno ventiquattro ore: la giornata è completa" (G. SARTORI, Homo videns, Ed. Laterza, pagg. 26-27).

 

 

 
 
 

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Condivido, lieta serata Oscar ciao
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il 20/02/2022 alle 16:33
 
Freddure divertenti buona domenica.... ciao nonno Renzo
Inviato da: NonnoRenzo0
il 10/06/2018 alle 11:41
 
Ciao Oscar
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il 02/03/2014 alle 09:45
 
Già... ci accorgiamo solo quando toccano noi le...
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il 02/03/2014 alle 09:44
 
bravissimo, mi piace molto
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il 16/01/2014 alle 18:05
 
 

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