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Il punto di non ritorno

Post n°221 pubblicato il 22 Settembre 2024 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

La Terra ha una scadenza e per ricordarcelo a New York è stato installato un enorme orologio digitale che conta ore, minuti e secondi che restano prima che si arrivi al punto di non ritorno.

Sette anni, 102 giorni e 12 ore.

Questo sarebbe il tempo rimasto agli esseri umani per agire sul riscaldamento globale, così come la quantità di energia fornita da fonti rinnovabili.

Questa nuova installazione temporanea pone l’attenzione su un’altra grave crisi mondiale: il clima.

E’ il Climate Clock installato a Union Square, il cui obiettivo è far riflettere su quanto tempo resta al mondo per agire prima che un'emergenza climatica irreversibile alteri l'esistenza umana come la conosciamo.

E lo fa in occasione dell'avvio della settimana per il clima, in concomitanza della 75/a sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

L’enorme orologio digitale sulla parete di un grattacielo a Union Square che solitamente conta l'ora, i minuti, i secondi e dalla mezzanotte, ora, indicherà un altro tipo di tempo: gli anni, i giorni, le ore, i minuti ed i secondi che il mondo ha a disposizione per limitare le emissioni di biossido di carbonio prima che si arrivi ad un punto di non ritorno.

L'opera reca anche un messaggio, “The Earth Has a Deadline” (La terra ha una scadenza) ed è stata ribattezza “Climate Clock” per l'occasione.

Sul sito ufficiale dell'iniziativa, anche un messaggio volto a sensibilizzare la popolazione mondiale: «L'umanità ha il potere di aggiungere del tempo, ma questo avviene solo se lavoriamo collettivamente e misuriamo i nostri progressi rispetto a obiettivi ben definiti».

Il countdown, che dovrebbe esaurirsi a gennaio 2028, segue una stima basata sugli studi condotti dalle Nazione Unite.

 

da Internet

 
 
 

Pioneer e Voyager

Post n°220 pubblicato il 07 Luglio 2024 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

Pioneer 10

La sonda è stata lanciata il 3 marzo 1972 da Cape Canaveral in Florida e tra il 15 luglio 1972 e il 15 febbraio 1973 è diventato il primo veicolo spaziale ad attraversare la fascia fra Marte e Giove

Il 6 novembre 1973 cominciò a fotografare Giove da una distanza di 25000000 km e trasmise un totale di 500 immagini.

Il massimo avvicinamento al pianeta avvenne il 4 dicembre 1973, a una distanza di 132.252km.

Durante la missione gli strumenti a bordo vennero usati per studiare la fascia degli asteroidi, l'ambiente gioviano, il vento solare e i raggi cosmici

Le comunicazioni radio con la sonda sono state perse il 23 gennaio 2003 a causa del calo di potenza elettrica alla sua radio trasmittente quando l'oggetto si trovava ad una distanza di 80 UA (pari a 12 miliardi di km) dalla Terra, circa il doppio della distanza media Sole - Plutone.

Il 1º gennaio 2019 il Pioneer 10 si trovava a 121,69 UA (circa 19 miliardi di chilometri) dalla Terra ad una velocità di fuga di 12,04 km/s relativa al Sole, diretto verso la costellazione del Toro.

La traiettoria seguita dal Pioneer 10 lo porterà in direzione della stella Aldebaran, attualmente ad una distanza di circa 65 anni luce e la raggiungerà fra più di 2 milioni di anni

Pioneer 11

Il Pioneer 11 fu la seconda missione spaziale, dopo il Pioneer 10, a raggiungere Giove e la prima ad esplorare Saturno e i suoi anelli.

La sonda fu lanciata dalla NASA il 6 aprile del 1973 e continuò ad operare e trasmettere dati fino al 30 novembre 1995 quando le comunicazioni furono interrotte a causa della grande distanza della sonda dalla Terra e dell'energia sempre minore prodotta dal sistema di alimentazione.

Il 4 dicembre 1974, il Pioneer 11 transitò a 34000 km da Giove mentre il 1 settembre 1979 raggiunse Saturno passando a soli 21000 km (a quel tempo Voyager 1 e Voyager 2 avevano già passato Giove ed erano diretti verso Saturno).

Le attrezzature scientifiche hanno funzionato fino al 30 settembre 1995, data di completamento della missione, dovuto al fatto che l'energia non era sufficiente per nessun altro esperimento.

Attualmente l'antenna della sonda non risulta più allineata in direzione della Terra; non essendo possibile inviare comandi né riceverne, non si conosce l'attuale stato delle apparecchiature e non si sa se stia ancora trasmettendo un segnale.

Il 1º gennaio 2019 la sonda era alla distanza di 104,104 au e si sta allontanando dalla Terra alla velocità di 2,415 UA all'anno.

UA è l'unità astronomica, che rappresenta la distanza media tra Terra-Sole e viene impiegata da decenni in astronomia come unità di misura delle distanze astronomiche (1 au = 149597870707 m e pertanto le distanze sono in miliardi di km).

La sua velocità è pari a 11,449 km/s.

La sonda è diretta verso la costellazione dell'Aquila, che raggiungerà fra circa 4 milioni di anni.

Voyager 1 e 2

La Voyager 1 sarà in funzione fino al 2025, a circa 25 miliardi di chilometri dalla Terra.

Ovviamente la sonda non si fermerà, ma continuerà a muoversi in moto rettilineo costante ad una velocità minore rispetto a quella attuale (circa 61mila chilometri orari).

In base alle previsioni degli scienziati, raggiungerà una specie di muro d’idrogeno (oltre l’eliopausa) entro il 2042, e ritengono che fra 30mila anni uscirà dalla Nube di Oort ed entrerà nel campo gravitazionale di un’altra stella, quasi sicuramente la Gliese 445 che si trova nella costellazione della Giraffa.

Per quanto riguarda la Voyager 2 nel 2018 ha raggiunto lo spazio interstellare e fra circa 40mila anni passerà a 1,7 anni luce dalla stella Ross 248, nella Costellazione di Andromeda.

Tra 296 mila anni, infine, sarà il primo viaggiatore artificiale a raggiungere Sirio, distante 8,6 anni luce dal nostro Sole.

 

da Internet

 
 
 

Il mio viaggio a New York

Post n°218 pubblicato il 12 Giugno 2024 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

E’ stato qualche anno fa, prima dell’11 settembre, data che verrà ormai sempre ricordata come l’inizio della crisi che ha colpito il mondo occidentale.

Il nostro modo di vivere, le nostre abitudini, i nostri sprechi e i nostri assurdi consumi presto finiranno e saremo costretti a confrontarci con un mondo completamente diverso.

Mi ricordo molto bene il viaggio, fra l'altro fatto per lavoro con la Uniroyal, ma quello che mi è rimasto impresso è il famoso questionario che veniva portato da compilare prima dell’arrivo.

La domanda sei comunista è folle, ma era l’approccio vero ad una società molto particolare, una società che nasce da un mix talmente diverso di razze e costumi da diventare un laboratorio in continua evoluzione e traino del mondo occidentale.

Questo prima di quella data, oggi l’asse si sta spostando sulla Cina e la Russia in eterno conflitto con gli Stati Uniti ed è tornato solo in parte verso la nostra Europa.

New York non è bella ma è un mito, passeggiare per le avenue è passare in mezzo ai grattacieli, non c’è niente di bello da vedere, ma uno si chiama Empire State Building ed è qualcosa di particolare.

E’ il grattaciello che alla morte di Frank Sinatra si è illuminato di blu, protagonista di film e romanzi, visitato da milioni di persone ogni anno.

Anch’io sono salito su in cima ed ho visto il paesaggio della città dall’alto.

La città dall’alto è splendida con le due torri gemelle, il mare ed un panorama che trasuda di storia, di emozioni, di jazz, di blues, di tutta la musica moderna che nasce qui e che qui si sviluppa con nomi e personaggi mitici.

Sono stato a Manhattan, le torri gemelle dal basso erano enormi, sembravano confondersi con il cielo.

C’era una grande fila per entrare a visitarle, io non l’ho fatto, mi sembrava stupido andare a vedere degli uffici.

Oggi non ci sono più, al loro posto c’è quel ground zero che solo a vederlo ti angoscia.

Sono stato poi su Ellis Island, la famosa base di stazionamento per gli emigranti che restavano giorni e giorni nell’attesa del permesso per entrare in America.

Dall’isola si vede Manhattan e il piccolo isolotto dove sorge la Statua della Libertà, altro monumento non bello ma talmente ricco di fascino da restarne impressionati.

Sono rimasto a guardarlo per ore, ripensi a quanti sono passati con le valigie di cartone, a milioni di persone che qui sono arrivati senza niente, solo con la certezza che questa era la terra promessa, che qui potevano rifarsi una vita, che qui i loro figli sarebbero cresciuti forti e liberi, che qui sarebbero diventati americani.

Italiani, irlandesi che dopo un viaggio in mare sono rimasti di sasso davanti a quella statua, ed hanno pianto al pensiero che il loro sogno si stava realizzando.

E sono gli stessi che oggi attraversano il mare sui barconi fino a Lampedusa, hanno gli stessi sogni? le stesse speranze?

Non credo l’Italia e l’Europa non sono l’America e non potranno mai esserlo.

L’America era un mito, un sogno, e il solo arrivarci era già toccare il nuovo mondo, era già arrivare nel posto dove tutto era possibile, dove tutti potevano fare fortuna.

Oggi sono viaggi della disperazione, non seguono un sogno, cercano solo qualcosa di meglio, fuggono da zone dove non hanno nulla e il poco che possono avere da noi per loro è già tanto.

Ma il ricordo più vivo e più emoziante è stata una sera che si girava per i locali a sentire un pò di musica.

In un angolo vicino a Central Park c’era un gruppo che suonava un buon rock e gli dava giù con forza che era un piacere sentirli.

Tutto intorno gente sdraiata in terra a bere e a cantare, molti ubriachi, sia donne che uomini, tanti a ballare e tanta confusione.

Ad un certo punto la musica si ferma e il chitarrista attacca Star Spangled Banner, l’inno americano suonato come Jimi Hendrix in quella magica notte del 1969.

Tutti si fermano, in silenzio si alzano e con la mano sul cuore cominciano a cantare, tutti bianchi e neri, ubriachi e non, e tutti con il viso serio e gli occhi chiusi.

In quella notte con quella chitarra che svisava con forza quell’inno, quelle persone che cantavano nel silenzio, un silenzio rotto solo da una chitarra e da un ragazzo solo sul palco, io mi sono commosso.

Ho visto la realtà vera di un’America che nonostante tutto, nonostante un’apartheid forse mai finito, nonostante una competizione portata agli estremi, nonostante tutto quello che vogliamo dire, rimane legata al suo sogno, rimane legata ad un qualcosa che non riesci bene a capire.

Ripenso spesso a quella notte, non era il 1969, non era Jimi e non c’era la guerra nel Vietnam, ma mi piace pensarlo e mi piace crederlo.

 

Roberto Cassandro

 
 
 

Lo Spazio Tempo di Einstein

Post n°217 pubblicato il 01 Giugno 2024 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

Quando Einstein presentò nel 1905 la sua teoria della relatività la nostra concezione di universo cambiò per sempre.

Prima di lui, gli scienziati descrivevano ogni punto dell’universo utilizzando solo quattro coordinate: le tre posizioni spaziali più il tempo, per indicare in quale momento si era verificato un determinato evento.

Tutto questo cambiò quando il celebre scienziato realizzò che se ti muovi rispetto a un altro osservatore, invecchierai meno di qualunque altra cosa rimasta ferma.

Ogni volta che un osservatore si muove nell’universo rispetto a un altro, sperimenterà una dilatazione del tempo.

Il suo orologio scorrerà più lentamente rispetto all’osservatore fermo.

Quando Einstein presentò per la prima volta la sua teoria c’era un elemento mancante: non considerava la gravità.

Non aveva ancora idea che la vicinanza ad una grande massa potesse alterare anche lo scorrere del tempo.

A causa della rotazione e della gravità il nostro pianeta si gonfia all’equatore e viene compresso ai poli per questo l’attrazione gravitazionale della Terra ai poli è leggerissimamente più forte (di circa lo 0,4%) rispetto all’equatore.

L’obiettivo originale di Einstein, però, era di utilizzare orologi per verificare la validità della sua teoria.

Fu solo negli anni Cinquanta che si riuscì a testarne l’efficacia, dato che gli orologi al quarzo o meccanici non erano affidabili per questo tipo di esperimenti.

Fu così che venne creato l’orologio atomico: l’idea fu quella di utilizzare la frequenza vibrazionale di un atomo per tenere il tempo.

Fu grazie all’esperimento di Hafele-Keating che si riuscì a verificare con estrema precisione gli effetti del campo gravitazionale terrestre sullo scorrere del tempo.

Era il 1971.

Gli astronomi Richard Keating e Joseph Hafele presero tre orologi atomici, ne lasciarono uno in aeroporto, gli altri due se li portarono a bordo di due voli intorno al mondo, uno in direzione opposta all’altro.

Quello che volava verso est andava anche nella stessa direzione della rotazione terrestre e poiché il movimento dell’aereo e la rotazione del pianeta andavano nella stessa direzione, anche le velocità si sommarono: per le sue lancette sarebbe trascorso meno tempo.

L’altro venne portato a bordo di un aereo che si muoveva verso ovest, quindi contro la rotazione terrestre.

Al loro ritorno i tre orologi non era pù sincronizzati.

Quello che aveva viaggiato verso est era indietro di 59 miliardesimi di secondo mentre l'altro che aveva viaggiato verso ovest era avanti di 273 miliardesimi di secondo.

Sono ovviamente valori impercettibili che dimostrarono però ancora una volta l'esatezza delle teorie di Einstein.

Con Einstein tempo e spazio diventano una cosa sola, nel senso che, a causa della velocità della luce, essi s'influenzano reciprocamente.

Il tempo si ferma man mano che ci avviciniamo alla velocità della luce, l'intero Universo diventa più piccolo fino a diventare un singolo punto.

Il tempo e lo spazio si fermano quando si viaggia alla velocià della luce.

La vita di ogni individuo, delle stelle e di ogni evento fisico nell'universo è regolato dal tempo.

Ma il concetto stesso di tempo potrebbe essere solo un’illusione.

Come detto secondo Einstein il tempo scorre diversamente a seconda della posizione di un corpo in relazione alla prossimità ad un oggetto e alla sua velocità.

E questo nella sua teoria viene chiamato dilazione temporale gravitazionale.

Il tempo è relativo e questo effetto è il risultato dall'interdipendenza fra massa dell'oggetto e campo gravitazionale generato.

Più grande è la sua massa e più grande sarà il campo gravitazionale risultante.

Campo che deforma lo spazio tempo attorno ai corpi generando la spinta gravitazionale.

E questo spiega il Buco Nero.

Questi oggetti cosmici super massicci si formano quando una stella di gigantesche proporzioni arriva alla conclusione del suo ciclo e dal suo collasso si genera una reazione che comprime l'enorme massa stellare in uno spazio molto ristretto.

E qui si manifesta la dilatazione temporale più intensa conosciuta.

Quando ci si avvicina all'orizzonte degli eventi (il limite dopo il quale nemmeno la luce riesce a sfuggire alla forza gravitazionale e appunto si chiama buco nero) il tempo scorre molto più lentamente e se superato si arresta.

E questo può dimostrare che il tempo davvero, come ci dice Einstein, non esiste ed è solo un'illusione arbitraria della nostra percezione che cerca di comprendere in qualche modo le leggi fisiche che regolano l'Universo che ci circonda.

Un mistero enorme che stiamo lentamente cercando di capire, sul quale il genio di Einstein aveva già dato una spiegazione nel 1905.

Una teoria che solo molti anni più tardi siamo riusciti a spiegare e a provare sperimentalmente.

 

Da Internet

 
 
 

Vela solare

Post n°216 pubblicato il 29 Maggio 2024 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

E’stata lanciata con successo la vela solare della Nasa, si chiama Acs3 ed è un esperimento che servirà a verificare la possibilità di sfruttare il vento solare come propulsore.
Il vento solare è un flusso di particelle (essenzialmente formato da protoni ed elettroni) che viene prodotto dall'espansione della corona solare con una velocità media di 400 km/s.

Il vento arriva ovunque, ovviamente anche sulla Terra.
La distanza viene coperta dal vento solare in 5 giorni perché le particelle percorrono una linea curva per giungere sulla Terra, a causa del campo magnetico interplanetario che controlla il moto delle particelle ed è proprio il campo magnetico terrestre a farci da scudo.

Il campo magnetico ci protegge non solo dal vento solare ma consente la vita sulla Terra, perchè se non ci fosse l'atmosfera verrebbe lentamente spazzata via e sarebbe la fine della vita.
Le particelle del vento solare, interagendo con il campo magnetico terrestre, danno luogo al fenomeno luminoso delle aurore polari.

Il vento sarà una grande opportunità per il futuro perchè il suo sfruttamento consentirà viaggi spaziali a costi estremamente ridotti.
Il lancio è avvenuto dalla Nuova Zelanda con un razzo Electron dell'azienda Rocket Lab, un'azienda privata statunitense cheproduce razzi spaziali e servizi di lancio.

La vela è uno dei mezzi di propulsione più antichi dell’umanità e una sua versione hi-tech, con una vela capace di essere sospinta dal flusso di particelle ed energia prodotto dal Sole, potrebbe dimostrarsi rivoluzionaria anche per il futuro dell’esplorazione spaziale.
Il prototipo appena lanciato dalla Nasa denominato Advanced Composite Solar Sail System, o Acs3, è un piccolo satellite grande all’incirca come un forno a micronde che contiene una grande vela quadrata di 9 metri per lato ripiegatasu sé stessa e che sarà presto spiegata.
L’apertura della vela, prevista per le prossime settimane sarà l’operazione più delicata, un’operazione che dovrebbe durare circa 25 minuti e che sarà filmata da telecamere.
Una volta aperta coprirà una superficie di circa 80 metri quadri e dovrà assicurare la spinta del satellite che resterà in orbita attorno alla Terra.
Proprio la grande dimensione della vela permetterà a Acs3 di essere facilmente visibile ad occhio nudo in alcuni momenti, nelle ore dell’alba e del tramonto.

Acs3 è una missione pilota che, se dovesse dare riscontri positivi, potrebbe aprire le porte missioni sempre più complesse: si punta infatti a realizzare vele fino a 2.000 metri quadrati di superficie che potrebbero rivoluzionare le missioni di esplorazione verso i confini del Sistema Solare in quanto permetterebbe di alleggerire i satelliti di buona parte dal carico del propellente e assicurare autonomia praticamente illimitata.

 

da Internet

 
 
 
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